Accadde oggi: il 4 agosto 1859 la Francia vieta la lingua italiana in Corsica

La Corsica viene annessa alla Francia nel 1769, ma in realtà da un punto di vista culturale e linguistico essa è rimasta per lungo tempo un’eccezione rispetto alla parte continentale del Paese. Mantenne cioè le sue peculiarità.

In particolare, il popolo mantenne l’uso del còrso, lingua parlata utilizzata nell’uso di tutti i giorni. Mentre la lingua amministrativa continuò ad essere l’italiano, già utilizzato da secoli dalla Repubblica di Genova e nella breve Repubblica Corsa di Pasquale Paoli.

Molti atti pubblici continuavano ad essere scritti in lingua italiana, tanto che con un apposito decreto del 10 marzo 1805, veniva derogato per l’isola l’uso obbligatorio del francese.

La situazione cambia nel 1859, e precisamente nella data di oggi: è infatti del 4 agosto di quell’anno la sentenza della Corte di cassazione francese che vieta totalmente l’uso dell’italiano in Corsica, proclamando il francese unica lingua ufficiale dell’isola.

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La tempistica dell’intervento della Corte di Cassazione si iscrive nella volontà di uniformazione del Governo, che sul piano linguistico si trasforma in politica di uniformazione e assimilazione, volta anche a rafforzare il senso di appartenenza di tutti i territori francesi ad un’unica nazione.

Ma probabilmente un altro fattore portò la Corte a legiferare in tal senso proprio in quella data. Infatti, poche settimane prima, nel luglio 1859, si era conclusa la Campagna d’Italia di Napolenone III contro l’Austria, a sostegno del Regno di Sardegna. Alcuni storici sostengono quindi che il divieto di utilizzo della lingua italiana e l’accelerazione al processo di assimilazione culturale fu dettato anche dai timori suscitati dall’avvio che la campagna aveva dato ai moti rivoluzionari italiani e dal pericolo che anche l’isola potesse esserne direttamente coinvolta.

Il rischio concreto che la Corsica entrasse a far parte del nascente Stato unitario italiano non ci fu mai, ma la Francia potrebbe aver voluto correre ai ripari per evitare questa eventualità.

Da quel momento iniziò il processo che spezzò il legame storico e di parentela tra lingua italiana e còrsa, che si trovò progressivamente a contatto con la sola lingua francese, con inevitabili conseguenze sulla formazione della lingua còrsa, che al francese iniziò ad attingere per prestiti e neologismi. Un’altra lingua neolatina, certo, ma sicuramente meno affine rispetto all’italiano.

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11 thoughts on “Accadde oggi: il 4 agosto 1859 la Francia vieta la lingua italiana in Corsica”
  1. …. la solita storia,sprovincializzateVi,il tutto dipende da Voi, mobilitateVi richiedete alla Francia la Vostra Libertà tramite referendum, Voi non siete GALLI potete fare ammeno del suo comando,create un nuovo grande Pasquale Paoli che Vi comandi a casa Vostra in santa pace con tutti,Voi non avete….. petrolio (meno male) siete una bella e florida donna con un marito straniero, sgorbutico,narcisista,possessivo, chiedete il divorzio vedrete che starete mille volte meglio di ieri e di oggi,il domani sarà dei CORSI auguri. spero in Dio di venirVi a conoscere prima che arrivi a….l’ultima stazione

    1. Grazie del commento e degli auguri. Però la situazione è complessa. Pur non essendo il nostro un sito politico, ricordiamo che la strada della rivoluzione è stata percorsa con metodi terroristici e clandestini dall’FLNC, che lo scorso anno, con una decisione storica rivendicata di recente (http://corsicaoggi.altervista.org/sito/lflnc-torna-a-parlare-la-nostra-lotta-ora-e-pubblica-democratica-e-di-popolo/ ) ha deposto le armi. Si lavora ora per la cosiddetta “soluzione pulitica” ma la strada non è facile. L’Assemblea di Corsica ha fatto da tempo una serie di delibere, per esempio quella sulla co-ufficialità di còrso e francese, che sono di fatto inapplicabili perché contrari alla Costituzione francese.

      1. Scendete per le strade, occupate le piazze, e gli enti pubblici che rappresentano il potere dello stato francese, e chiedete una revisione costituzionale che consideri le peculiarità della Corsica, non vi possono mica picchiare tutti, o spararvi non siamo più ad inizio fine 1700 e inizio 1800 quando i Corsi venivano impiccati perché si ribellavano la potere di Parigi. A me dispiace che la Corsica sia stata staccata culturalmente dall’Italia, siete gente nostra, avete cognomi italiani che sono oggi diffusi in Liguria, in Toscana in Sardegna. Buona fortuna sono vicino alla causa del popolo corso.

