Xylella fastidiosa: il batterio sta arrivando in Corsica

La crisi legata al batterio Xylella fastidiosa sarebbe sottostimata secondo gli olivicoltori corsi. Essi denunciano lunedì la mancanza di precauzione delle autorità, giudicando «illusoria e delirante voler far credere che siano stati colpiti solo due alberi» dopo la conferma, venerdì, dei primi casi di olivi contaminati nella Francia Continentale, con Antibes e Mentone.

La presidente del Sindacato Interprofessionale degli Olivicoltori della Corsica (Sidoc), che critica l’affidabilità delle analisi effettuate finora, stima che l’estensione della malattia, che può interessare 200 specie, viene erroneamente confusa con gli effetti della siccità.

La problematica degli alberi importati

«La responsabilità della propagazione del batterio sull’isola o dell’introduzione di un nuovo ceppo ricade su di voi», afferma Sandrine Marfisi in una lettera aperta alle autorità. Circa 10.000 olivi sono stati importati in Corsica dall’inizio del 2019 nel quadro di una deroga concessa dalla prefettura. E questo «mentre esiste una filiera di produzione», secondo il Sidoc. Più di 135.000 olivi sono coltivati sull’isola.

Nell’aprile 2018, olivi che decoravano le strade territoriali della Corsica erano stati testati positivi alla Xylella fastidiosa dall’INRA su prelievi realizzati dal sindacato, ma queste diagnosi furono poi contraddette da altre analisi condotte dall’ANSE. Sono «sempre al loro posto, ufficialmente sani. Sempre contaminanti. Vi sembra che ciò dipenda da una giusta valutazione del rischio? » , si sveglia Sandrine Marfisi.

Un’allarme mediterraneo

Xylella fastidiosa ha già distrutto tra 1 milione e 1,8 milioni di alberi, spesso centenari, nella regione pugliese in Italia.

A lanciare l’sos per la Xylella in Francia è Coldiretti. «Occorre evitare allarmismi – afferma l’organizzazione agricola – e agire con tempestività per verificare il contagio e poi procedere, immediatamente, all’isolamento delle piante infette per attivare tutte le misure necessarie ad evitare l’estendersi della contaminazione». Per Coldiretti, riferendosi alla Liguria, «si tratta di salvaguardare un patrimonio regionale culturale, ambientale ed economico storico con ulivi su oltre 18mila ettari di terreno, molti situati sui tipici terrazzamenti, con varietà pregiate uniche al mondo come la taggiasca».

Non l’ha esportata direttamente la Puglia. Coldiretti attacca infatti «il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché anche il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto con molta probabilità nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam». «Gli errori, le incertezze e gli scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio della Xylella hanno provocato in Puglia – evidenzia l’organizzazione – danni per 1,2 miliardi di euro con effetti disastrosi sul piano ambientale, economico ed occupazionale».

 

FONTE: 20 Minutes e Il Sole 24 Ore

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