Opinioni

INFLUENZE DEL MONDO LETTERARIO ITALIANO SULLA MODERNA LETTERATURA CORSA: Ghjacumu Fusina e le “Prose Elzevire”

Nell’affrontare questo argomento, ci rendiamo conto di entrare in un “campo minato” dove il confine fra ideologia e letteratura, fra politica e cultura si assottiglia notevolmente.

Pur ricordando che oggi l’Italiano è studiato in Corsica  dall’11% degli studenti isolani del primo ciclo – a fronte di un misero 1% nel resto della Francia continentale1 – prendiamo atto che la moderna letteratura in Còrso ha (per ovvie ragioni) sviluppato un legame inscindibile con il milieu culturale francese.2

Con la significativa eccezione della rivista A Viva Voce (diretta da Paul Colombani) e del sito web ad essa collegato, la stragrande maggioranza delle «relazioni letterarie» tra Italia e Corsica restano oggi confinate a partenariati e collaborazioni con singole realtà locali e regionali della Penisola: fra questi, ricordiamo alcuni progetti INTERREG dell’Unione Europea, il Premio Lungòni (circoscritto alle sole Gallura e Corsica) e l’associazione InterRomania, un sodalizio legato al Centro Culturale dell’Università di Corte che occupa ben due sezioni del proprio sito internet (Literatura > Isule literarie e Puesie) con diversi numeri PDF della rivista dialettale Lumie di Sicilia o con testi di alcuni poeti italiani, fra i quali citiamo Sole Leonardo, Cocco Franco e Alessandro Bosi.

InterRomania pubblica però questi autori inserendoli in una più ampia “cornice” Europea e Mediterranea, accanto alle opere di poeti e scrittori in catalano, portoghese, arabo, spagnolo, e in almeno una decina di altre lingue.

Con questo articolo analizziamo invece la traccia di una relazione “diretta”, chiara e “preferenziale” fra un moderno autore còrso e la cultura Italiana presa nel suo insieme: a questo scopo, riportiamo per intero la prefazione del libro Prose Elzevire pubblicato nel 1989 da Ghjacumu Fusina, uno dei principali protagonisti di quel fenomeno culturale conosciuto in Corsica come u Riacquistu, movimento-simbolo di una generazione di scrittori, poeti e cantautori che dai primi anni ’70 lottano per rivitalizzare nell’uso quotidiano la lingua e le tradizioni proprie dell’isola.

E’ interessante vedere come per Fusina la principale preoccupazione sia di spiegare la «genesi del titolo» al proprio pubblico, compito al quale dedica l’intera Prefazione:

UN TITULU STRANU…

Sbarazzemuci subitu di quella di u nome chì tantu serà posta di sicuru a quistione. L’enciclopedie dicenu chì «l’elzeviro» seria l’articulu di apertura di a terza pagina di i cutidiani taliani, cumpostu in un caratteru di tipografia simile à quellu disegnatu da l’olandese Chistoffel Van Dyk pè i vulumi publicati da a famiglia Elzevier, famosa da i so tipografi, editori è librarii in Olanda à a fine di u seculu sedeci sin’à principiu di u seculu diciottu.

Eccu pè a storia vechja di u nome è u significatu primu di a parulla. Dopu ci hè quella più vicina di i significati aquistati: piacè solu d’erudizione quella di sapè ch’ellu nascì u primu elzeviru cù a raprisentazione di a «Francesca da Rimini», da Gabrielle d’Annunzio, u dece di dicembre 1901, quandì u direttore di u Giornale d’Italia volse dedicà a l’avenimentu a so intera terza pagina. Più interessente hè di sapè ciò ch’ellu diventò quellu elzeviru, trà l’anni vinti à l’anni trenta, quandì i scrittori di a «Ronda» ne fecenu guasi una sclusiva, circhendu ancu sfinizioni pè a nova forma spressiva.

Si hè pussutu sente ch’ella era eserciziu di stile, prosa lirica, impressione, trasfigurazione, ritrattu da u veru, capitulu, cunfidenza… è tante altre prove, senza chì nisuna bastassi à dà un’idea più precisa di issu sbucciu novu, chì fermerà à bastanza sfughjiticciu è ambiguu, masimu quandì a censura fascista circava à imponeli i so limiti, ma à bastanza attrattivu da chjamà à a so pratica scrittori di prima trinca cum’è Buzzati, Moravia, Soldati è altri.

Tutti i cutidiani taliani ùn hanu micca tenutu issa tradizione da u seculu stituita, ma certi li portanu ancu oghje custenza e fedeltà, ancu sì, da salottu di u letteratu o palestra culturale, s’hè allargatu l’elzeviru à u puliticu o à e scenze umane.

A prosa corsa dinù ella hà frequentatu e riviste, da a Tramuntana fresca è sana di Ziu Santu, ma di poi l’anni settanta u misincu Kyrn l’accolse in modu regulare creendu cusì un cuntenente chì i scrittori sullicitati riempiinu cum’elli pobbenu: si almanaccò di issu modu un generu di scrittu chì avia i so caratteri propii imposti da a pagina è da a publicazione ripetuta. Da chì Kyrn hè diventatu settimanale si sò aperte duie pagine è à le volte assai di più à una prosa corsa leghjiticcia.

Scritta à bastanza à l’affuria, stellata da u cuntestu, ùn hè micca affattu prosa literaria, nè mancu ghjurnalistica affattu: hè prosa di vuluntà, indipendente è libera – chì, per ùn sumigliassi veratimente à l’elzeviru, li piglia omenu l’idea di literariu imbulighjatu cù u ghjurnalisticu. Prosa ambigua dunque, sbucinata à fil di settimana, da un sugettu à l’altru, diversi quant’ellu si pò, sottuposti à l’estru di l’autore è à u tempu chì passa sempre troppu prestu.

