Sardegna: la questione della lingua deve entrare nella trattativa col Governo

Il Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale (CSU) è un comitato di fatto composto di buona parte dei militanti della lingua sarda nato nel giugno 2014, all’indomani dell’insediamento della giunta guidata da Francesco Pigliaru all’esecutivo della Regione Sardegna.

La denuncia principale del comitato è quella che il nuovo governo regionale non abbia alcuna intenzione di portare avanti una seria battaglia per concretizzare la normalizzazione della lingua sarda e la sua co-ufficialità con l’italiano. Infatti, nonostante i passi avanti fatti con la legge regionale sarda 26/1997 (artt. 23 e 24) e con la legge nazionale italiana 482/1999 a tutela delle minoranze linguistiche, sa limba sarda non è realmente co-ufficiale nell’isola. Infatti la legge del 1997 tutela il recupero della toponomastica sarda e prevede che la lingua possa essere utilizzata, su richiesta, anche in atti ufficiali e amministrativi, ma non ne impone né incentiva l’uso accanto alla lingua italiana; e non prevede particolari tutele a suo favore, né in difesa della altre lingue presenti nella regione, dal catalano di Alghero al gallurese e al sassarese nel nord dell’isola.

Un altro tema controverso è quello della Limba Sarda Comuna, lo standard unitario del sardo, non è stato sciolto. Il CSU la difende, mentre l’esecutivo regionale non ha una posizione chiara: a parole la vuole mantenere, ma il rischio è quello che non venga mai di fatto imposta come lingua d’uso ai media o alle istituzioni.

Nei giorni scorsi il Coordinamento è tornato a farsi sentire a proposito del “Dossier Sardegna” che la giunta Pigliaru vuole portare al parlamento di Roma per affrontare diverse questioni relative all’isola, dalle politiche energetiche allo sviluppo turistico alla continuità territoriale nei trasporti. Il CSU preme perché la questione della lingua sarda venga inserita all’interno del dossier: «Se la questione della limbaa (e degli altri idiomi presenti in Sardegna come il catalano, ligure, gallurese e sassarese) riveste un’importanza strategica per il governo regionale – è scritto in una nota del Coordinamento – e non può essere considerata un argomento residuale e folclorico. Per questo la questione della lingua sarda va inserisca all’interno della trattativa con il Governo sulla questione Sardegna al pari di altri temi
strategici».

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Fonti: La Nuova Sardegna – Sa natzione

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2 thoughts on “Sardegna: la questione della lingua deve entrare nella trattativa col Governo”
  1. La vera difficoltà per le varie aree della Sardegna è capire quale sardo utilizzare, il logudorese infatti è parlato (o almeno capito) da non più di 300.000 persone, il resto parla Sassarese, Gallurese, Campidanese (tutto il sud dell’isola) più Algherese, Tabarchino, Arborese, oltre a quelle aree di forte immigrazione dove di fatto si parla solo Italiano (Carbonia e Iglesias).
    La lingua comuna è un pasticcio in cui nessuno si riconosce, eccezion fatta per quelli che ancora immaginano l’isola come quella nazione che non è mai stata e nel quale i sardi non si sono mai riconosciuti.
    Non invidio chi, in regione, deve gestire la questione.

  2. In Sardegna esiste anche un’altra minoranza linguistica, il tabarchino, parlato nell’isola di Santu Pedru e a Cala de Sèda, nell’isola di Santu Antiogu

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