Morto l’ultimo madrelingua catalano in un paese dei Pirenei orientali

A fine aprile è morto Armande P., uno dei pochi madrelingua catalano nel piccolo comune del dipartimento dei Pirenei catalani di Ayguatébia-Talau (in lingua catalana Aiguatèbia i Talau). il linguista David Valls, che ora aveva stimato che non vi era circa otto madrelingua, e ricordava che con i dati a partire dal 2016, erano solo 35 nella regione storica del Capcir su circa 1.500 abitanti.

Un linguaggio scompare quando muore l’ultimo parlante. E in questa epoca di globalizzazione, si scopre che ogni due settimane muore una persona, di lingua, nel mondo. Poco importa chi questo perché se le lingue sono da intendersi e verso il basso, con l’inglese, lo spagnolo e il cinese mandarino si può fare poco per ottenere questa sopravvivenza. Sono della stessa specie che entrambi fanno perdere loro la biodiversità sul pianeta. Se ogni due settimane una lingua viene uccisa nel mondo, significa che ogni scompare due settimane un modo per comprendere la realtà scompare. Non solo un meccanismo di comunicazione, ma anche una cultura, un sistema di pensiero, comprensione e conoscenza. Un’identità, un modo di intendere la vita, i suoi valori e le sue relazioni.

Secondo l’UNESCO, che a febbraio ha presentato l’Anno internazionale delle lingue indigene, quasi la metà delle 6.700 lingue parlate nel mondo è in pericolo di estinzione e il 90% scomparirà prima della fine del secolo.

OK: no, il catalano non è nella fase terminale. Sebbene alcuni linguisti siano stati a lungo avvertiti di essere entrati nella ruota e che, almeno, è nella prima fase di quelli che portano alla scomparsa di una lingua. Cioè: bilinguizzazione. Poi arriva la perdita degli usi, e qui le prove dovrebbero avere tutte le luci lampeggianti, e infine l’interruzione della trasmissione dei genitori ai bambini. Allo stesso tempo, in alcuni casi particolari, e non vedo nessuno, c’è il fenomeno dell’interferenza: ciao, sostituzione linguistica; ciao, diglossia.

No, se parliamo dello stato della lingua in tutti i Paesi catalani, il catalano non è nella fase terminale. Se prendiamo la lente d’ingrandimento, o lo zaino, le idiosincrasie di ciascuna zona offrono un aspetto più sfumato e, in alcuni casi, molto (più) preoccupante. Perché sempre meno sono necessari per contare i madrelingua di alcuni luoghi. Un linguaggio stanco, per il quale vedo che stanno cercando finanziamenti. Sia detto E ora penso alle scuole di La Bressola, che non raggiungono grandi dimensioni, e in tutte le parole che sono state salvate per quaranta anni con nuova linfa, che non tutte sono cattive notizie.

C’è una cosa che mi fa rabbrividire per l’ultimo oratore in una lingua, la persona con cui una cultura scompare, che in molti casi è millenaria. Prima di questa perdita irreparabile, purché questa persona fosse l’ultimo oratore della lingua, questo linguaggio sull’estinzione non è stato in grado di parlare con nessuno. Non potrebbe esprimere Anche questo è di base, eh? Qual è la solitudine più profonda e vuota, quella che diventa muta.

Non so se è la solitudine che ora ha Louise, la sorella di Armande e anche madrelingua. Ora Francis non è più in Armande per parlare catalano. Forse non ha nessuno al limite con cui parlare nella lingua che sente, che cosa pensa, con ciò che sogna. Con chi parlare catalano. Qui, ad Ayguatébia-Talau nei Pirenei orientali.

Nel piccolo paese di solo 40 abitanti di Ayguatébia-Talau c’è la scuola con la scritta all’interno “Parlez français – Soyez propres” (Parlate francesi, siate puri) e il vicino municipio con scritto il motto ‘Liberté, égalité, fraternité’, purtroppo questa imposizione della lingua ufficiale è diventa realtà e il presente in questo piccolo paesino.

Purtroppo nel dipartimento dei Pirenei orientali, secondo gli ultimi dati ufficiali del 2003-2004  il catalano risultava una lingua in graduale scomparsa, con solo l’1% che lo usava a casa, solo l’8,5% che usava come lingua materna. Riguardo alla conoscenza del catalano nei Pirenei orientali il 37% lo parlava, il 65% lo capiva, 31% leggeva e solo il 10% scriveva.

L’articolo originale in lingua catalana su Vila Web: https://www.vilaweb.cat/noticies/parlants-nadius-catala-opinio-bel-zaballa/

Il piccolo di Ayguatébia-Talau nei Pirenei orientali (Francia).
La scritta nella scuola di Ayguatébia-Talau, “parlate francese, siate puri”.

 

Andréa Meloni

Nato a Genova nel 1986, laureato in Scienze Geografiche nel 2013. Ha collaborato nel 2016 e 2017 con la Geo4Map (ex DeAgostini) di Novara, nel 2018 ha scritto alcuni articoli sul Secolo XIX. Insegna dal 2018 Geografia nelle scuole superiori a Genova, è socio dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e abita nell'Appennino Ligure al confine tra Piemonte e Liguria. Ama anche la storia e ama la Corsica dal 2010 e ha visitato due volte l'isola.

By Andrea Meloni

Nato a Genova nel 1986, laureato in Scienze Geografiche nel 2013. Ha collaborato nel 2016 e 2017 con la Geo4Map (ex DeAgostini) di Novara, nel 2018 ha scritto alcuni articoli sul Secolo XIX. Insegna dal 2018 Geografia nelle scuole superiori a Genova, è socio dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e abita nell'Appennino Ligure al confine tra Piemonte e Liguria. Ama anche la storia e ama la Corsica dal 2010 e ha visitato due volte l'isola.

Related Post