    2. Infatti la solita storia per voi pare normale e facile la situazione corsa ma si vede che non ci siete mai venuto in Corsica caro pasquino perché noi corsi non abbiamo mai smesso di fare proteste al riguardo del atteggiamento francese nei nostri confronti fendo valere i nostri diritti per difendere e promuovere la nostra lingua e la nostra cultura come citato più alto la Co ufficialità è stata votata e negata da parigini prepotenti allora non credo che un referendum cambierà le cose penso io che sia già un vero miracolo se si parla sempre il corso malgrado gli sforzi intrapresi dal governo per farlo scomparire del tutto se si paragona con l,Italia che non è neppure inglese e. Chi vede la sua lingua sempre più imbastardita da Termini inglesi penso che anche voi dovreste un giorno o l altro preoccuparvi per il futuro della vostra lingua e cultura

  2. l’ Italia ha fatto la stessa cosa in Alto Adige/Sudtirolo….era durante il ventennio fascista tra il 1922 e il 1945….
    in Corsica succede ancora questo nel 2015??!!
    perché imporre una sola lingua e non concedere il bilinguismo??
    l’ unico modo per poter ritornare a conoscere il corso è studiare l’ italiano (e magari saperlo parlare), esattamente come era prima della dominazione francese;
    non capisco nel 2015 quale sia agli occhi del governo francese il reale pericolo per cui ancora è vietato il bilinguismo?!
    pensate che risultato per voi se ritornaste ad essere madrelingua oltre che francese (imposta da 160 anni) anche italiana (e quindi di conseguenza saper parlare il corso) e poi studiare a scuola un altra lingua per es. l’ inglese (esattamente come succede adesso in Alto Adige o in Valle d’ Aosta); a tutto vantaggio (anche economico) della Corsica…
    e meno male che la Francia si reputa un paese democratico!!!

    1. Ciao loris e grazie per il tuo commento. L’idea dietro questo sito nasce da alcuni còrsi convinti che la conoscenza della lingua storica e dotta dell’isola, l’italiano, sia la chiave per mantenere l’identità culturale della Corsica, che non necessariamente vuol dire abbandonare quella francese, come dici tu. E, come anche tu sostieni, questo trilinguismo francese-còrso-italiano generalizzato darebbe vantaggi economici e nel mercato del lavoro ai còrsi, anche a chi poi si spostasse dall’isola verso il continente francese o italiano. Questa è la linea che sta alla base del nostro progetto, che ha scopi culturali e linguistici, ma non politici, come è sempre bene ricordare. La questione della Francia è complicata. Essa è certamente un grande Paese democratico, ma per motivi storici la sua formazione è stata condizionata dal pensiero giacobino, che fa dell’uguaglianza, anche linguistica, il suo credo. Il bilinguismo per prima cosa incontrerebbe un problema di incostituzionalità, perché la lingua francese con il suo primato sul territorio nazionale è considerata un presidio di uguaglianza. Imporre la conoscenza di una lingua altra in quest’ottica è limitante e discriminatorio verso chi non la conosce. Il primato del francese è tutelato anche verso la lingua inglese o altre lingue straniere tramite un’apposita legge, il cui fine è sostanzialmente fare in modo che il cittadino francese sul territorio nazionale possa esprimersi in francese e ricevere risposta nella stessa lingua. Può risultare difficile da comprendere dall’esterno. E’ necessario dunque un cambiamento culturale non indifferente, e nel frattempo la conoscenza del corsu sta regredendo rapidamente tanto che la lingua è considerata dall’UNESCO tra quelle a rischio estinzione.

    2. Guarda che, sotto la Francia, in Corsica vi è tranquillamente l’insegnamento bilingue… A differenza di tutte le lingue riconosciute in Italia (con la eccezione dello sloveno, tedesco e francese), e sto parlando anche di alcune fortemente distinte come il sardo o il greco, che stanno morendo sotto lo stigma di patois e non godono di pressoché alcuna istituzionalizzazione. Mancu mali chi la Còssiga è cu’ la Francia, cassinnò in Italia lu còssu sarìa etichettatu comu “dialettu” toscanu e ogghj sarìa moltu e intarràtu puru!

      1. Tra le Lingue riconosciute in Italia ci sarebbero anche il Friulano, l’Albanese, il Croato, il ladino, l’Occitano e il Sardo… e dimmi; in franza invece quali altre Lingue sono riconosciute?

  3. In quei tempi non esisteva il concetto della tutela linguistica e culturale delle minoranze, prevalendo la realpolitik. Le istituzioni centrali in Francia dovevano pur imporre il francese in Corsica per evitare eventuali pretese geopolitiche ai suoi confini di uno stato italiano che potesse appellarsi a principi di affinità culturale e linguistica (ciò che, in pratica, sarebbe comunque avvenuto sotto il fascismo con l’invasione dell’isola da parte di truppe italiane). A titolo di paragone, per la stessa ragione le istituzioni sabaude in Piemonte, memori dei tentativi di annessione della Sardegna operati dalla Spagna, imposero l’italiano in Sardegna a danno del sardo, castigliano e catalano nel corso del tardo XVIII°/XIX° secolo, onde scongiurare la formazione di un “Partito Spagnolo”, ovverosia un fronte compatto della classe dirigente sarda a favore della Spagna. Quella stessa classe dirigente locale così integrata all’interno delle istituzioni iberiche da aver espresso Vicente Bacallar Sanna, ambasciatore sardo dell’Impero Spagnolo e fondatore della Real Academia Española (l’equivalente spagnolo dell’Accademia della Crusca italiana).

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