Autonomia: il governo blocca le discussioni e chiede la fine della rivolta

Le dure parole del Presidente Emmanuel Macron ai microfoni di France Inter lunedì non erano solo un avvertimento inviato agli eletti nazionalisti còrsi. Sono prontamente seguire ripercussioni. La riunione prevista venerdì 8 aprile tra lo Stato e la delegazione còrsa è stata rinviata a data da destinarsi.

Per Emmanuel Macron, invitato dalla radio nazionale France Inter lo scorso lunedì, la situazione in Corsica “non è accettabile”. L’indomani della manifestazione di Ajaccio, marcata da violenti scontri tra forza dell’ordine e un gruppo di manifestanti, il Presidente-candidato parlava della pace come “prerequisito” a qualsiasi tipo di discussioni sull’evoluzione istituzionale della Corsica. Macron precisa, tra l’altro, che la Francia “non ha dato l’autonomia” e si dice indignato della presenza di eletti della Repubblica tra i manifestanti.

Se queste parole hanno agitato eletti e cittadini sulle reti sociali, non si immaginava peraltro che poche ore dopo questo avvertimento si sarebbe trasformato in una decisione di sospendere le discussioni alla fine della settimana. L’incontro in Corsica tra Gilles Simeoni e il Ministro dell’interno Gerald Darmanin il mese scorso aveva condotto, nonostante la divisione dei partiti nazionalisti sulla forma, a un accordo scritto. Si doveva iniziare le discussioni sulla questione dell’evoluzione delle istituzioni isolane venerdì prossimo, con la partecipazione di una delegazione còrsa da cui i contorni stavano da definire. Non è purtroppo necessario riflettere troppo in fretta sulla composizione della delegazione: il Ministro Darmanin ha ufficializzato il rinvio dell’incontro.

La lettera del ministero inviata al consiglio esecutivo della Corsica si appoggia sugli stessi addebiti sollevati da Emmanuel Macron per bloccare le discussioni. “Le condizioni di un dialogo normalizzato sono difficilmente radunati” dici il comunicato, rammentando che sono avvenuti durante le due ultime settimane “43 azioni o manifestazioni, spesso accompagnate di violenze e in presenza di eletti eppure partecipante alle discussioni previste a Parigi”. Il fatto che sono stati feriti più di 50 persone durante le manifestazioni, senza condanna pubblica da parte degli eletti còrsi, è un altro dei motivi invocati dal ministero dell’interno per rinviare la riunione.

Parecchie personalità politiche còrse hanno reagito in modo diverso. Alcuni, come il deputato Jean-Félix Acquaviva vedono un cambiamento di postura di un Emmanuel Macron in declino nei sondaggi, di fronte alla candidata Le Pen sempre più aggressiva, in particolare sulle questioni di sicurezza. Bisogna quindi rassicurare una parte dell’elettorato sensibile all’ordine e contro l’idea di una specificità còrsa traducibile in una evoluzione istituzionale. Per quanto riguarda il rimprovero sulla presenza di eletti alle manifestazioni, Acquaviva pensa che “non è accettabile. Il nostro dovere era di essere a fianco alla famiglia Colonna. La cosa che non è responsabile né maturo dalla parte del Presidente della Repubblica è di gettare benzina sul fuoco”.

Per Jean-Christophe Angelini (partito Avanzemu), “abbiamo perso l’occasione di parlassi”. Il sindaco di Porto Vecchio non credeva nella possibilità in ogni caso di iniziare qualcosa di concreto prima dell’elezioni presidenziali (il primo turno si svolgerà questa domenica, ndr). “Ci serve tempo, la durata è garanzia della credibilità” dice Angelini, che si mostra inoltre il più critico di fronte all’idea di un “requisito” per creare un dialogo tra lo Stato è la Corsica. “Chiediamo nessun gesto dalla parte del Governo […], portiamo rivendicazioni politiche, non prerequisiti”.

Paul-Félix Benedetti, capofila del partito Core in Fronte, lo Stato usa “un falso pretesto” che “indica la reale volontà di proporre una soluzione politica”. Per lui, il fatto che la morte di Yvan Colonna poteva peggiorare una situazione digià nervosa non era per niente una sorpresa. Paul-Félix Benedetti aggiunge che criticare sua presenza nei corteggi, come quella di tutti gli altri eletti, è “posizionarsi su un lato più inquisitore che politico”. Ricorda che serve “metterci in alto” e misurare le rivendicazioni legittime di un popolo che ha votato in maggiorità per i partiti nazionalisti in occasione delle tre ultime elezioni regionali.

Da parte dall’opposizione, il deputato Jean-Jacques Ferrara (Les Républicains, partito di destra) parla di “un appuntamento perso” in un momento di “apertura eccezionale”. “Quindici giorni prima dell’elezione presidenziale iniziava una riflessione sull’evoluzione istituzionale, potevamo solamente essere felici” dice Ferrara. Se capisce il motivo originale che ha condotto alle manifestazioni, deplora la violenza e si questiona anche lui, come il Presidente della Repubblica, sulla presenza nei corteggi delli eletti nazionalisti. “Nei giorni che hanno preceduto questa manifestazione sembrava certo che le cose andavano per andare fuori controllo. Non posso credere che in questa famiglia politica non si sappia. Quindi, silenzio assenso”.

Questi sentimenti sono condivisi dal sindaco di Ajaccio e capofila del partito “Soffiu Novu”, Laurent Marcangeli. Il rinvio della riunione è “un peccato” ma era comunque prevedibile: “tre settimane fa, il ministro è venuto per animare uno scambio con lo scopo di costruire una soluzione politica che tutti vogliamo. Ma c’ere una condizione, che smette il clima di guerra urbana”. Come Jean-Jacques Ferrara, Laurent Marcangeli punta il dito verso gli eletti che hanno partecipato alla manifestazione, dietro uno striscione dove è scritto Statu Francese Assassinu. “Non è opportuno” dichiara il sindaco, che appoggia la critica contro Gilles Simeoni: “il Presidente dell’Esecutivo partecipa a raduni che vanno fuori controllo, quindi avalla, in un certo modo”.

Per ora, da qualsiasi lato politico che si osservano gli eventi, la questione essenziale è la più o meno stessa: cosa occorrerà a parte da lì? Le prossime settimane saranno decisive per decidere di ciò che sarà un passo avanti significativo per la Corsica. O un fallimento storico.

Fonti: Corse Net Infos, France Inter

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

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