Quando nella commissione europea regnava un “piccolo grande còrso”

Ebbene sì, quando arrivai nel lontano ottobre 1972 la mia vita professionale in Commissione ebbe inizio – per finire nell’ottobre 2007 – presso quella Direzione Generale che era indicata all’epoca DG VIII e che aveva il Direttore Generale di nazionalità tedesca ed il Direttore Generale aggiunto responsabile per il Fondo Europeo di Sviluppo: Monsieur Jacques Ferrandi, detto dagli italiani “Il Duce”, dai francesi ed altri a seconda…”Napoléon” o “l’Empereur” e dalle élites africane “Monsieur FED” (acronimo francese per il Fondo Europeo di Sviluppo).

Facciamo un passo indietro di una quarantina d’anni, anzi 45 per l’esattezza, e vediamo cosa era l’Europa, o meglio la Comunità Europea per non dire il Mercato Comune, in quei giorni.

Prima di tutto era composta da sei Stati sovrani, i tre paesi del Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo) e la Francia, la Germania e l’Italia. Avevano firmato insieme i Trattati di Roma il 25 marzo 1957 ed avevano percorso in modo un po’ pioneristico i primi anni di attività decidendo di eleggere per le “nuove” istituzioni europee sedi “provvisorie” a Bruxelles e Lussemburgo.

Gli stessi sei avevano creato qualche anno prima, nel 1951 la CECA , la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, accordo firmato a Parigi ed entrato in vigore nel luglio del 1952 per mettere in comune le risorse necessarie alla ricostruzione dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale… era un bel passo in avanti ma ci si rese conto in fretta che non sarebbe bastato un accordo così limitato per assicurare un avvenire di pace visto quello che stava avvenendo in quei tempi nel mondo…

La guerra fredda ed i due blocchi, la guerra di Corea, la fine della guerra d’Indocina con la disfatta francese a Dien Bien Phu, la crisi di Suez contro la nazionalizzazione del canale da parte di Nasser e la successiva guerra con israeliani , francesi e britannici contro l’Egitto appoggiato dall’Unione Sovietica…

Strana guerra che dettò la fine delle “invasioni coloniali” per Francia e Regno Unito, che vide per la prima volta Stati Uniti ed URSS ed anche il Canada “bacchettare” gli europei ed Israele obbligandoli a lasciare il Canale, senza dimenticare nel frattempo la tragedia dell’invasione dell’Ungheria nel novembre del 1956.

Pagina tristissima che vide purtroppo anche in Italia personaggi di primissimo piano dell’allora Partito Comunista Italiano (PCI) giustificare quell’atto gravissimo . Per fortuna molti altri esponenti dello stesso partito lo abbandonarono proprio a causa di tale atteggiamento.

In realtà fu proprio questa situazione “mondiale” che affrettò i tempi e convinse i sei a firmare…

Perché il progetto del Mercato Comune e di conseguenza la creazione della CEE da un lato e dell’Euratom con la creazione della CEEA, dall’altro, prevedeva anche nella parte IV “l’associazione dei paesi e territori d’oltremare” alla CEE.

Cosa voluta – per non dire imposta – dalla Francia con l’appoggio del Belgio per fare in modo che anche le loro colonie potessero avere migliori possibilità di sviluppo approfittando degli aspetti benefici dell’integrazione comunitaria…

A tutto questo si aggiungeva la “complicazione” dell’inizio del processo di decolonizzazione che si stava avviando e la volontà di mantenere “legami” privilegiati con i futuri stati sovrani .

Se la Francia in primis aveva le sue buone ragioni ed il Belgio pure (in realtà la Corona belga perché il Congo Belga era proprietà del Re dei Belgi) anche i Paesi Bassi avevano le loro colonie e la nostra Italia aveva l’amministrazione fiduciaria della Somalia (ex-colonia italiana). Ma di certo la Germania ed il Lussemburgo non avevano grandi interessi in merito… e in fondo nemmeno più di tanto l’Italia ed i paesi Bassi visto e considerato che i beneficiari erano esclusivamente paesi francofoni dell’Africa.

