L’SC Bastia è diventato uno dei principali simboli della richiesta di riconoscimento nazionale

By Redazione Mag 11, 2023

L’accademico e attivista nazionalista Sébastien Quenot si interessa, attraverso il suo libro “Sur les terrains du discours corse”, alla questione del calcio sull’isola, cassa di risonanza di richieste che vanno ben oltre la questione sportiva. E in particolare sugli spalti dello Sporting Club di Bastia.

Il calcio è lo sport più popolare e più praticato al mondo, con 3,5 miliardi di tifosi in tutto il pianeta. Questa affermazione è difficilmente contestabile e la Corsica, dove non c’è un solo villaggio che non abbia il suo campo da calcio, sia esso comunale o improvvisato su un terreno libero o in un prato, ne è un esempio lampante.

Questo non è sfuggito a Sébastien Quenot, docente all’Università della Corsica, ma anche appassionato di calcio, e persino sedicente tifoso. “Sull’isola, è lo spettacolo che riunisce il maggior numero di individui e di tifosi, in proporzioni di gran lunga superiori a quelle dei club europei. Il calcio corso è un fatto sociale totale. Non c’è un corso che non abbia fatto un discorso, una dichiarazione, un’opinione o un sentimento sul calcio in generale e sullo Sporting in particolare.

Da questa osservazione è nato il libro Sur les terrains du discours corse, pubblicato da Albiana. Un saggio denso e documentato, che si immerge nel cuore delle tribune Armand Cesari, e più in particolare della Tribuna Est, culla dei tifosi più convinti e accaniti, per sviscerare commenti, comportamenti e rivendicazioni. E per svelare un discorso che è “specchio e motore di una società in cerca di punti di riferimento”.

Al momento, non riesco a individuare altri fenomeni di transizione in grado di produrre più discorsi e senso di appartenenza alla Corsica”, afferma l’uomo che è stato anche capo di gabinetto di Jean-Guy Talamoni durante la sua presidenza dell’Assemblea della Corsica.

Non sorprende che sia attraverso il prisma del nazionalismo che i commenti dei tifosi vengono esaminati in dettaglio. Il titolo di una delle parti principali del suo libro, “La partita sportiva come Kairos e sublimazione della lotta di liberazione nazionale?

Ma non si deve accusare Sébastien Quenot di parzialità. In primo luogo, perché Sur les terrains du discours corse dimostra un innegabile rigore scientifico. In secondo luogo, perché le rivendicazioni identitarie e nazionaliste, per molti decenni, sono state indissociabili da Furiani.

Nelle pagine di questo lavoro accademico, ci si imbatte più spesso in Norbert Elias, Ernest Renan, Bourdieu e Donald Winnicott che in Hamid Bourabaa, Jeannot Vincenti o Antoine Di Fraya. E questo è del tutto naturale: “lo studio dell’individuo ipermoderno in una società dell’immaginario attraverso la sola sociologia dello sport sarebbe un prisma troppo ristretto per questo lavoro transdisciplinare, che coinvolge anche la sociologia della cultura, della gioventù, dell’educazione, la sociolinguistica, la semiologia, la storia contemporanea, talvolta anche le scienze politiche, le scienze dell’informazione e della comunicazione, la psicoanalisi o la filosofia”, riconosce l’accademico nella sua introduzione.

Ma il libro di Sébastien Quenot offre anche una storia dei sostenitori di Bastia. Una storia tanto affascinante quanto caotica. Una storia che è molto meno lineare e unilaterale di quanto si possa pensare. E la cui continuazione è ancora da scrivere.

Alla fine di questo esame molto completo del discorso dei tifosi dello Sporting attraverso i decenni, l’autore propone una conclusione in cui il militante emerge sotto il profilo scientifico: “o il tifo continuerà a produrre una finzione militante per destabilizzare gli avversari per novanta minuti, nel qual caso rimarrà una finzione politica, o lavorerà per produrre proselitismo per agire fuori dallo stadio prendendo le distanze dal processo di sportificazione delle società e di mercificazione delle emozioni, secondo modalità di reincantamento del mondo e di lotta per il riconoscimento forse ancora insospettabili”.

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