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Jean Mathieu Pekle , un artista còrso, romano e parigino

di Jean-Dominique Beretti

 
 

Il 6 novembre 1868, 140 anni fa, nasceva a Bastia, Boulevard Paoli, Jean-Mathieu Pekle. Perché rievocare questo bastiese il cui nome suona strano ma che viene sempre ricordato da alcuni anziani di Bastia. Chi era ?
 

Era figlio di Pierre-Paul Pekle, sarto, e d’Adelaide Tonarelli : « I Pekle sono bastiesi da oltre due secoli. Il bisnonno si stabilì nella nostra città e sposò una Serra », si legge sul Nice-Matin del 3 gennaio 1948. In realtà un più lontano antenato, Francesco Pekle, nato a Genova, sposò Maria Chiossa di Belgodere a circa metà Settecento, quattro generazioni prima.
 
 

A venti anni egli ottiene una borsa Sisco e studia per quattro anni a Roma dove alloggia via del Babbuino. L’influenza italiana e quella delle opere del Bernini sono probabilmente alla base della sua ispirazione mentre esegue una copia della Santa Teresa (1889-1894).
 
 

A Parigi entra a far parte dell’atelier di Jules Cavelier e d’Ernest Barrias. Espone al Salone, nel 1896 e nel 1897, busti e ritratti.
 
 

Egli partecipa all’Esposizione Universale del 1900 quale capo dell’atelier di Jules Lefebvre, pittore famoso noto per i suoi nudi femminili. Tra i suoi amici, Paul Landowski, celebre autore del Cristo Redentore di Rio de Janeiro e Charles Despiau (che lavorò con Rodin). Il suo soggiorno parigino corrisponde all’idea che possiamo farci del viveve da « bohémien »…
 
 

E’ interessante notare che Jean-Mathieu Pekle è cognato del notissimo pittore avignonese Paul Saï, che la sorella Marie1 sposa il 25-01-1902 a Bastia e al quale dobbiamo una bella serie sulla Corsica.
 
 

Dopo la morte della consorte Hélène Mathis si trova solo ad allevare la piccola Jeanne, nata nel 1900. Torna a Bastia nel 1904 come professore di disegno ed esegue il Monumento ai Caduti di Poggio di Venaco (in collaborazione con l’architetto Jean Marini) e i busti degli uomini illustri della Corsica (Casabianca,Gaffori, Abatucci, Sebastiani, Saliceti e Napoleone) destinati alla sala delle sedute del Consiglio Generale della Corsica ; il suo bassorilievo, Le isole sorelle, viene offerto nel 1905 dalla città di Bastia alla città di Porto Ferraio. Scolpisce il busto del canonico Letteron che fu ritrovato dopo i bombardamenti del 1943 e si trova attualmente alla Biblioteca comunale.

 

           Socio degli Artistes Français dal 1902 lo scultore riceve nel 1905 le Palmes Académiques. Il suo nome viene citato accanto a quello d’altri bastiesi come, per esempio, quello del professore d’agricoltura Donati o di Thiers, medico all’ospedale. Il Petit Bastiais riferisce l’avvenimento e precisa che un ponce è offerto il sabato 9 gennaio alle 9 al Grand Café Andreani.2 Il dottor Zuccarelli, ex compagno di liceo e amico d’infanzia prende allora la parola: « fino ad oggi la Corsica era, così si diceva, incapace di produrre degli artisti. L’attuale generazione ha posto fine a questa leggenda… Pekle è uno di coloro di cui abbiamo il diritto di andare fieri e gli si apre davanti un grande futuro… » Più oltre René Sanzy, attingendo alla letteratura francese, evoca una donna innamorata di uno scultore più anziano di lei e le presta le seguenti parole : « La prima volta che l’ho vista mi è venuta voglia di sedermi accanto a lei, di piangere e di addormentarmi ». Riprendendo la formula dice : « sentivamo il bisogno di sederci nel suo atelier et di vegliare invece di addormentarci mentre lavora » e aggiunge « Pekle è anzitutto còrso, ma anche romano e parigino ».
 