Issi centu è più bugliettini spersi mi pare ch’ella sia una bona di adunisceli, chì a racolta porta sempre a so carica di sensu in più à ogni opera fatta.

In a mossa d’elaburazione di u corsu d’oghje, cum’elli dicenu i sociolinguisti, ch’ella sia què dinù, à mezu à altre prove, petricella di a massa.

La nota finale aggiunge: «A’ ringrazià à l’amicu Mario Dentone, l’autore chì mi dete u più di ste infurmazioni, traendune certe à puntu da l’enciclopedia europea Garzanti da Giulio Nascimbeni chì dicenu ch’ellu seria unu di i più qualificati studiosi taliani di ghjurnalisimu culturale».

L’influenza esercitata dalla cultura italiana su questo grande autore còrso si palesa sin dal titolo: Ghjacumu Fusina sente il bisogno di giustificare il nome «Prose Elzevire» raccontando ai suoi conterranei la storia di quella che -ancora 28 anni fa- era la «Terza Pagina» dei maggiori quotidiani della Penisola.

Lo scrittore isolano decide consapevolmente di riallacciarsi a questa “tradizione” pur sapendo che, già mentre usciva il suo libro (fine anni ’80), non tutti i giornali del Bel Paese avevano mantenuto una Terza pagina dedicata alla cultura: in Italia l’ezeviro smette “ufficialmente” di esistere proprio fra il 1989 e il 1992, “resuscitando” come generica pagina della cultura su vari supplementi e quotidiani3 .

Quello che a noi interessa qui sottolineare, non è tanto «l’attualità» di questo scritto, quanto l’evidenza dei rapporti che possono intercorrere fra un moderno autore còrso e la cultura della Penisola nel suo insieme: con Prose Elzevire, Fusina “esporta” nella propria terra un tratto peculiare del giornalismo italiano che ha abbracciato tutto il XX secolo, rivendicando per l’«elaburazione di u corsu d’oghje» questa “piccola pietra” (petricella) affinché rinforzi l’edificio (a massa) della moderna lingua còrsa.

Nella nota finale Fusina rivela anche le “amicizie italiane” che lo hanno aiutato nel tracciare una storia del genere elzeviro: lo scrittore ligure Mario Dentone – nato a Chiavari nel 1947 e autore di numerosi saggi, racconti e pièce teatrali4 – e il grande giornalista veneto Giulio Nascimbeni, per oltre quarant’anni redattore capo al Corriere della Sera nonché presentatore TV in vari programmi culturali della Rai5 .

Dopo aver ricordato come la Corsica avesse già sviluppato un proprio “filone letterario” di pagine culturali, a partire da inizio ‘900 con A Tramuntana di Santu Casanova (Ziu Santu) per approdare ai giorni nostri, Fusina collega questa particolare “forma espressiva” al nome di tre grandi scrittori italiani: Dino BuzzatiAlberto Moravia e Mario Soldati.

La cosa che accomuna questi tre intellettuali è proprio la presenza come “assidui collaboratori” su una rivista di attualità politica e letteraria nata a fine anni ’30: Omnibus di Leo Longanesi, un settimanale che rappresenta per l’Italia «il primo esempio di giornalismo moderno»6 , aprendo la strada a quello che sarà nel dopoguerra il genere popolare del rotocalco.

Nel testo, Ghjacumu Fusina ricorda anche l’utilizzo «quasi esclusivo» dell’ Elzeviro (guasi una sclusiva) che fece nei primi anni ’20 il movimento letterario sviluppatosi intorno alla rivista La Ronda – su cui scrissero autori di prim’ordine quali Ardengo Soffici e Alberto Savinio – cercando di dare «una definizione chiara» (una sfinizione) di questo nuovo genere giornalistico.

Chiudiamo il presente articolo con una curiosità: alla parabola del «Rondismo», movimento italiano che predicò un “ritorno alla tradizione” nel campo della Letteratura e che ebbe una forte influenza sulla coeva corrente dell’«Ermetismo» (fra i suoi maggiorni esponenti, Elio Vittorini e Giuseppe Ungaretti)7 , si collega un altro movimento letterario del Dopoguerra, sorto in un’isola mediterranea che – come la Corsica – si distingue ancora oggi per i «rapporti complicati» che intrattiene con la cultura e la lingua italiane: Malta.

Nato nel 1949 su impulso del poeta maltese Vincenzo M. Pellegrini, il «Neo-Rondismo» si svilupperà intorno alla rivista La Crociata – diretta dallo stesso Pellegrini – e vedrà la collaborazione di numerosi autori italiani, accanto a un “gruppo scelto” di scrittori maltesi quali Guzè Diacono, Albert Cassola, Giorgio Zammit e Filippo Buttigieg8 , tenendo viva una tradizione di saggistica e prosa d’arte a cui Ghjacumu Fusina si richiamerà idealmente con la sua raccolta di articoli “in prosa elzevira” a quarant’anni di distanza esatti.

1

http://ilquotidianoinclasse.corriere.it/2016/11/la-lingua-italiana-nel-mondo-2/

2

http://flicorse.kazeo.com/litterature-corse-etre-ou-ne-pas-etre-a120138244

3

https://it.wikipedia.org/wiki/Terza_pagina

4

Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano. Dalle gazzette a Internet, Bologna 2014, p.209

5

Ibidem, p.216

6

Raffaele Liucci, L’Italia borghese di Longanesi, Venezia 2002, p.37

7

Carla Gubert, La prosa d’arte italiana dell’entre-deux-guerres, Trento 2006, p.43

8

http://www.repubblicaletteraria.it/Neorondismo.html