Christian Troadec, un candidato regionalista alle Presidenziali

I grandi partiti nazionali, si sa, non sanno (o non vogliono, o non possono) abbandonare il principio dell’articolo 2 della Costituzione, interpretato nel senso – un po’ giacobino – che il francese debba essere non semplicemente la langue de la République, ma l’unica e la sola. Introdurre co-ufficialità di altre lingue, o privilegi fiscali o altre misure, significherebbe discriminare gli altri cittadini francesi.

Oltre ai candidati dei grossi partiti, Fillon, Macron, Le Pen, ci sono però decine di altri candidati “minori”. Abbiamo parlato in passato di Oscar Temaru, già presidente della Polinesia francese e indipendentista nella sua terra, e parliamo oggi di Christian Troadec, sindaco bretone da sempre attivo nel movimento regionalista.

Troadec, che ha visitato la Corsica in luglio per raccogliere le 500 sponsorizzazioni necessarie a poter correre ufficialmente per l’Eliseo, promette di portare avanti un programma nazionale attento alle esigenze delle comunità locali e delle loro identità.

Sostiene che lo Stato si è fatto di anno in anno più centralista, che sia Nicolas Sarkozy che François Hollande, la decentralizzazione ha regredito. Occorre dunque cambiare paradigma.

Riguardo la Corsica, la prima cosa che farebbe, dice, è recepire la richiesta di co-ufficialità della lingua corsa, e così con altre lingue regionali dell’esagono, così come quella di uno status di residente.

Sulla possibilità concreta di portare questi temi sul piano nazionale in un dibattito presidenziale, Troadec dice che il problema vero è che questi temi sono stati caricaturalizzati nel tempo, e ci vorrebbe dunque un lavoro di verità, per evitare che richieste “assolutamente naturali e ragionevoli” vengano snaturate e presentate in modo ridicolo.

Il primo passo da compiere, però, è quello di ottenere l’appoggio di 500 eletti entro il 21 marzo, data in cui sarà compilata la lista ufficiale dei concorrenti. E il cammino è assolutamente in salita.

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