 

Sul Petit Bastiais del 25-04-1906 Vattelapesca (Petru Lucciana) evoca il suo busto di Pasquale Paoli esposto nella vetrina del farmacista Zuani : « Pasquale Paoli è la più grande figura della nostra storia insulare… Il signor Pekle, il giovane scultore che onora la nostra città, ha reso benissimo il carattere di Pasquale Paoli : non è l’uomo d’azione che egli presenta, ma il pensatore. Niente di feroce in questo sguardo nel quale si legge piuttosto una vaga tristezza, come il presentimento della prossima catastrofe… Il ritratto più fedele non è quello che riproduce esattamente i lineamenti di una persona, ma quello che sa tradurne l’anima.Questo merito Pekle lo possiede al massimo. Lo ha dimostrato nel busto del colonnello de Suzzoni… » Il colonnello de Suzzoni era stato ucciso a Froeschwiller nel 1870. Pekle eseguì il suo busto per il municipio di Cervione.
 
 

            Egli realizzò anche la decorazione interna del Cyrnos Palace, concepito da Simon François Fratacci e inaugurato nel 1911 e una rappresentazione della battaglia di Rivoli nell’ambito di un primo progetto per un Monumento ai Caduti, nel 1912. Occorre anche citare il frontone delle fabbriche Mattei di Toga3 .
 
 

Un bastiese dice di lui che « fino al 1914 egli fu l’animatore delle nostre feste pubbliche destinate alle opere caritatevoli della città perché nessun comitato costituito a questo scopo poteva fare a meno del suo concorso… ».4
 
 

Si avverte una vicinanza nei confronti dei propri allievi che gli fa dire quando consegna un certificato d’assiduità al futuro architetto Jean Bartolini i cui giochi di parole hanno fatto la gioia di molti Bastiesi : « un allievo brillante, molto dotato, con un temperamento artistico ben definito e di una tenacia poco comune nel suo lavoro ».5
 
 

Il 23 agosto 1913 Jean Mathieu Pekle sposa Marie Claudine Carmen Natalini di cui avrà tre figli : due gemelle, Adelaide Costanza e Letizia Andrée, nate 9 route du Cap il 21 maggio 1914, che userà spesso come modelle (la seconda ha posato in particolare per una statuina di donna còrsa).
 
 

Allo stesso indirizzo nasce il 23 novembre 1926 il suo ultimo figlio André-Antonin il cui nome ricorda l’altro suo cognato Antonino Anile (Emile Pucci lo ha rievocato sui numeri 21 e 22 di A Viva Voce), deceduto nel 1943, la cui sensibilità artistica era fortissima.
 
 

La rivista di letteratura e studi còrsi U Fucone ha dedicato il 20 febbraio 1927 un numero speciale a Santu Casanova. Compare il nome di Pekle su una lista di partecipanti alla sottoscrizione per la pubblicazione delle opere del poeta còrso.
 
 

Nel 1935 egli espone il busto di una giovane còrsa al Salon de la Société des artistes français. Nel suo atelier della rue Capannelle, molti suoi amici sono soliti riunirsi, tra i quali il fotografo Catani e il poeta Dominique Vecchini6 che gli dedica uno dei suoi poemi « La Bastiaise » nel 1932.
 
 

           Occorre anche citare Louis Patriarche con il quale egli collaborò oppure Fernand Cresci, ultimo beneficiario del lascito Sisco che gli succedette al Liceo di Bastia. Ma il suo atelier fu danneggiato dai bombardamenti. « Durante quel tragico periodo… lo scultore compì una missione quasi provvidenziale per il museo creando un inventario dettagliato delle nostre collezioni » possiamo leggere sul Petit Bastiais.
 
