Istria, un regionalismo fallito

By Gianna Duda Marinelli Mar 30, 2017 #istria

Un ricordo di Ivan Corrado Pauletta primo Presidente della DDI
Capo Promontore (Pola) 1936 – Pola 2017

 

Un’infanzia a Ventimiglia dove suo padre aveva prestato servizio nelle  “Guardie Confinarie”, la vita trascorsa a Promontore (Pola – Istria) nell’ex  Iugoslavia, luogo di origine della mamma, dove erano ritornati ed aveva percorso tutta la prima parte del suo iter scolastico conclusosi a Zagabria come ingegnere meccanico.  In sintesi questa è stata la vita complessa di Giovanni Corrado Pauletta, in Istria conosciuto col nome di Ivan ed in Italia con quello di Corrado (22/12/1936 – 18/03/2017). Corrado, perché così desiderava essere chiamato dagli amici assieme all’avv. Martinci(c) e all’imprenditore Mario Sandri(c) è stato uno dei 3 fondatori del partito regionale istriano DDI (Dieta Democratica Istriana), accanto agli ideatori altri 14 sostenitori. Ivan Corrado Pauletta nel 1990 è stato il primo presidente del movimento regionale che nelle elezioni seguite al dissolvimento della RSFJ  (Repubblica socialista federale jugoslava) aveva avuto più del 70%  delle preferenze. Pauletta è stato il primo rappresentante della DDI al Sabor (Parlamento) di Zagabria poi, per ingerenza nazionale ed internazionale il movimento è stato retto da ‘altri’ rappresentanti, mentre i fondatori venivano emarginati o addirittura espulsi. L’irrazionale ideologia che aveva smembrato l’Istria  di cui la parte più estesa era stata assegnata alla Croazia non era stata accettata dai fondatori della Dieta e dai suoi sostenitori. Viene quindi boicottato o  meglio ignorato, anche un nuovo movimento  fondato e registrato dagli irriducibili primi dietini, denominato Terra Histria.

Come era ovvio, le notizie sulle pubblicazioni e sugli articoli di Pauletta che continuava a stimolare l’interesse degli Istriani sottolineando la particolarità della regione che venivano sistematicamente oscurati. E’ evidente che la vita dell’ ex deputato era diventata difficilissima sino dal fallimento della prima Dieta.

