Francesco Ottaviano Renucci, un còrso che, quantunque politicamente francofilo, fu però assertore e difensore lingua italiana nell’insegnamento e della lingua còrsa nella letteratura.
Francesco Ottaviano Renucci nacque il giorno di Ferragosto del 1767 nel comune di Pero-Casevecchie vicino Bastia, studiò presso un suo zio che si era laureato in teologia a Milano, poi cominciò a scrivere poesie negli anni giovanili influenzato da Fulvio Testi e Torquato Tasso; nel 1789 celebrò il ritorno di Pasquale Paoli in Corsica, tornato dal suo esilio a Londra.
Quando morì suo zio decise di passare alla vita ecclesiastica, infatti frequentò il seminario di La Porta e di Bastia; nel seminario di La Porta fu compagno del futuro Maresciallo di Francia Orazio Sebastiani. Allo scoppio della Rivoluzione francese fuggì in Italia e a Genova venne consacrato sacerdote, inoltre nello stesso periodo il vescovo di Mariana Ignace-François de Joannis de Verclos lo raccomandò all’arcivescovo di Milano Filippo Maria Visconti dove ottenne l’ingresso nel seminario retto dagli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo e l’Archiginnasio di Brera, dove ebbe come maestro il filosofo italo-svizzero Francesco Soave e il poeta Giuseppe Parini e concludendo gli studi all’Università di Pavia, dove studiò diritto.
Durante il suo lungo soggiorno in Lombardia conobbe anche lo scienziato Alessandro Volta, il naturalista Lazzaro Spallanzani e l’anatomista Antonio Scarpa. Nel 1796 scrisse le Osservazioni critiche sopra la storia di Corsica, durante un suo soggiorno a Milano ne offrì una copia al Saliceti e nello stesso anno affermò che la lingua dei corsi è l’italiano.
Convinto dal Saliceti, passò dalla parte dei francesi e scrisse un comunicato a Livorno di arrendersi alle truppe e combattere gli inglesi che avevano conquistato l’isola due anni prima.
Tornato nella sua terra natale dopo sette anni venne nominato nell’amministrazione del dipartimento del Golo (odierna Alta Corsica), dove ebbe la sezione sicurezza e istruzione pubblica, venendo poi promosso professore di diritto civile e bibliotecario, anche se a Bastia mancava una biblioteca.
Quindi chiese e ricevette alcune casse di libri dal fratello di Napoleone e ministro dell’Interno Luciano Bonaparte per formare la prima biblioteca pubblica dell’isola.
Inoltre segnalò più volte il cattivo stato della Cattedrale del Nebbio di San Fiorenzo, costruita nel XII secolo dai pisani e antica sede dei vescovi del Nebbio.
Nel 1818 l’ispettore Mourre in qualità di ispettore del pubblico insegnamento prescrisse che l’idioma italiano doveva andare al pari con la lingua francese che i professori di lingua latina, umanistici e retorici erano obbligati erano obbligati a tradurre i classici nelle due lingue e il professore di grammatica doveva dare due volte a settimana lezioni di italiano servendosi della grammatica del Corticelli che doveva avere ogni studente.
Nel 1826 Francesco Ottaviano Renucci nelle pagg. 383-384 della sua opera più famosa Renucci si scagliò contro l’ispettore Cottard e il prefetto Lantivy per la loro imposizione della lingua francese a scapito di quella italiana definita da Renucci “favella materna de’ Corsi” conosciuta da “tre quarti e mezzo almeno [della popolazione]“, ecco la parte più importante di queste due pagine:
Nel 1829 l’insegnamento linguistico nelle scuole era diviso tra le due lingue: negli arrodissment di Corte, Calvi e Sartena in 52 scuole si insegnava solo in francese, 53 in italiano e 15 in entrambe le lingue. La lentezza dell’insegnamento del francese era anche a causa della mancanza di maestri preparati e bilingui con le capacità di insegnare la lingua.
Nel 1830 terminò la sua carriera di insegnamento e si ritirò a Bastia a vita privata dove scrisse le sue Memorie. Nell’agosto del 1834 durante le sue visite all’Hôpital Saint-Louis di Parigi dimostrò per primo la presenza costante dell’acaro Sarcoptes scabiei tra i malati di scabbia. Renucci morì a Bastia il 23 giugno 1842 all’età di 75 anni.
Due anni dopo la morte del Renucci venne soppressa la classe di lingua francese al Lycée di Bastia e il francese divenne ufficiale anche in quella scuola, insegnando quindi l’italiano come lingua straniera, infine il 4 agosto 1859 con la sentenza della Corte di Cassazione la lingua francese divenne unica lingua ufficiale e nel gennaio 1881 legge de Ferry indica il “francese come unica lingua in uso nella scuola” ma bisogna aspettare il 1939 quando gli anche negli atti ecclesiastici divenne obbligatori in lingua francese.
Fonte: Storia di Corsica, 2 voll., Tipografia Fabiani, Bastia, 1833–1834
Andréa Meloni
Nato a Genova nel 1986, laureato in Scienze Geografiche nel 2013. Ha collaborato nel 2016 e 2017 con la Geo4Map (ex DeAgostini) di Novara, nel 2018 ha scritto alcuni articoli sul Secolo XIX. Insegna dal 2018 Geografia nelle scuole superiori a Genova, è socio dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e abita nell'Appennino Ligure al confine tra Piemonte e Liguria. Ama anche la storia e ama la Corsica dal 2010 e ha visitato due volte l'isola.