In Bretagna come in Corsica, l’aumento degli attacchi alle seconde case

By Redazione Mag 13, 2023

In Bretagna, come in Corsica, da più di un anno si moltiplicano gli atti ostili “anti-visitatori”: seconde case date alle fiamme, auto immatricolate in un’altra regione danneggiate o addirittura distrutte, etichette regolarmente rinvenute vicino al luogo del danno.

L’8 maggio, sulla facciata di una casa sull’isola di Ouessant, nel Finistère, è stata apposta la scritta“PNB, la Bretagne aux Bretons, dehors les Français“. Pochi giorni prima, nella notte tra il 4 e il 5 maggio, un’auto con il numero 92 è stata incendiata a Concarneau, questa volta con le lettere “FLB” trovate disegnate sulla strada.

Lo stesso acronimo è stato trovato rigonfio anche su diverse case bruciate, come a gennaio, sulla strada turistica di Landunvez, nel Finestère, nel maggio 2022, a Caurel, o nel marzo 2022 a Perros-Guirec…

Da più di un anno, e a immagine del crescente numero di attacchi contro le seconde case in Corsica, queste azioni si stanno moltiplicando in Bretagna.

Alcuni degli obiettivi possono sorprendere: la casa di Ouessant, anche se secondaria, appartiene a una famiglia di bretoni, che la possiede da anni senza utilizzarla per affitti stagionali. Lo stesso vale per la proprietaria dell’auto bruciata, che è un’insegnante dell’Hauts-de-Seine, ma che si reca regolarmente nella sua regione d’origine.

In Bretagna, il tema delle seconde case sta diventando sempre più controverso. Secondo un recente studio dell’Insee, esse rappresentano il 12% di tutte le abitazioni della regione, per un totale di 233.600 unità. Questa percentuale sale al 16% nel Morbihan e al 14% nella Côtes-D’Armor, rispetto a una media del 9% per la Francia metropolitana.

La Bretagna è di fatto la quarta regione francese in questo settore, dopo la Corsica – con oltre il 30% di seconde case sul totale delle abitazioni -, la Provenza-Alpi-Coste d’Azur e l’Occitania.

La maggioranza dei proprietari di seconde case è bretone (43%), il 30% vive nell’Ile-de-France e il 7% è straniero. Secondo questo studio dell’Insee, le famiglie che possiedono una seconda casa in Bretagna sono spesso molto più agiate della media: il 22% di esse ha un reddito annuo disponibile superiore a 80.000 euro. A titolo di confronto, il reddito mediano disponibile delle famiglie francesi nel 2018 era di 30.620 euro.

Infine, queste ville sono spesso ben posizionate: più di due terzi delle seconde case si trovano a meno di due chilometri dalla costa, la percentuale più alta in Francia. Una situazione che può alimentare il malcontento, in una regione con un patrimonio immobiliare che è, inoltre, spesso sotto pressione.

Secondo Ouest-France, l’acronimo “PNB” trovato l’8 maggio sulla residenza dell’isola di Ouessant è probabilmente l’acronimo del Partito Nazionale Bretone, un movimento collaborazionista durante la Seconda Guerra Mondiale.

La scritta “FLB”, che sta per Front de Libération de la Bretagne, trovata sui muri delle case, nei cantieri o vicino alle auto bruciate, è parte integrante della storia dei movimenti clandestini regionali.

Nato sotto l’impulso dei nazionalisti bretoni nel 1963 e ispirato all’IRA (Esercito Repubblicano Irlandese), un’organizzazione autonomista dell’Irlanda del Nord, l’FLB annunciò nel 1966 in un comunicato di intraprendere“la lotta progressista e rivoluzionaria” per la“libertà della Bretagna e per il diritto dei bretoni di rifiutare lo status coloniale per governarsi da soli“.

Ufficialmente attivo fino al 1981, il movimento ha registrato più di 200 attacchi contro i simboli dello Stato. Il movimento ha rivendicato, tra l’altro, l’esplosione che ha distrutto una statua che simboleggiava“l’attaccamento della Bretagna alla Francia“, installata sul municipio di Rennes, come ricorda l’INA, ma anche l’incendio dei tribunali di Saint-Brieuc, o delle case di due deputati bretoni, e l’esplosione di diversi trasmettitori televisivi.

Nel 1972, undici attivisti del FLB, arrestati durante l’attentato a una villa dell’imprenditore Francis Bouygues, vicino a Saint-Malo, sono comparsi davanti al Tribunale di Sicurezza dello Stato. A tutti è stata concessa la sospensione della pena detentiva e successivamente sono stati rilasciati. Nel 1978, a seguito di un attentato al castello di Versailles, fu organizzata una nuova ondata di arresti.

Nel 1981, nel tentativo di placare il governo, François Mitterrand decise di concedere l’amnistia ai diciannove indipendentisti bretoni ancora in carcere, determinando un periodo di tregua.

A partire dal 1985 emerge quella che sembra essere una filiale dell’FLB, l’FLB-Armée révolutionnaire bretonne.

Alcune azioni riprendono sporadicamente fino alla tragedia del 19 aprile 2000: un dipendente di un ristorante viene ucciso da una bomba.

Sebbene nessuno ne abbia rivendicato la responsabilità, i sospetti sui responsabili dell’attentato si sono subito indirizzati verso il movimento indipendentista bretone. I processi non hanno ancora identificato l’attentatore o gli attentatori. Ma da quel momento le azioni delle organizzazioni clandestine divennero molto sporadiche.

Questo fino al 23 novembre 2021, quando un gruppo che si dichiarava FLB, tramite una lettera inviata a France Bleu, affermava di aver dato fuoco a quindici residenze secondarie tra il 2017 e il 2021. Poi il 21 marzo 2022, con la pubblicazione da parte del quotidiano Ouest-France di una lettera di un gruppo che si presentava questa volta come FLB-ARB.

La lettera chiedeva lo svolgimento di due referendum: uno sulla riunificazione della Loira Atlantica con la Bretagna, l’altro sull‘”autonomia o l’indipendenza della Bretagna riunificata“.

Nel comunicato si legge anche che“l’Esercito rivoluzionario bretone prende atto che il popolo corso viene ascoltato dal governo solo in seguito ad azioni violente” “Noi concepiamo la lotta armata come un complemento della lotta politica”, prosegue la lettera. Questi referendum devono essere svolti prima del 31 dicembre 2022, altrimenti l’ARR entrerà in azione

Dobbiamo vedere in queste azioni, etichettate o meno, rivendicate o meno, il ritorno dell’attivismo bretone? Senza entrare nel merito, questi attacchi mirati dimostrano che, al di là della Corsica, la difficoltà di accesso all’alloggio e il senso di esproprio sono una preoccupazione in molte altre regioni della Francia, in particolare nelle zone sottoposte a stress.

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