In questi giorni, riferisce il quotidiano online ligure “Riviera 24”, nei due comuni è giunta la notizia dei timidi tentativi di ripristinare nella città croata di Fiume/Rijeka il bilinguismo visivo croato-italiano, ossia nei pannelli stradali e toponomastici.
Così come in Corsica, anche in altri territori della repubblica vige un bilinguismo visivo, non con l’antica lingua ufficiale (italiano a Nizza o in Corsica e tedesco in Alsazia, per esempio) ma con le lingue locali, come il còrso, l’alsaziano o il nizzardo. Nessuna co-ufficialità ma bilinguismo visivo.
Briga e Tenda invece non hanno mai goduto dell’introduzione di una doppia lingua, neppure a livello visivo, da parte dello Stato francese, sebbene buona parte della popolazione abbia cognomi di chiara origine italiana e la lingua di Dante sia ancora molto diffusa, soprattutto tra le fasce di popolazione più anziana.
Per questo il caso di Briga e Tenda in particolare, ricorda molto da vicino l’esempio della città di Fiume. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con i Trattati di Parigi del 1947, questi territori passarono sotto il totale controllo francese, eliminando completamente l’uso della lingua italiana e introducendo il francese come unica lingua ufficiale. Il “rattachement” avvenuto formalmente col consenso della popolazione tramite un referendum molto contestato, e celebrato il 16 settembre scorso, comportò atti forte, fino alla francesizzazione di nomi su monumenti e lapidi.
In ogni caso il passato è difficile da cancellare, e data anche la vicinanza geografica, i contatti e i legami con il piemonte italofono permangono. Allora perchè non introdurre il bilinguismo anche a Briga e Tenda, seguendo l’esempio recentemente proposto a Fiume?
Come ha spiegato il sindaco di Tenda, Jean Pierre Vassalo: “nei territori francesi della Val Roya l’italiano è ancora molto parlato nella vita di tutti i giorni. Sono tantissimi, soprattutto qua a Tenda, gli italiani che vivono e lavorano sul nostro territorio”.
“Tuttavia – ha precisato il sindaco – non si è mai espresso davvero il bisogno di reintrodurre l’italiano come seconda lingua nei cartelli stradali o nei documenti”. “Per noi – ha precisato il sindaco – questa della doppia lingua non è una questione di attualità e per il momento viviamo benissimo così. Continuiamo comunque a promuovere dei corsi per non perdere l’uso del dialetto locale e nelle scuole i ragazzi imparano l’italiano come loro seconda lingua. Dopotutto, io stesso parlo molto spesso in italiano, in dialetto brigasco e anche in dialetto piemontese”.
Un altro piccolo tassello che forse non si risolverà in niente. O forse riuscirà a portare a livello nazionale un dibattito su come il plurilinguismo locale non sia una minaccia all’integrità della repubblica, ma semplicemente un dare ossigeno e dignità alla pluralità di identità e culture che, insieme all’identità francese, convivono sul territorio dello Stato.
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Fonte: Riviera 24
Bè, la lingua locale (brigasco/tendasco) non è né francesa, né italiana.
Iè, ma e lingue lucali ùn sò mai state ufficiali (cum’è in Corsica u corsu ùn era micca lingua ufficiale, scritta, di a Chjesa, etc… ). Ind’è l’isula u talianu ùn hè più ufficiale dipoi 1859, ma in Briga/Tenda “appena” dipoi 1947 😉 Ind’è a regione istriana dinù, a co-ufficialità ghjè inc’u talianu, micca cù a lingua istroveneta.