 

Per alcuni osservatori « la sua opera più bella è il Vocero, eseguito per il Monumento ai Caduti di Bastia ».7 Su l’Annu corsu del 1932 Paul Arrighi indica quest’opera per il suo valore di documento « cyrnéiste ». Ricordiamo che il vocero è un lamentu funebre eseguito esclusivamente da donne.8
 
 

« Tutta l’anima dolorosa delle Corsica, tutta la poesia spontanea e straziante delle nostre voceratrici, tutta la nobiltà antica del costume nazionale, sono passati in questo patetico Vocero il cui bronzo animato immortaleggia una delle nostre più commoventi tradizioni» (Paul Arrighi).Per Sylvain Gregori esso dà una portata eminentemente identitaria al monumento.9
 
 

Ma il suo nome viene anche associato a una faccenda legata a un medaglione di Victor Hugo; l’aneddoto è raccontato da Antoine-Dominique Monti e Roccu Multedo : « Il 13 agosto 1950, per il XIX° Congresso degli scrittori francesi, sulla facciata della casa Progher che confina ad est con una piazzetta limitata a nord dalla cattedrale Santa Maria fu fissata una lapide destinata a ricordare che la vecchia casa ospitò Victor Hugo bambino. Fu decorata da un ritratto del poeta in medaglione scolpito da Jean Pekle. Alcuni anni dopo la lapide si staccò e cadendo si spezzò. Fu raccolta da un ecclesiastico che non si premurò di rimetterla al suo posto. Alcuni ne furono turbati e la stampa intervenne (Nice-Matin Corse del 14 maggio 1967). Inutilmente. Alcuni uomini di Chiesa hanno il rancore tenace e non dimenticano che Victor Hugo è stato il capo della sinistra democratica ».10
 
 

Nel 1954 Pekle fu fatto cavaliere nell’ordine nazionale della Legion d’Onore. Il Petit Bastiais parla di « riparazione tardiva » et « d’incresciosa dimenticanza ».
 
 

Molte opere sono disperse nelle chiese (la Via Crucis di ND de Lourdes), nelle case di privati sotto forma di medaglioni, di busti (rappresentano il più delle volte personaggi storici come Napoleone Bonaparte…) o persino nelle sale d’attesa di alcuni medici come una portatrice d’acqua.
 
 

Si spegne il 23 gennaio 1956 all’età di 87 anni, nella sua casa del 9 rue César Campinchi. Una folla numerosa assiste al suo funerale celebrato il giorno dopo nella chiesa di San Giovanni. I suoi hanno conservato di lui il ricordo di un uomo buono e altruista che amava raccontare storie, come per esempio passi interi dell’Iliade e dell’Odissea, a bambini che pendevano dalle sue labbra. Per definire i tratti più salienti del suo carattere potremmo ricordare la formula del giornalista Sanzy che disse:« Le parole
d’amicizia hanno veramente un prezzo ».
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Jean-Dominique Beretti

 

1 Già segnalata su un numero precedente di A Viva Voce ( « Orme còrse in vita e in morte di un poeta calabrese ». Emile Pucci. N°22).

2 Petit Bastiais, 6, 9, 10 gennaio 1905. 

3 Le legs Sisco. Un siècle de vie artistique en Corse : 1829-1933. A.Jurquet, S.Gregori, M.E.Nigaglioni, A.Giuliani.

4 Courrier de la Corse, 25 gennaio 1956.

5 Certificato scolastico datato 5 gennaio 1932.

6 Bastia. Regards sur son passé.

7 Visages de la Corse. Collezione « Provinciales ». 1951.

8 Almanach de la mémoire des coutumes. Corse. C.Tiévant et L.Desideri. Albin Michel. 1986.

9 Le legs Sisco. Un siècle de vie artistique en Corse .1829-1933 .A.Jurquet.S.Gregori. M.E.Nigaglioni. A.Giuliani

10 Victor Hugo et sa Guanhumara –Paul Silvani –Corse Hebdo 1-7 febbraio 2002. L’autore cita un passo di  « Maria Catalina , la belle mère corse de Victor Hugo »

11 Petit Bastiais 21 gennaio 1954