Gli indipendentisti sardi vogliono imparare dai nazionalisti còrsi

By Redazione Feb 7, 2016

L’europarlamentare còrso François Alfonsi, presidente a Bruxelles dell’Alleanza fra i popoli liberi dell’Europa (EFA) dice: «Vogliamo che la nostra recente vittoria alle Regionali contamini anche voi sardi». Sarebbe questo il motivo del contatto tra vari partiti indipendentisti sardi e Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni, che li incontreranno venerdì 12 febbraio nell’ambito del viaggio in Sardegna dei due uomini politici còrsi.

Alfonsi, ospite del Partito sardo d’Azione per «cominciare a stringere nuovi e più forti legami con i nostri fratelli», ha detto: «È arrivato il momento che le identità non siano più schiacciate dagli Stati, dai poteri economici forti trasversali e neanche dall’Europa delle burocrazie, dell’austerità e delle barriere». Il segnale è evidente: «La vittoria dei partiti identitari e indipendentisti non solo da noi ma nella Catalogna e in Scozia conferma che in tutte le “nazioni senza Stato” c’è voglia di autodeterminazione e la gente vuole avere molto più peso nelle grandi scelte europee».

Dal canto loro i sardisti hanno capito che è arrivata l’ora di allargare gli orizzonti oltre le alleanze politiche locali e nazionali, e bisogna farlo in fretta. «Il senso di questo incontro – ha detto Christian Solinas, segretario del Psd’Az – è riaffermare la vocazione internazionale del nostro messaggio. Il sardismo non è isolamento ma parte del grande movimento di libertà dei popoli che mira a ricostruire l’unità europea nel rispetto delle diversità storiche, culturali, sociali, ambientali e linguistiche». Per ora autonomisti ed indipendentisti sardi, frammentati in molti partiti, non hanno saputo seguire l’esempio che ha portato i Corsi al successo nelle Territoriali:  «L’unità dei nazionalisti – ha sottolineato Alfonsi – è stata la nostra strategia vincente. L’auspicio è che anche la Sardegna segua la stessa strada».

«Vogliamo far parte di questo nuovo progetto europeo – ha detto Giovani Columbu, presidente del Psd’Az – e da oggi il nostro dialogo con gli altri popoli liberi sarà più fitto e costruttivo». A marzo una delegazione sardista parteciperà ad Ajaccio al meeting dell’EFA e prima è in programma una missione a Bruxelles. «È in Europa – ha concluso Solinas – che dobbiamo rivendicare i nostri diritti e andare oltre uno Stato, quello italiano, che continua a essere con noi arrogante e soffocante».

La strada europea viene seguita anche da diverse componenti del nazionalismo còrso; ricordiamo ad esempio la visita a Bruxelles di una delegazione dell’associazione studentesca Ghjuventù Indipendentista alcuni mesi fa.

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Fonte: La Nuova Sardegna

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12 thoughts on “Gli indipendentisti sardi vogliono imparare dai nazionalisti còrsi”
  1. Spero che realmente si possa costruire una casa comune nello spirito di un autentico libero dialogo. Tuttavia ritengo non paragonabile la situazione sarda con quella corsa in merito alla libertà di espressione ed uso delle proprie tradizioni, ciò che contraddistingue la politica italiana in generale che ha una sensibilità molto diversa con le minoranze.Purtoppo le vessazioni culturali e linguistiche a cui è stata sottoposta la cultura e lingua corsa è davvero unica.

  2. Certo l’Italia non ci ha mai negato…”apertamente” …..,la possibilità di parlare la nostra lingua o di esternare le nostre peculiarità culturali….purché fossero ben circoscritte in una cornice Folkloristica (ad uso e consumo turistico)e mai identitaria.
    L’Italia “sensibile” e così “umana” ci ha negato per oltre un secolo l’insegnamento del Sardo nelle scuole (e ancora oggi la lingua, non è una presenza stabile nei programmi ministeriali ,ma solo facoltativa) scoraggiando il suo utilizzo nei luoghi pubblici (facendola cosi diventare inutile) ,emarginato come ignorante e “Paesano”chi non parlava la lingua italiana. Se non bastasse ha “dimenticato” la cosa più importante : insegnarci la nostra (troppo scomoda) storia millenaria.
    Un lavoro meno appariscente rispetto a quello Francese,ma molto certosino,sottile e efficace visti i risultati.
    Chi non ha vissuto sulla propria pelle queste discriminazioni,chi non vive la Sardegna 365 giorni l’anno, ma solo qualche mese d’estate,può sapere?può capire?

    1. Il solito vittimismo… L’Italia siamo noi, Sono i Sardi che non hanno mai voluto il sardo nelle scuole, cosa peraltro di non facile soluzione vista le differenze tra territori, quanto all'”Italia” così definita bisogna rammentare a noi stessi che l’Italia l’abbiamo anelata, voluta fortemente e fatta con il sacrificio di migliaia di uomini e donne, Giuridicamente, sai bene, la repubblica Italiana nasce dal regno d’Italia e prima ancora di Sardegna.
      La Corsica è stata occupata dai Francesi e colonizzata. Punto

      1. Non sa di cosa parla.
        Vittimismo (???)
        Vittimismo VS. Qualunquismo e scarsa conoscenza del problema specifico e della Storia Sarda..
        Quanto “all’anelito” di cui parla da noi non c’è mai stato, visto che da Catalani,e Spagnoli che siamo stati (loro si ,ci hanno conquistato combattendo,dopo secoli di guerra ) siamo stati Venduti al Piemonte (che Italia non era),e che per definirsi “Regno” deve ringraziare la mia terra.
        Il fatto “Giuridico” di cui blattera è un pezzo di carta sottoscritto da chi non rappresentava il mio popolo, che all’epoca non godeva ne di diritto di parola, ne tanto meno di opinione.
        Ma questo è il passato (quello forse a cui lei “Anela” )ora vogliamo pacificamente,parlare la nostra lingua,,studiare la nostra storia,essere Sardi ed Europei…..lei non sa proprio nulla della Sardegna.
        Punto e Chiudo