Considerando inoltre che questa decisione unilaterale dei sei prevedeva una prima dotazione di più di 581 milioni di unità di conto (corrispondenti all’epoca al dollaro) per una durata dal 1958 al 1963 nell’ambito del 1° Fondo Europeo di Sviluppo e che Francia e Germania contribuivano entrambe con il 34,41% seguite dal Belgio ed i Paesi Bassi con il 12,04%, l’Italia con il 6,88% ed infine il Lussemburgo con lo 0,22% si può capire la titubanza del Cancelliere tedesco Adenauer che non solo aveva lo stesso onere della Francia ma non sapeva come giustificare ai suoi concittadini un tale sacrificio… e la storia ci racconta che durante le discussioni in merito ad una esternazione del capo del governo francese relativa all’accesso in europa delle banane africane-pensando di avere un argomento convincente visto che la Germania era e resta grandissima importatrice di banane- il Cancelliere gli rispose che il suo paese aveva già degli accordi specifici in merito con dei paesi dell’america latina.

Personalmente ritengo – e non sono il solo – che dopo aver visto l’attitudine degli Stati Uniti verso l’Ungheria invasa, la paura di una riunificazione tedesca tramite l’Armata Rossa abbia convinto il Cancelliere, certamente europeista al cento per cento, a essere protagonista e padrino di una nuova Europa.

La Commissione Europea cominciò ufficialmente i suoi lavori all’inizio del 1958, composta da nove membri,due per Francia,Germania e Italia ed uno per ogni paese del BENELUX .

Il presidente della Commissione era fra i nove Commissari, ”primus inter pares”, e per i primi due mandati fu Walter Hallstein, di nazionalità tedesca. Il “portafoglio” sviluppo e quindi la gestione del Fondo Europeo di Sviluppo per i primi 15 anni di lavoro della Commissione fu sempre affidato ad un Commissario francese e  messo in opera via la Direzione Generale dello Sviluppo… la famosa DGVIII.

E sempre per tradizione almeno per i primi 15 anni ed anche un po’ oltre, il Direttore Generale della VIII fu sempre di nazionalità tedesca.

E quando arriva Jacques Ferrandi? Nel 1958 diventa capo di gabinetto del Commissario francese responsabile dello sviluppo al posto di François Xavier Ortoli, altro figlio dell’isola di bellezza, destinato a diventare, sempre alla Commissione, Direttore Generale per il Mercato Interno e poi negli anni Presidente della Commissione stessa e poi Commissario.

Ma a onor del vero l’impronta lasciata da Jacques Ferrandi è stata tale che ancora oggi dopo ben più di 40 anni da quando lasciò la Commissione nel ’73 e scomparve purtroppo nel novembre del 2004 tutte le persone che lo hanno conosciuto, frequentato, lavorato con lui ne parlano sempre con grande ammirazione riconoscendo in lui e nella sua Direzione generale l’immagine di una personalità profondamente attaccata all’Africa ed al suo sviluppo ammettendo… in fondo… che come lui sapeva trattare, negoziare, convincere le autorità africane,nessun altro in seguito è stato alla sua altezza… non per niente i responsabili africani lo chiamavano “Monsieur FED”.

 

Nel prossimo articolo, oltre alle attività della DGVIII, vi descriverò “l’attesa“ del primo allargamento della Comunità da sei a nove Stati e l’arrivo dei nostri amici del Nord e cioè Regno Unito, Irlanda e Danimarca…

 


Articolo di F.C. Ravaglioli – Immagini tratte dal sito dell’Ue

F.C. Ravaglioli

Ha passato 35 anni al servizio dell’Europa presso la Commissione europea trattando problematiche legate ai paesi in via di sviluppo, le pre-adesioni di Spagna, Portogallo, Malta e Cipro, occupandosi anche del programma speciale Turchia. Inoltre ha vissuto nel 1972 la preparazione dell’ingresso del Regno Unito, dell’Irlanda e della Danimarca. Amicizie profonde lo legano alla Corsica e alla Sardegna.

By F.C. Ravaglioli

Ha passato 35 anni al servizio dell’Europa presso la Commissione europea trattando problematiche legate ai paesi in via di sviluppo, le pre-adesioni di Spagna, Portogallo, Malta e Cipro, occupandosi anche del programma speciale Turchia. Inoltre ha vissuto nel 1972 la preparazione dell’ingresso del Regno Unito, dell’Irlanda e della Danimarca. Amicizie profonde lo legano alla Corsica e alla Sardegna.

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