Galiziano e Portoghese, in origine la stessa lingua: e oggi?

By Redazione Mar 7, 2017

Il Galiziano moderno, ufficiale nella comunità autonoma di Galizia (Spagna) e il Portoghese, hanno avuto origine da un comune antenato medievale, una lingua spesso definita Galiziano-Portoghese. Quella lingua si sviluppò nel Regno di Galizia, che copriva il territorio dell’attuale Galizia e del nord del Portogallo. Quindi in un certo senso possiamo dire che… il portoghese in realtà è nato in Galizia!

Il più antico documento in galiziano-portoghese

Nel 13° secolo divenne lingua scritta e coIta, con un continuum tra le diverse varianti e dialetti. Le vicende politiche però portarono a una separazione del regno galiziano, tra la Spagna – la cui lingua dominante era il castigliano (spagnolo) e il Portogallo. Anche la pronuncia e la grafia del galiziano sono state fortemente influenzate dallo spagnolo. Dal 16° secolo, inoltre, nella Galizia spagnola il galiziano smise di essere usato per scopi ufficiali (documenti e usi legali) e divenne di fatto una lingua orale, usata in casa, nella vita dei villaggi ma anche nelle lettere private e in opere teatrali e musicali. Però la lingua-tetto ufficiale divenne lo spagnolo.

La domanda che oggi molti si pongono è: galiziano e portoghese possono essere considerati due varianti della stessa lingua o sono in effetti due lingue diverse, per quanto strettamente legate? La questione è controversa, e influenzata certamente da ragionamenti politici.

Ci sono linguisti che le considerano varianti di una stessa lingua, come Lindley Cintra, che considera le differenza di scrittura e di pronuncia irrilevanti, mentre altri, ad esempio Pilar Vázquez Cuesta, dice che le divergenze di pronuncia, ortografia, ma anche parte del vocabolario e di morfologia e sintassi, ne fanno a tutti gli effetti due lingue separate. Alcuni anni fa un deputato galiziano al Parlamento europeo sostenne di non sentire il bisogno che il galiziano fosse reso lingua ufficiale dell’Unione, perché sentiva la sua lingua madre pienamente rappresentata dal portoghese.

E la gente comune che ne dice? Più che cercare di stabilire in modo scientifico se si tratti di due lingue o di una sola, la maggior parte delle persone – galiziane o portoghesi – si concentrano sulla comprensione reciproca. Leggendo questo filone sul sito di domande-risposta Quora si leggono risposte del tipo “sono quasi la stessa lingua” o “il galiziano sembra uno spagnolo che sta parlando portoghese”.  Qualcuno si lamenta che non ci sia abbastanza conoscenza reciproca: “Alla tv [portoghese] hanno intervistato un galiziano. Si capiva quasi tutto ma lo hanno sottotitolato”. Per arrivare a pareri scientifici, lo studioso Robert A. Hall, Jr. nel 1989 stimò l’intercomprensione tra i due idiomi all’85%. 

Sede del governo della Galizia e del comune di Santiago de Compostela

Le istituzioni politiche e linguistiche, sono divise: l’Istituto della Lingua Galiziana sostiene che Galiziano e Portoghese dovrebbero essere considerate lingue differenti. L’ortografia standard differisce molto da quella del portoghese, in parte per via di differenze fonologiche, in parte per l’uso delle convenzioni ortografiche dello spagnolo, che in realtà ignora molte delle particolarità fonetiche del galiziano, ad esempio le vocali aperte differenziate dalle chiuse, concetto inesistente in castigliano.

Anche la Reale Accademia Galiziana, supremo organo di regolamentazione della lingua, sostenuta dall’amministrazione della comunità autonoma di Galizia, propende per il galiziano come lingua ibero-romanza indipendente, seppur con strettissimi legami col portoghese e i suoi dialetti settentrionali.

