Val d’Aosta, sanità: bravo medico ma non sa il francese, respinto

Abbiamo dedicato alla Valle d’Aosta il primo dei nostri articoli sui bilinguismi dei Paesi europei.

Nella regione più piccola d’Italia (128.000 abitanti e una superficie di 3.262 km², meno di metà della Corsica) vige il bilinguismo italiano-francese. Un bilinguismo di ragione puramente storica, perché almeno dagli anni ’60 del 900  tutta la popolazione conosce perfettamente l’italiano, con un 16% di persone che si dichiara di madrelingua provenzale, 73% di madrelingua italiana e meno dell’1% di madrelingua francese.

Il bilinguismo, dal 1948, parifica la lingua francese a quella italiana. Il che significa che per lavorare nel pubblico impiego non bastano lauree, master e specializzazioni all’estero: i curriculum non valgono nulla se il candidato, prima di ogni altra cosa, non dimostra di conoscere bene il francese. A quel punto, e solo a quel punto, si possono valutare le competenze professionali e/o manageriali. E non importa se il posto pubblico comporti il restare chiuso in un ufficio 8 ore al giorno senza alcun contatto con l’esterno, oppure incidere il bisturi nel ventre di un paziente anestetizzato: conoscere il francese è indispensabile e vale per tutti.

 

Questo ha causato negli anni pure qualche problema. Ad esempio nella Sanità, dove spesso l’Ospedale regionale si è ritrovato a corto di qualche specialista non per mancanza di candidati, ma perché gli stessi non hanno superato l’esame di francese. L’ultimo caso è di pochi giorni fa con la bocciatura, per la seconda volta, della dottoressa Lavinia Mortoni, dirigente medico piemontese che l’Asl valdostana aveva individuato quale futura Direttrice sanitario dell’azienda. Risultato: l’Azienda sanitaria valdostana si ritrova con la poltrona vacante. Imprigionati nelle maglie del francese ci sono finiti un po’ tutti: infermieri, chirurghi, anestesisti.

 

Considerando che i madrelingua francesi sono oggi poche centinaia di persone, e che conoscono anche l’italiano, le polemiche politiche sul senso di un bilinguismo perfetto e paritario si ripetono ciclicamente, così come salta subito alla mente come invece la Francia reputi incostituzionale la coufficialità di qualsiasi altra lingua al di fuori di quella francese sul proprio territorio.

L’assessore regionale alla Sanità (ed ex senatore a Roma) Antonio Fosson, del movimento autonomista Union Valdotaine che governa la regione, ripete: «La conoscenza del francese è una forma di rispetto del nostro Statuto di autonomia e siamo sicuri che, anche nella Sanità, ci possano essere professionalità in grado di sottostare a tali requisiti fondamentali». A livello pratico, superare l’esame di francese si traduce in un discreto aiuto economico nelle paghe dei lavoratori pubblici: l’indennità corrisposta a ogni dipendente pubblico va da un minimo di 151 euro a un massimo di 226 euro lordi mensili a seconda dei livelli professionali, da moltiplicare per 11.000 persone, tanti sono i lavoratori di Regione, Comuni, scuola, Sanità e forze dell’ordine ad averne diritto.

 

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Fonte: LaStampa.it

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One thought on “Val d’Aosta, sanità: bravo medico ma non sa il francese, respinto”
  1. Certamente sono vincoli un po’ esagerati sul piano pratico,specie per la Valle d’Aosta, ma la dice lunga sul rispetto delle minoranze che autenticamente vige in Italia.Altro che…….In questo l’Italia è maestra.

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