Il 7 marzo del 1785 nasceva Alessandro Manzoni, padre dell’unità linguistica italiana

By Redazione Mar 7, 2016 #lingua italiana

Abbiamo già visto sulle nostre pagine come la lingua italiana, nata dal “volgare” toscano, si sia diffusa pacificamente e progressivamente nella cosiddetta “Italia geografica”.

Ma la “questione della lingua” fu un tema che tra gli intellettuali proseguì nei secoli, dal 1300 fino a tutto il 1800, secolo che vide gran parte dell’area italoromanza unificarsi nello stato unitario d’Italia (1861).

Uno degli attori fondamentali nella questione della lingua ottocentesca fu lo scrittore lombardo Alessandro Manzoni, nato nel 1785 come oggi, il 7 marzo, che morirà all’età di 88 anni, ricoprendo la carica di senatore del nuovo Regno d’Italia.

La sua riflessione linguistica seguì due direttrici principali:

•  La lingua, partendo da premesse “illuministiche”, viene considerata in un primo luogo come “mezzo di comunicazione”, ed in quanto tale, deve essere essenzialmente chiara e compresa dal maggiore numero di persone possibile. Si tratta, quindi, dell’aspetto “pratico” della lingua.

•  La seconda motivazione è invece di carattere ideale e patriottico (l’epoca era quella delle prime guerre d’indipendenza italiane) in quanto una nazione non può dirsi veramente tale se non è unita dal punto di vista militare (“una d’arme”) e religioso (“d’altare”), ma neanche può essere considerata “una” se non si trova unita nella lingua e nel sentimento.

Lo scrittore cercherà continuamente, nelle sue opere e soprattutto nel suo romanzo-capolavoro, “I Promessi Sposi“, ancora oggi studiato in tutte le scuole d’Italia come pietra fondamentale della formazione della lingua italiana moderna, di impegnarsi attivamente nella ricerca di un nuovo italiano letterario, che risulti poi compatibile con la lingua d’uso comune, senza doversi mai identificare in essa.

Questi requisiti trovano, dal punto di vista linguistico, la loro più elevata realizzazione appunto ne “I Promessi Sposi”, la cui evoluzione attraverso le quattro stesure successive (1821, ’23, ’27, ’40), ci testimonia il carattere dinamico della problematica linguistica in Manzoni, che riesce infine a trovare una risoluzione nella cosiddetta “quarantana”, ossia la celebra edizione del romanzo che tutti conosciamo, pubblicata dall’autore dopo aver “risciacquato i panni in Arno”. Ossia ripulito il suo italiano lombardo dai regionalismi attraverso l’adeguamento al fiorentino moderno dell’epoca.

Insomma, se Dante iniziò creando una nuova lingua per gli intellettuali della penisola, il Manzoni contribuì a creare la lingua dei cittadini del nuovo stato italiano che andava nascendo, e a rendere l’italiano letterario un po’ meno lontano da quello usato nella vita quotidiana, anche se non da tutta la popolazione e non in tutti i contesti. Oggi dunque, è un compleanno importante, per la lingua italiana.

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