Ora che ha superato “il ponte”, “forse” è possibile comprendere il pensiero di un politico Istriano, un convinto regionalista – autonomista che guardava sempre in direzione dell’antica madre Venezia e tanto oltre, ma che non poteva aderire all’associazionismo finanziato. Pauletta, in tempi bui, aveva avuto il coraggio di analizzare la tattica che ha causato lo smembramento e la cancellazione della popolazione dell’Istria costiera ed interna ottenuta  con prepotenza, dimentichi dei principi dei Diritti Umani. La crudele offensiva già palese dopo l’8 settembre 1943 con il Pronunciamento di Pisino (Pzinka Deklaracija) portato avanti con il “terrore”, non poteva che concludersi con l’Esodo sia degli Optanti che dei “Fuggitivi”, una schiera di giovani cui il regime di Tito non avrebbe mai dato il permesso di abbandonare il paradiso della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Pauletta era stato uno dei 3 ideatori della Dieta Democratica Istriana, in croato Istarski Demokratski Sabor ed in sloveno Istarski Demokratski Zbor. Nota con gli acronimi IDS – DDI è stata fondata a Pola il 14 febbraio 1990, della quale Pauletta era stato il primo Presidente (DDI 7 luglio 1990), nel 1993 deputato al Sabor (Parlamento) di Zagabria ed in fine “dietino dissidente”. Qualche anno fa ha pubblicato due volumi con i quali con voce chiara, si è rivolto ai politici Italiani ed Europei cercando inutilmente sostegno. Nel 1999 aveva  pubblicato un piccolo volume intitolato “Histria  collage” diviso in due parti, l’una in italiano, l’altra in croato. L’ex deputato, pur non avendo trovato la formula per risanare le ferite mortali inferte alla gente dell’Istria aveva  cercato con caparbietà una cura nel regionalismo.
La prima pubblicazione era stata completata quando gli elettori, i fondatori ed i dirigenti della “Dieta” avevano ancora qualche speranza di realizzare, almeno in parte, l’agognata programmata autonomia regionale.
Nel capitolo “L’imperativo è ribattezzare (senza l’acqua santa)” si legge: “La storia dell’Istria non è iniziata con Roma, né con la nascita di Cristo, con Venezia, ancor meno con Napoleone, non è iniziata neppure con l’Austria – Ungheria, con l’Italia, con la Jugoslavia, tantomeno con l’”eterna” Croazia“.
L’autore continua interrogando un ignoto interlocutore: “E’ stato l’egoismo, civile, politico a “spostare”, anche falsando, il momento della verità sull’Esodo e le crudeltà del regime Comunista durante e dopo la Guerra? Si lo è stato. Perché lo stesso egoismo fa parte dell’oggi. Quando tanti non si guardano ancora indietro, perché oggi bisogna guardare caparbiamente “avanti”.” La sua conclusione: “Si tratta di un pensiero miope, quello che indica di guardare a tutti i costi al futuro“. Non meno coraggiosa l’Appendice nella quale l’autore non usa mai l’inflazionato vocabolo “democrazia” ma ricorda: “Le storiche decisioni sull’unione dell’Istria alla Madrepatria dell’autunno del 1943″, questo è stato l’alibi per cui un immaginario chirurgo ha potuto staccare geograficamente l’Istria dalla Penisola Italiana per innestarla nella Balcania”. Pauletta  cita poi alcune date sottolineando l’illegalità delle decisioni: “È questa la definizione più ricorrente usata per indicare gli avvenimenti relativi a quanto avvenuto a Pisino il 13, (20) e 26 settembre 1943. Soltanto pochi giorni prima, l’8 settembre, c’era stata la capitolazione del Regno d’Italia. Desta non poca meraviglia e ammirazione la celerità con la quale si sono svolte quelle vicende. Chi, come e quando ha scritto, o meglio, designato i “compagni” che dovevano, si fa per dire, decidere? A chi poteva o doveva unirsi l’Istria? Il governo del Regno e il principe reggente Pavle erano in esilio. Il governo era diviso proprio fisicamente tra il Cairo e Londra.
Si intendeva forse che ci si doveva unire con la Croazia Ustascia – NDH? La seconda e nuova Jugoslavia, quella di Tito dell’AVNOJ (Consiglio Antifascista di Liberazione popolare della Jugoslavia), non esisteva ancora né in senso territoriale e ancor meno in senso giuridico. Perché non è stato indetto il plebiscito sull’annessione?”. “Ci siamo mai chiesti come si sono sentiti gli Italiani dell’Istria che gli Ebrei, i Magiari e i Tedeschi, quando sono dovuti andarsene da altri territori ceduti alla RSFJ, quando il regime ha nazionalizzato i loro beni, quando hanno portato nelle loro case altre persone? Passeggiando per Pola ci siamo mai interrogati, chi abitava in quelle case di chi erano e che cosa si vendeva in quei negozi?“. In questa ultima domanda l’autore comprende anche se stesso e chiude il cerchio che era iniziato con alcune parole tratte da “Il ritratto di Dorian Gray”: “Posso tollerare la forza bruta ma la ragione bruta è veramente insopportabile. C’è qualcosa di ingiusto nel suo uso: è come colpire l’intelletto all’inguine. La morale moderna consiste nell’accettare i parametri della propria epoca. Io penso che per un uomo colto l’accettare i parametri della propria epoca sia la forma più bassa d’immoralità”.

Per affiancare la DDI nel 1998 nesceva a Trieste l’Associazione Culturale Giuliana con lo scopo di difendere e vivificare la cultura giuliano – veneta nel territorio della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia. Questa Associazione, con un contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, era riuscita  a finanziare il volumetto Histria Collage di I.C.Pauletta.

