Corsica… A Passo di Lumaca: una giornata nell’Alto Taravo

Ho sempre avuto quella idea -magari un po’ strana- di arrivare un giorno ad aver visitato, almeno una volta, ogni paese di Corsica. E ovviamente lo voglio fare a passo di lumaca. Quindi ogni nuovo giorno di scoperta della mia isola è sinonimo di aspettative sempre più alte, in posti sempre più difficili da accedere partendo della mia Pieve d’Alesani. Cercando come di solito un posto tranquillo, fuori dal turismo di massa, ho messo gli occhi su una regione tra le meno raggiungibile per un còrso del Nord: l’Alto Taravo.

Corsica… A passo di lumaca” è la nostra rubrica dedicata alla scoperta consapevole, quanto possibile autentica ed immersiva dell’isola. Un manifesto per un turismo lento in Corsica. Amare la propria terra e condividerne la grande bellezza non ci sembra per niente compatibile con quella corsa a cui partecipino tantissimi turisti attraverso il globo. Ovviamente siamo tutti stati tra quelli, almeno una volta, e sappiamo quanto avremmo dovuto, ad un certo punto, prendere le cose con calma. Sederci, rilassarci e lasciarci portare dal momento. Allora, senza rivoluzionare niente ma con una voglia sincera di condividere quella Corsica “vera”, proponiamo qualche idea su come passare delle giornate “lente” e piacevoli attraverso l’isola.

Chiamato così come il fiume che percorre la valle (il terzo più lungo di Corsica) fino al golfo di Propriano, l’Alto Taravo ospita i paesi di Palneca, Cozzano, Tasso, Guitera, Sampolo, Corrano, Ciamannacce, Zicavo e Zevaco. Sono tutti paesi di dimensioni piccole-medie, ancora vivaci nonostante siano a più di un ora quarto (più o meno) di Ajaccio. Sì, in un certo modo, arrivare nell’Alto Taravo si merita. Ma per il piacere di osservare questi villaggi perfettamente inseriti in un quadro naturale stupende, lo sforzo vale così tanto.

Se l’accesso “tradizionale” all’Alto Taravo si svolge dalla zona Albitreccia/Grosseto-Prugna (sulla strada T40), da parte nostra abbiamo scelto di arrivare dalla “Bocca di Verde”, dopo aver attraversato la stupenda gola dell’Inzecca e il paese di Ghisoni. Se ne avete l’opportunità vi consigliamo quell’itinerario. Lo spettacolo offerto dalla natura vale il tempo passato sulle strade (tra l’altro pulite e abbastanza larghe per guidare senza ansia).

Per godersi la natura e la tranquillità

Ci riferiamo di solito alla dualità tra mare e monti per illustrare la ricchezza dei paesaggi dell’isola. E diciamolo, diventa una cosa fastidiosa. Questa volta è proprio la diversità dell’ambiente montuoso che stupisce quando si passeggia attraverso l’Alto Taravo. Su pochi kilometri quadrati, la regione ci offre una incredibile sensazione di movimento, con tantissime sfumature di verde nel corso dell’altitudine. Dal fresco Passo di Verde (1289m) ai borghi a valle dove il sole brucia la terra, ci siamo trovati anche circondati di castagni. Eppure, lontano dalla nostra Castagniccia, le altezze di Cozzano ci hanno fatto sentire a casa.

In quell’ambiente consigliamo ovviamente a quelli che ne hanno la possibilità di provare una piccola passeggiata in montagna. L’Alto Taravo viene attraversato dal GR 20, ma ci sono anche tantissimi sentieri che offrono l’opportunità di approfittare di questa natura selvatica.

I paesi dell’Alto Taravo contribuiscono a mettere in luce questa natura stupende. Anche i principali sono piccoli borghi, per maggior parte costruiti con il granito caratteristico del massiccio del Rotondo. Le costruzioni nuove sono poche, e quindi i paesi hanno conservato la loro perfetta integrazione nell’ambiante. Se questi borghi non hanno, in sé, nulla di “incredibile” (agli amici taravesi, non vedete qui una mancanza di rispetto), mantengono comunque quella semplicità, la autenticità che ci fa sentire proprio in quella Corsica che amiamo. Un sentimento appoggiato dal piacere di sentire parlare còrso, nelle strette è in caffè, da gente di varie età. Sembra ovvio detto così, ma consigliamo la scoperta della Corsica rurale anche per questo piacere di condividere tramite l’intercomprensione italiano-còrso. E difficile trovare corsofoni nelle zone turistiche del littorale, per via della perdita della lingua e soprattutto perché la maggior parte dei dipendenti del turismo vengono dalla Francia o dall’estero; invece nei paesi di montagna, basta lanciare qualche parola per trovare presto qualcuno con cui fare una chiacchierata. Ed è anche questo, il turismo che vogliamo.

