Opinioni

A proposito di lingue e di banane

La nostra campagna a favore dell’italiano sembra produrre risultati.

 

 

La nostra campagna a favore dell’italiano sembra produrre risultati. Ma alcuni ci dicono: tutto ciò che voi di A Viva Voce dite è sacrosanto, ma allo stato attuale delle mentalità e della legislazione è destinato a rimanere lettera morta. E’ giustificato quest’atteggiamento disfattista? Prima di tutto facciamo notare che il dibattito èprecisamente destinato ad influire sulle mentalità e, a quanto sembra, abbiamo fatto molta strada questi ultimi tempi. Poi bisogna vedere che l’attuale legislazione consente molto. Ciò è vero sia per tutta la Francia sia per la Corsica. Basta voler adoperare gli strumenti a nostra disposizione.
Oggi per esempio si promuove in Francia l’insegnamento delle lingue alle elementari. Sono 17 000 i ragazzi che studiano l’italiano come prima lingua, particolarmente a Nizza e nelle zone alpine. In Maurienne tutti lo studiano alle elementari. Poi vengono create sezioni in cui l’italiano non è seconda lingua ma prima lingua bis. Ci sono anche le classi europee nelle quali professori venuti dall’Italia insegnano alcune materie, per esempio storia e geografia, in italiano.
In Corsica poi ci sono alcune scuole promosse dalle camere di commercio, esistono già le cosiddette sezioni mediterranee(1) in cui parte dell’insegnamento viene dato in italiano o in spagnolo. Ma c’è di più. Abbiamo appena preso conoscenza ora del rapporto sulla lingua e la cultura còrsa che verrà discusso prossimamente dall’Assemblea di Corsica. Veramente ci manca il tempo per analizzare dettagliatamente questo documento e ci limiteremo per ora ad un accenno. Sembra veramente positivo l’impegno messo nel difendere l’identità còrsa: la generalizzazione dell’insegnamento della lingua e della cultura, l’inversione di tendenza riguardo all’obbligo scolastico (cioè l’iscrizione è la regola, chi non vuole studiare il còrso deve farsi cancellare) tutto ciò può essere ottimo a condizione che venga accompagnato da adeguate misure relative all’italiano e all’inserimento della Corsica nella sua area geografica.
Perché dobbiamo purtroppo dire che da questo punto di vista il testo così com’è non ci dà soddisfazione. Due pericoli infatti debbono venire assolutamente evitati. Il primo sarebbe di banalizzare l’italiano, di trattarlo come un lingua romanza qualsiasi, o per parlar chiaro di porlo sullo stesso piano dello spagnolo. Ancora una volta non abbiamo niente contro lo spagnolo a condizione che venga ad affiancarsi all’italiano e non a prenderne il posto. Va detto chiaramente che esso non ha in Corsica le stesse radici dell’italiano, non è parte costitutiva della nostra cultura, insomma è la lingua di lontani cugini, che sarà utile e piacevole conoscere, ma non è nostro.
Il secondo pericolo è di porre in concorrenza l’italiano con il còrso e ciò per due motivi. Primo perché come abbiamo già abbondantemente illustrato su questa rivista, l’italiano è necessario per confortare il còrso. Poi perché il primo, con lo svilupparsi dei rapporti con l’Italia, darà all’ insegnamento del secondo l’utilità tanta vagheggiata dai genitori. Ora una cosa questi debbono assolutamente togliersi dalla testa: l’idea che studiare il còrso potrà bastare per le relazioni con gli italiani. E’ finito il tempo in cui vigeva il pressappochismo. Uno parlava in còrso, l’altro rispondeva in italiano e si andava avanti così. Oggi, per tacere delle relazioni commerciali più impegnative, nel semplice campo del turismo bisogna parlare bene la lingua dei clienti e dei corrispondenti commerciali. Se domani si dovesse arrivare a chiedere ai genitori di scegliere tra far studiare l’italiano o il còrso ai loro figli, si rischierebbe di pregiudicare entrambi gli insegnamenti. Tale scelta sarebbe micidiale anche perché l’insegnamento di lingua e cultura còrsa deve tra l’altro servire a reinserirci nel nostro ambiente storico e geografico naturale. Se vogliamo salvarci dobbiamo compiere una rivoluzione copernicana ed abituarci a pensarci geograficamente dove effettivamente siamo: non lontano da tutto, “sacca pendente dell’esagono francese” come ebbe a dire Pascal Marchetti, ma vicinissimi ad una delle regioni più attive e più moderne del continente europeo, estremità della famosa banana blu(2), attuale motore d’Europa. Insomma il testo proposto fa un passo nella direzione giusta ma ci sembra decisamente insufficiente: l’offerta di italiano rimane inferiore ai bisogni e non è ancora proclamata la necessità di affiancarlo al còrso a tutti i livelli. Il nostro combattimento è ancora agli inizi. Dobbiamo proseguire.
Paul Colombani

1-Dovrebbero diventare le sezioni romanze, stando alle proposte dell’esecutivo. Vedi infra.
2-Viene chiamata così la fascia di territorio che si estende da Londra all’Italia settentrionale (e possiamo aggiungere centrale).
 

Paul Colombani
29/12/2001