La cultura del ballo tradizionale in Gallura: un ponte fra Corsica e Sardegna

Un mese fa si è tenuto presso il CIQ, Centro Internazionale di Quartiere di Milano un «Laboratorio di Ballo e Concerto» incentrato sulla Gallura, ovvero quella parte di Sardegna che ancora oggi mantiene strettissimi legami culturali e linguistici con tutta la Corsica.

Evento sui Baddi Gadduresi tenuto a Milano il 24 novembre 2019

Dopo aver impiegato le prime 2 ore al mattino per vedere il passo torrau (ballato nelle regioni centrali dell’isola) l’intero pomeriggio è stato dedicato finalmente ai balli del Nord-Est sardo grazie al maestro Salvatore Panu.

Esperto di canto tradizionale (nonché suonatore provetto di fisarmonica e organetto) Panu vive a Bologna dove ha fondato il Centro Ivan Illich per lo studio delle tradizioni musicali del Mondo intero – spaziando dall’Africa nera all’America Latina, ma tenendo sempre un “occhio di riguardo” per la Sardegna, sua terra d’origine.

Dopo aver parlato del «Baddhittu» e della «Danza con dui passi» ad esso collegata, Il laboratorio si è focalizzato sul Ballu a Passu nelle sue diverse varianti – una danza “peculiare” del Nord della Sardegna – facendo infine ballare i presenti attraverso il canto non suo, ma delle stesse persone che avevano appena partecipato al Laboratorio: divise in “gruppi” a seconda che facessero il basso, la prima o la terza voce, hanno “declinato” le varie melodie secondo quel «canto polifonico» che accomuna da sempre la Corsica alla Sardegna.

A seguire, Panu ha dato anche una “panoramica veloce” sulle altre ritmiche presenti in Gallura, concentrandosi in special modo su Tempio Pausania, una regione interna dove al mattino anche Ines Sau aveva evidenziato la presenza di una tradizione «altra» rispetto al resto dell’isola.

Panu ha infine parlato della Scottis, vero e proprio trait d’union con la Corsica dove esiste la Scuttiscia – al Sud chiamata Scurtiscia.

E’ l’unico «ballo di coppia» che abbia preso piede in Sardegna, terra di danze «di gruppo» per antonomasia: Gli altri sardi, infatti, non considerano questo ballo come «facente parte» delle loro tradizioni, mentre proprio in Gallura questa danza “prende piede” sin dalle sue prime apparizioni nel 1800.

Questo ballo unisce Corsica e Sardegna al resto dell’Europa almeno da due secoli; non se ne conoscono esattamente le origini: forse una danza dei giovani mandriani elaborata in Scozia, come suggerirebbe il nome?

In ogni caso, si legge che una danza «detta Scottish» compare in Francia verso il XIX secolo, originaria dell’Inghilterra o della Germania. Secondo altri è stata introdotta nel 1848 in Inghilterra sotto il nome di «Polka tedesca» e poi rinominata «Scottish» agli inizi del Primo conflitto mondiale per evitare ogni riferimento alla Germania: l’etimologia del nome infatti, farebbe riferimento al termine tedesco scottischer, ossia «passo scozzese».

Che differenza esiste fra le Scottish delle sue isole? in Corsica possiede la “struttura in passi” così come appare in altre parti del Continente Europeo, ovvero 1-2 1-2 a sinistra, 1-2 1-2 a destra, e poi 1-2-3-4 girando su se stessi, tramite differenti «figure» che i ballerini eseguono secondo il loro estro personale.

In Gallura invece tale passo ha una struttura più lunga (addirittura in 16 battute!) con una melodia leggermente diversa, più sincopata e veloce rispetto alla Scottish tradizionale.

In Sardegna, questa danza è ballata principalmente a La Maddalena (isola che “guarda in fronte” direttamente a Bonifacio, sull’omonimo stretto) ma un tempo era diffusa anche nel resto della Gallura all’interno della «cultura degli stazzi» – ovvero le grandi case di campagna in cui si riunivano i vari clan famigliari fino al secondo/terzo grado di parentela – e che funzionavano da vere e proprie “unità di produzione contadina” fino ad almeno 50 anni fa.

Il canto a tenores faceva da “sottofondo melodico” a tutto questo, laddove in Corsica si usavano i violini tradizionali accompagnati da organetti e fisarmoniche.

Altre sonate riscoperte da Panu sono «Lu dui in tre» e «Lu tre in cincu», che lo studioso ha “ripreso” da un pastore conosciuto nelle valli interne del Nord isolano (fra Olbia e Aglientu) il quale ha eseguito in esclusiva per lo studioso le sue personali “varianti” – sia in forma di ballo che di canto – per queste due splendide danze.

Ringrazio per queste informazioni l’instancabile Michele Cavenago, fondatore dell’Associazione Lo Stivale che Balla, sempre attivo sul campo con corsi e laboratori di ballo tradizionale, non dimenticando mai la «ricerca sul campo» come base del suo lavoro.

Alessio Vic Stretti

Laureato in "Conservazione dei Beni Culturali" presso l'Università di Genova, il suo amore per la Corsica nasce nel 2005, dopo aver girato ogni angolo dell'isola in cerca dei suoi tesori naturali e artistici. La sua poesia in lingua corsa «Una preghèra da Genuva à l'isula bella» (presentata al concorso “Tropea, onde mediterranee” del 2009) e la sua Tesi di Laurea «L'architettura in Corsica e le regioni tirreniche fra l'Alto Medioevo e il XIV secolo» (2007) appaiono sulla rivista online A Viva Voce diretta da Paul Colombani.

By Alessio Vic Stretti

Laureato in "Conservazione dei Beni Culturali" presso l'Università di Genova, il suo amore per la Corsica nasce nel 2005, dopo aver girato ogni angolo dell'isola in cerca dei suoi tesori naturali e artistici. La sua poesia in lingua corsa «Una preghèra da Genuva à l'isula bella» (presentata al concorso “Tropea, onde mediterranee” del 2009) e la sua Tesi di Laurea «L'architettura in Corsica e le regioni tirreniche fra l'Alto Medioevo e il XIV secolo» (2007) appaiono sulla rivista online A Viva Voce diretta da Paul Colombani.

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