Il Convento d’Orezza, simbolo della Corsica indipendente, sarà acquistato dalla Collettività della Corsica

By Redazione Mar 4, 2024 #orezza #patrimonio

Luogo chiave nella storia della lotta per l’indipendenza della Corsica, il Convento di San Francesco d’Orezza è da alcuni anni al centro di forti preoccupazioni. L’edificio, situato sul ciglio della strada a poche centinaia di metri da Piedicroce in Castagniccia, rischia di veder cadere in rovina i suoi ultimi resti. Tuttavia, sono stati fatti dei passi avanti.

Venerdì 1° marzo, gli eletti territoriali hanno votato all’unanimità a favore dell’acquisto dell’edificio da parte della Collettività della Corsica. Il costo dell’acquisto è stimato in poco più di 2.000 euro. Spetterà ora alla Collettività della Corsuca ideare e mettere in atto gli strumenti necessari per salvaguardare questa testimonianza della storia corsa nei secoli.

L’edificio originale fu eretto verso la fine del XV secolo. È una delle testimonianze del significativo impianto dei francescani in Corsica, come previsto nel XII secolo da Giovanni Parente, generale dell’ordine e diretto successore di San Francesco d’Assisi. Come gli altri conventi, anche quello di Orezza crebbe fino al XVIII secolo, quando anch’esso divenne uno dei luoghi principali della vita politica e sociale dell’isola. Si ricorda la Consulta del gennaio 1735, al termine della quale fu dichiarato che la lotta contro la Repubblica di Genova era “giusta” e la Corsica fu posta sotto la protezione dell’Immacolata Concezione.

Ma la storia del Convento di Orezza non si esaurisce con le Consulte del 1735. Abbandonato come tutti gli altri edifici religiosi negli anni successivi alla Rivoluzione francese (i monaci furono espulsi e lo Stato prese possesso dei locali), il Convento di Orezza cadde gradualmente in disuso. Il “colpo di grazia” arrivò nel 1943. Le truppe italiane, ormai nemiche dei tedeschi, vi si erano rifugiate e avevano immagazzinato munizioni. L’esercito tedesco bombardò il Convento di Orezza dal sottostante sito delle Acque d’Orezza, quasi distruggendolo.

Foto: Sophie Bereni

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