Presentato a Pola ed in altre cittadine istriane, per interessamento del prof. Giulio Vignoli, innanzi ad un folto pubblico veniva  commentato all’Università degli Studi di Genova. Non va dimenticato che per ricordare la viticultura tradizionale, l’agronomo Vido Vivoda  nel 2004, sempre con il contributo della Rfv pubblicava   il volume, in versione italiana e croata, Il mavasia Istriano che era stato presentato in primavera di quell’ anno al palazzo Tacco di Capodistria.

Trascorsi sei anni I. C. Pauletta pubblicava in croato “Bjegunci” (I fuggitivi) sottotitolato “Riappropriamoci della Storia, della verità della vita di ieri”. Il volume era stato presentato dall’editore Nenard Popović che affermava: “Si tratta di un libro – testimonianza in cui l’autore ha descritto quanto hanno dovuto affrontare 19 fuggitivi, giovani anelanti alla libertà, assetati di vivere con dignità e semplicità“, ed ancora: “I racconti di Pauletta sono stati scritti con l’occhio del reporter, di chi non arretra dall’occuparsi di verità scomode, quelle dalle quali ancora molti rifuggono. L’autore non ha indulto in falsi sentimentalismi, confrontandosi con la realtà di quelle fughe, alcune finite male altre conclusesi oltreoceano. Sono episodi di vita svoltesi tra gli anni Cinquanta e Sessanta“.
I protagonisti sono giovani per lo più nati tra il 1935 ed il 1940, che adolescenti si erano trovati in uno Stato cui non sentivano di appartenere cui mai sarebbero stati concessi i documenti necessari per lasciarlo. Questi stessi ragazzi che volevano andarsene a tutti i costi, per l’età non potevano aver avuto parte nella tragedia degli Istriani ed è probabile che non fossero figli o nipoti di coloro che l’avevano avuta. Essi, già sufficientemente insofferenti, al rilascio della prima Carta di Identità avevano avuto la prova ufficiale di essere dei “diversi”. La burocrazia della Repubblica Federativa aveva previsto ancora una volta di discriminare gli Istriani dividendoli in due classi A e B. I prossimi “biegunci” erano venuti a conoscenza che i loro genitori, solitamente sopravvissuti perché persone ininfluenti ed indifesi, avevano nascosto ai figli di essere stati schedati come Italiani cui era stata rigettata più di una volta l’Opzione per rimanere cittadini Italiani. I prossimi “fuggitivi” divenuti maggiorenni, meravigliati hanno dovuto notare il “colore verde” della loro prima Carta di Identità, di “colore blu” il documento di Identità sia degli allineati con il regime che dei nuovi numerosissimi arrivati dalle varie parti della Jugoslavia.
Nel 2005, per un momento è sembrato che l’autore dei due scritti non fosse più isolato infatti, mentre l’Editore aveva concluso la sua presentazione dicendo: “Si tratta di uno scritto testimonianza con “funzione terapeutica e liberatoria” col quale Pauletta ha voluto saldare un conto che altri non hanno voluto saldare”, il poeta croato Daniel Nacinovic si è espresso così: “l’autore ha fatto suoi gli eroi – antieroi perdenti”: quelli che, presenti o assenti, ci stanno ancora aiutando a camminare lungo l’impervia strada della convivenza solidale.”
Per l’autore delle due pubblicazioni, gli “eroi” della tragedia Istriana erano “eroi perdenti”. Resta da chiedersi quale messaggio avrebbero dovuto portare “I fuggitivi.”
Mentre in Istria i tentativi  della Dieta erano falliti, Pauletta aveva ancora fiducia nei colloqui avuti con alcuni rappresentanti della politica Italiana;  anch’essi sarebbero poi finiti squallidamente.

Gianna Duda Marinelli

Autrice triestina, nota studiosa esule dall'isola di Cherso (Cres), da lungo tempo s'interessa ai temi dell'Istria, di Fiume, della Dalmazia, e ha favorito di persona incontri e amicizie tra persone di queste terre.

By Gianna Duda Marinelli

Autrice triestina, nota studiosa esule dall'isola di Cherso (Cres), da lungo tempo s'interessa ai temi dell'Istria, di Fiume, della Dalmazia, e ha favorito di persona incontri e amicizie tra persone di queste terre.

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