Nonza, la torre e la spiaggia nera: un gioiello del Capo Corso

Uno sguardo d’insieme. Il paese e la sua storia

Nonza, dove si trova l’omonima torre, è un piccolo e suggestivo comune situato sul versante occidentale del Capo Corso, che conta oggi meno d’un centinaio d’abitanti. Si trova in una posizione splendida, arroccato su un promontorio roccioso alto circa 120 metri sul livello del mare, con vista aperta sul golfo di San Fiorenzo.

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nonza-chiesaL’esiguo spazio a disposizione ha reso necessario, nel corso dei secoli, la costruzione delle case su gradoni e terrazzamenti appositamente realizzati, che ha prodotto un notevole dislivello d’altezza fra le singole case del centro abitato, caratterizzato anche dalla bella chiesa di Santa Giulia sita nella parte bassa e – per l’appunto – dalla notevole quanto caratteristica torre quadrata, nota proprio come “Torre di Nonza”, nella parte più alta, all’apice d’uno sperone roccioso alto 167 metri, chiamato Monte, a strapiombo sulla sottostante caletta.

Il tutto fornisce un colpo d’occhio splendido, con il villaggio che pare fermo nel tempo, nella sua vita serena e quasi monotona. Certo, l’essere costruito in siffatta posizione e con tanti dislivelli, può aver reso abbastanza disagevole la vita al suo interno, ma, d’altra parte, le frequenti scorrerie dei pirati saraceni consigliavano una locazione protetta per tutti i villaggi della costa. Sulle sue strette e ripide stradine e caruggi, si aprono case con tetti in pietra grigia e bei portali scolpiti, spesso tinteggiate nei tenui colori rosa, verde e ocra, che sono tipici anche della costa ligure.

Proprio sotto il paese si trova la vasta cosiddetta “spiaggia nera“, famosa per la suggestiva sabbia scura che le da il nome, con tonalità cromatiche che vanno dal nero a vari tipi di grigio scuro, con granelli luccicanti, composta da piccoli ciottoli grigi che diventano neri quando sono bagnati. Unica nel suo genere, ha un impatto visivo sicuramente affascinante, il quale non ci deve però far scordare come la sabbia nera di Nonza, che l’estate accumula così tanto calore da divenire rovente nelle ore più calde, finirono per mescolarsi, a metà del XX secolo, con gli scarti di lavorazione d’una vicina miniera di amianto chiusa nel 1966, che ne ingrandirono l’arenile. Studi recenti hanno evidenziato l’abbondante presenza del pericoloso minerale, anche se non in fibre ritenute pericolose per la salute perché il mare avrebbe da tempo asportato i filamenti potenzialmente dannosi.

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È probabilmente uno dei siti più antichi della Corsica. Il suo territorio venne abitato fin dalla tarda Età del Bronzo, come attestano le pitture rupestri risalenti all’inizio del 2° millennio a. C., scoperte all’interno della caverna denominata per l’appunto “Grotta Scritta”, nelle vicinanze dell’abitato. Il primo vero e proprio nucleo abitato, si andò successivamente sviluppando in epoca romana, col sito di “Castrum Nuntiae”, da cui deriverebbe il nome odierno, ma lo statuto giuridico della fondazione dell’odierno paese, risale al 1109. Il borgo andò successivamente popolandosi e crescendo economicamente, tanto che, un centinaio di gradini più in basso dell’odierno villaggio, si trovano le rovine della Marina, che fino al XVIII secolo fu una delle piazze commerciali più importanti del Capo Corso.

Il paese ha profonde radici cattoliche, legate alla tradizione di Santa Giulia, qui martirizzata e  divenuta successivamente Patrona della Corsica. E’ infatti noto per essere stato il primo luogo di culto della giovane martire cristiana e meta di pellegrinaggi. La chiesa intitolata alla Santa fu eretta nel luogo dove si ritiene che la giovane Giulia sia stata crocifissa l’anno 303 d. C., per il suo rifiuto di partecipare ai riti pagani. L’edifico sacro, in puro stile Barocco Veneziano, onora il martirio di questa giovane vittima delle persecuzioni contro i cristiani, conservandone importanti resti all’interno d’un antico reliquario di bronzo dorato, ovvero un pezzo del cranio, due vertebre e resti dei capelli. All’entrata nord del villaggio, sotto la strada principale, una scala di 54 gradini conduce fino ad una fontana, pure a lei intitolata, le cui acque sono considerate miracolose. Altre reliquie di Giulia, furono trasferite in Toscana nel 762 d. C. circa, per evitare che fossero trafugate durante le numerose incursioni piratesche e successivamente traslate a Brescia (Lombardia). Lasciando la Corsica, i sacri resti approdarono nei pressi dell’odierna città di Livorno dove, sin dal VIII – IX secolo, il culto della martire si diffuse a macchia d’olio, così come in gran parte della Toscana, tanto da farla divenire patrona anche di questa città, che ne conserva altre preziose rimanenze nel duomo cittadino.

La Torre di Nonza

Nonza-tour_paolineRispetto alle numerose torri di guardia erette dalla Repubblica di Genova in Corsica, tutte a pianta circolare con forma sostanzialmente uguale, la torre di Nonza rappresenta un’eccezione, essendo a pianta quadrangolare. Venne edificata, infatti,  nel 1760, per ordine del Generale Pasquale Paoli, su un precedente impianto fortificato medievale del XII secolo, il castello dei Signori Avogadori. E’ costruita in pietra grezza a vista, scisti e nella particolare roccia verde a struttura striata detta comunemente “serpentino verde”. Presenta tratti regolari, ingresso soprelevato e, sulla sommità, parapetto con larghe merlature piatte, ampi fori di caduta e guardiole ai due angoli opposti in diagonale. Dall’alto dell’edificio si gode una vista eccezionale sul versante mediterraneo del Capo Corso.

La torre era di vitale importanza per i suoi compiti di avvistamento e faceva di Nonza una piazza strategica dell’armata paolina nel Capo Corso. Il paese fu bombardato dal mare per l’intera giornata del 24 agosto 1768, per agevolare la marcia di tre colonne di fanteria del generale francese Grandmaison che lo attaccavano. I 1.200 soldati francesi, egregiamente armati ed equipaggiati, costrinsero le scarse truppe corse, comandate dal capitano Giacomo Casella di Corte, ad arretrare nella parte alta del paese. Dopo l’impari lotta, la torre divenne l’ultimo baluardo di resistenza contro i francesi, che la assediarono.

Dell’assedio e del suo epilogo epico vi parleremo in un prossimo articolo.

 

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