Un viaggio ai confini del patrimonio còrso

Oltre a quei paesi che sono rimasti preservati, l’Alto Taravo ci regala una certa diversità di testimonianze della Corsica del passato. Non si può ovviamente perdere le bellissime chiese che si impongono alla nostra vista, in particolare quella di Zicavo. Col suo stile neogotico e sue pietre di granito, ci ispira una certa potenza. Al contrario per quanto riguarda le dimensioni, si può trovare a Ciamannacce la piccola -e bellissima- fontana di Santa Lucia. Quella antica sorgente è stata per secoli un posto di peregrinazione perché si dice che sua acqua tiene virtù terapeutica (in particolare per curare i problemi legati alla vista, l’avrete capito). Abbandonata per decenni, la sorgente di Santa Lucia di Ciamannacce fu ristaurata nel 2016.

Tuttavia, i testimoni storici nell’Alto Taravo risalgono verso tempi antichi. A Tasso, paese più alto della regione (850m di altitudine in media), si può osservare “A Tola di u Piccatu” (La Tavola del Peccato). E una pietra piatta, di 4m su 3,5m, che risale all’epoca megalitica. Secondo vari studi e la scoperta di numerosi resti umani intorno a questa pietra, si pensa che fu un luogo di sacrificio. “A Tola di u Piccatu” si trova sopra il fiume del Furoli; il posto è così improntato di misticismo che esiste un detto locale che dice “un’andà in u Furoli, chi ci sò i fantasami”. Il patrimonio preistorico dell’Alto Taravo si esprime anche a Ciamannacce, col “menhir del Castaldu” che risale intorno al 1000-1500 AC.

Una storia d’acqua

L’Alto Taravo è sia una zona di grande ricchezza naturale, che storica e sociale. E a volte, un po’ di tutto questo si mischia. Attraversato dal terzo fiume più importante dell’isola, questo territorio è inevitabilmente legato all’acqua. Quindi si può osservare nell’Alto Taravo vari testimoni della vita locale che si è costruita intorno all’acqua. Ci sono alcuni di quegli stupendi ponti genovesi, che oggi ancora rimangono simboli di grande orgoglio storico. Ma questa terra è stata soprattutto segnata dall’uso terapeutico dell’acque sulfuree, fino a poco decenni fa, nel paese di Guitera (Vutera in còrso).

I Bagni (o caldani) di Guitera sono ora abbandonati, ma rimangono tuttavia magnifici testimoni di un’attività termale che ha avuto, principalmente durante il diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo, un’importanza maggiora in tutta la Corsica. Quegli anziani bagni possono essere raggiunti seguitando – inoltre – un piccolo sentiero: l’occasione perfetta per approfittare della natura e del patrimonio storico. Per la cronaca, c’è un progetto di riabilitazione dei Bagni di Guitera. Li auguriamo una positiva conclusione!

Castagni, maiali e curiosità

Abbiamo evocato la presenza di castagni nell’Alto Taravo. Una presenza che ci ricorda che quell’ennesimo retaggio genovese si esprime aldilà della solita Castagniccia, con una farina di castagne che ci offre sapori diversi. E del resto la forza di questo prodotto: una grande gamma di gusti, nata dalla diversità delle varietà di castagne, di modi di lavorare. E poi, dove ci sono castagni ci sono inevitabilmente maiali. La salumeria locale è di grande qualità. E come per la farina di castagne, si può trovare lì profumi e sapori diversi di quei assaggiati nel Nord.

Tuttavia, nell’Alto Taravo il rapporto col maiale va oltre al buonissimo gusto della salumeria. Esiste nel villaggio di Cozzano un piccolo posto chiamato “U Mondu di u Porcu”. Viene così presentato come un centro d’informazione sul maiale: si tratta dell’allevamento, della produzione del salume attraverso le epoche. Ma viene anche presentato l’animale e suo posto nella vita della gente, per quanto riguarda in particolare le credenze legate. “U Mondu di u Porcu” è proprio una curiosità, che conferma il carattere singolare di quel territorio che non possiamo che amare.

Chiudiamo così questa breve scoperta, a passo di Lumaca, dell’Alto Taravo. Forse ci sono ancora tantissime cose da scoprire in quello bellissimo territorio e da parte nostra, ci ritorneremo quanto possibile!

Immagine di copertina e foto: Sophie Bereni (@ephios.b)

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

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