Dall’altro lato l’Associaçom Galega da Língua (Associazione Galiziana della Lingua) e l’Accademia galiziana della Lingua Portoghese, fanno invece parte del cosiddetto “movimento reintegrazionista“, il quale sostiene che le piccole differenze esistenti non bastano a giustificare due diverse lingue. In quest’ottica il Galiziano è semplicemente una variante del continuum Galiziano-Portoghese, così come il portoghese brasiliano, il portoghese africano o il galiziano dell’Estremadura.

Sul piano istituzionale politico, ci sono stati recentemente dei passi simbolici verso il reintegrazionismo: nell’ottobre 2016 il consiglio municipale della città di Santiago de Compostela, capitale della Galizia, ha approvato all’unanimità la richiesta d’ingresso come membro osservatore della Unione della Capitali di lingua Portoghese (UCCLA). A novembre dello stesso anno il Consiglio della Cultura Galiziana (Consello da Cultura Galega) è stato ammesso come osservatore alla Comunità dei Paesi di Lingua portoghese (CPLP).

Quali similitudini possiamo trovare con la lingua corsa e il suo parente più stretto, l’italiano?

Beh, corso e italiano non sono mai stati la stessa lingua. Entrambi originano dal latino, ma le parlate corse si sono sviluppate con la lingua-tetto del toscano, e il popolamento dell’isola (dall’anno 1000 in poi) fu fortemente influenzato dall’afflusso di persone dalla Penisola (prima dell’amministrazione pisana l’isola contava 3000 abitanti, al termine duecento anni dopo erano 30000). Il còrso è dunque cresciuto accanto all’italiano, ne condivide quasi tutte le strutture morfosintattiche e grandissima parte del vocabolario. I Corsi, dai documenti disponibili, erano per la maggior parte bilingui: parlavano la loro variante di còrso in casa e nel villaggio, ma ascoltavano a messa le prediche del prete in lingua italiana, così come l’istruzione veniva impartita in italiano. Chi sapeva scrivere, per le lettere o i conti di casa, usava l’italiano, pur essendo madrelingua corsofono. Il còrso divenne, tra la fine dell’800 e il 1970, una lingua a tutti gli effetti, e così oggi deve essere considerata. Certamente separata dall’italiano, anche se ad esso vicinissima.

La considerazione più importante nel comparare il rapporto corso-italiano con quello galiziano-portoghese è però quello culturale. O meglio, della prospettiva culturale.

Infatti, i differenti atteggiamenti verso lo status del galiziano, identificano anche due diversi punti di vista politico-culturali. Il considerare il Galiziano come lingua indipendente implica solitamente anche un voler ridurre i suoi contatti con la cultura portoghese, lasciandolo di fatto come una semplice lingua minoritaria all’interno dello Stato spagnolo, con scarsi strumenti per controbattere l’influenza culturale e linguistica del castigliano (unica lingua ufficiale in Galizia dal 18° secolo al 1975). Chi invece vede il Galiziano come parte della Lusofonia, pur senza negargli le sue caratteristiche particolari (un po’ come per lo Svizzero-tedesco), cambia di fatto il punto di vista culturale, spostandolo dalla sfera spagnola a quella portoghese.

La questione di fondo si è posta e si pone in Corsica come in Galizia: restare nel proprio piccolo lago, rischiando che questo si prosciughi portando alla morte, o gettarsi nel mare più ampio che c’è lì accanto, con più opportunità ma anche col rischio di vedere “diluita” la propria identità?

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5 thoughts on “Galiziano e Portoghese, in origine la stessa lingua: e oggi?”
  1. L’unico futuro linguistico per una Corsica non francofona è la lingua corsa. Il corso deve essere parlato quotidianamente tra la gente ed istituzionalmente anche a detrimento del francese. Questo se si vuola salvare la Corsica. Diversamente sarà solo la Corse.

    1. Siamo d’accordo. Ma la legge non permette la co-ufficialità, il lessico istituzionale è da costruire, e la gente semplicemente non lo parla, se non (e sempre meno) nei villaggi. La lingua corsa oggi per molti corsi non è una lingua madre. Devono impararla a scuola, scegliendola a discapito di altre lingue. E l’utilità è (purtroppo) un criterio di scelta sempre più in voga. Ora: l’intercomprensione altissima con l’italiano (e con molte lingue regionali d’Italia) apre le porte a una comunità di oltre 60 milioni di persone e a una cultura prestigiosa, che ha fatto parte dell’isola per secoli. Lei crede che ignorare questo sia un bene per l’obiettivo di una Corsica non (solo) francofona ?