        1. se lo dice lei… credo di conoscerla bene la storia della mia terra, e con i Piemontesi la “fusione perfetta” l’abbiamo chiesta noi.
          Pacificamente anch’io voglio parlare le mie lingue (italliano e sardo), ho sempre studiato quello che ho voluto come in tutte le democrazie che consentono a me e a lei di pensarla come gli pare, ed essere logudorese, Sardo, Italiano, Europeo e cittadino del mondo, senza rinunce.

          1. Non abbiamo chiesto proprio niente perché non ci era dato chiedere.Non lo dico io lo dice la storia.
            Lei crede di aver studiato quello che ha voluto (come me del resto) ma in realtà tutto ci è stato imposto.e niente scelto.
            Siamo stati educati,abituati a crederlo.
            In quanto allo stato della democrazia e della libertà in Italia vada a controllarsi a che punto è nella classifica mondiale e apra gli occhi.

          2. Nella storia il popolo non ha mai avuto alcun potere, in sardegna così come in ogni altra parte del mondo, ma è indubbio che con l’arrivo dei piemontesi la nostra isola è uscita dal medioevo.
            Comunque accetto il suo invito a studiare dove ha deciso lei e con chi ha deciso lei, consapevole che avendo avuto un lavaggio del cervello, a differenza sua, avrò difficoltà ad apprendere l’assolutezza delle sue verità.
            Quanto alle classifiche, se siamo qui in un sito “corso” a dirci ciò che pensiamo, forse non siamo messi così male.

          3. Chi sembra depositario di verità assolute mi sembra sia proprio lei dice :”sono i Sardi che non hanno mai voluto il sardo nelle scuole”,”i piemontesi hanno innegabilmente tolto la Sardegna dal medioevo” oppure afferma che” il popolo non ha mai avuto il potere”.
            L’Atteggiamento è contraddittorio.
            Oggi ad esempio l’italia cui lei tanto “Anela”è una repubblica “Voluta dal Popolo” con il referendum del 1946.
            L’arrivo dei Piemontesi qualcosa ha dato certo,ma ha tolto molto di più .Solo qualche esempio le tasse,”La legge delle chiudende”,due guerre mondiali,la possibilità di uno sviluppo condiviso,emigrazione e sopratutto ha creato una nuova generazione di Sardi culturalmente asserviti,convinti che tutto quello che viene oltre mare è giusto e fantastico,perché noi non siamo capaci.Oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
            Forse se oggi fa un giro in Sardegna si convincerà che….. si siamo proprio messi male.
            La Saluto

          4. E’ sempre colpa dei Piemontesi, 2 guerre mondiali sono colpa dei piemontesi, alcolismo diffuso e scarso senso del dovere (di alcune categorie) sono colpa dei Piemontesi, abbandono scolastico? colpa dei Piemontesi, Scarsa propensione all’impresa? colpa dei piemontesi, Strade invase dai rifiuti? Colpa dei Piemontesi, desertificazione? sempre colpa loro,Balentia? forse è ora di smetterla di piangersi addosso e rimboccarsi le maniche con un po di umiltà.
            Quanto all’unità d’Italia ricordo che son passati alcuni “decenni” e che da allora gli scambi con il resto del paese in termini sociali e culturali sono irreversibili.
            Tutte le regioni (allora stati) hanno perso parte della loro sovranità e delle loro peculiarità ma ne hanno acquisite altre.
            Lombardi e napoletani erano alquanto diversi (e ancora lo sono) e parlavano lingue differenti, per non dire di Veneti e Calabresi.
            Ma in questi “decenni” d’unione ogni regione ha dato e preso (culturalmente) ed oggi la nostra quotidianità è impregnata di tradizioni e cultura Italiana che ci appartiene ed è nostra, completamente.
            Ciò non di meno siamo Sardi, magari un po diversi da quelli di 200 o 2000 anni fa, ma pur sempre Sardi.
            Se ne faccia una ragione, piaccia o no siamo Italiani (come diceva Gaber) e mi creda, se gira un po il mondo, non è poi tanto male.

  3. Non voglio entrare in merito ad alcun giudizio o considerazione sulle questione sollevate,quello che penso in merito l’ho già espresso.Consideravo come la Sardegna gode in virtù dell’articolo 116 della costituzione del 1948, il riconoscimento di un’autonomia con il conferimento di regione a statuto speciale che suppongo dia anche privilegi in materia di finanza regionale.Ora si potrebbe sollevare un mare di eccezioni e di controsservazioni, ma questo è un fatto di cui godono solo cinque regioni.Nel bene o nel male ricordiamolo.

    1. Se vai in Trentino, val d’Aosta o Friuli vedrai che lo statuto lo utilizzano bene nell’interesse delle loro comunità, sulla Sicilia non mi pronuncio non essendoci mai stato.
      La Sardegna potrebbe fare molto meglio se qualcuno iniziasse ad applicare un minimo di meritocrazia e cultura dell’efficienza.
      Abbanoa, Sanità, Forestale (solo per citare i casi più eclatanti) sono gestiti “talvolta” con criteri a dir poco improvvisati e senza controlli adeguati, con spendita di risorse pubbliche notevoli; e certo non si può dar colpa allo stato per le inefficienze della regione, ma anche di molti comuni o altri enti intermedi super burocratizzati.

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