    2. lo scopo del bilinguismo non e di soppiantare il francese ma di dare al corso un posto suo non facciamo lo stesso errore che ha fatto la francia con i nostri nonni cioé di voler imporre il francese a tutti i costi oramai che ci piaccia o no anche il francese fa parte della nostra storia d’altronde chiedere di impore il corso come sola lingua ufficiale non si puo fare per il semplice motivo che non é abbastanza codificato per riempire questo ruolo

  2. I Ticinesi la cui costituzione all’Art. 1 recita: “Il Cantone Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane.” non si sognerebbero mai di rifiutare la propria Cultura Italiana, eppure continuano anche a parlare la loro Lingua locale, spesso insieme alle altre Lingue ufficiali in Svizzera. I Ticinesi sanno che senza l’appoggio alla Lingua Italiana probabilmente oggi non avrebbero neppure la loro Lingua madre; una Lingua locale può sopravvivere solo se può integrare nel tempo nuovi vocaboli che può donare solo una Lingua con un certo bacino di parlanti. I dialetti italiani ancora molto parlati nonostante quello che si pensa, pescano ovviamente dall’italiano. Per quello che mi riguarda io e tutti i siciliani che conosco parliamo sia l’Italiano che il Siciliano. Forse che come in Ticino e in Sicilia l’accostamento e non il rifiuto della Lingua italiana ha garantito l’esistenza anche delle Lingue locali?. Per il Corso il discorso è un pò diverso: questo non può alla lunga acquisire dalla Lingua Francese in quanto molto diversa e alla lunga snaturerebbe il Corso, prima riducendolo a un misto franco-corso e poi facendolo sparire del tutto. Con l’Italiano sarebbe diverso: come dimostrano le altre parlate Italo-romanze il Corso può sopravvivere benissimo se si accosta all’Italiano anzichè allontanarlo. Grazie dell’attenzione.
    P.S. Neanche i Ticinesi hanno molta… simpatia per l’Italia e gli Italiani.

  3. I Ticinesi chi anu na Costituzione propria chi all’art 1 rici: “Il Cantone Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane.” mai putissunu pinsare ri bannunare a propria curtura Italiana, e sparti parrunu macari a lingua nativa propria ensemmula all’atri Lingui ufficiali ra Svizzera. I Ticinesi sanu chi se nu sassunu puiatu sempre a Lingua Italiana oggi nu avussunu mancu a lingua Ticinesi. Na Lingua lucale o nustrale po’ durari sulu se po’ nserire novi vocabbuli che po’ dari sulu natrà Lingua chi parranu un certu nummiru ri pirsuni. I dialetti italiani chi o cuntrariu ri commu si pensa, su ancora parrati quasi ri tutti, piscunu ri l’italiano. Io pozzu diri chi io e tutti i siciliani chi canusciu, parrammu sia u sicilianu chi l’italianu. Sarà chi sia in Ticinu chi in Sicilia, aviri avuto sempre vicino a Lingua Italiana ha iutato a durare macari i lingue Lucali?. Po’ Corsu u discursu è diversu: Iddu nu po’ piscari rò Francisi pirchì è troppu diversu e a fini po’ sulu scacciari u Corsu, primma ridducennulu a na spece ri mistu corsu-francisi e poi facennulu spariri completamenti. Cu l’italianu a cosa sarebbi diversa, Se u Corsù si vvicina all’italianu allura a cosa cancia, commu dimostrunu tutti l’avitri Lingue Italu-rumanze, u Corsu po’ durari se si accosta all’italianu inveci di luntanarlu. Graie a tutti.
    P.S. Mancu ai ticinesi piaciunu l’Italia e l’Italiani

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