Gli orii della Valle di Scopa, Gli Orii di Canni e Chera. Blocchi di pietra millenari.
Nel villaggio di Canni si erge un sorprendente blocco di pietre con sopra un gigantesco berretto a forma di punta: l’Oriu di Canni. All’origine della sua apparizione, l’erosione della roccia con l’azione del vento e dell’acqua, che forma quello che viene chiamato in lingua còrsa “taffone” o “tafonu” (per “buco”). È questo fenomeno geologico stupendo che ha fatto apparire sull’isola dei veri tesori regionali.
Fin dalla Preistoria, gli uomini si servono dell’oriu come riparo per vivere, proteggere le bestie o ancora seppellire i morti. Nel XIX secolo, delle modifiche sfurono apportate: gli orii furono divisi allora dai muri di pietre e da allora ci si entra attraverso piccole porte. Localizzati sulle strade della transumanza dei greggi, gli orii diventano così abitazioni provvisorie per i pastori.
Se vi trovate vicino a Porto Vecchio o Figari, prendete la D859 e continuate per parecchi chilometri. Passate allora da Cancaraccia prima imboccare la strada che porta a Chera. Dopo qualche centinaio di metri trovate un bivio. Girate a sinistra in direzione di Canni e entrate nel villaggio per parcheggiare il vostro veicolo. La strada che porta all’Oriu è a destra all’uscita del villaggio. Salite a sinistra sulla collina. L’Oriu non è molto lontano.
L’Oriu di Canni è il più famoso e bello della Corsica, ma pochi sono le guide turistiche a indicarlo. Cercarlo può diventare una vera e propria sfida ! Il monumento dall’estetica originale è tuttavia, accessibile a piedi e solo una piccola passeggiata di 10 minuti è necessaria per raggiungerlo. L’Oriu di Canni, vera casa dei puffi o degli gnomi, è composto da un enorme blocco appuntito, dove alcune pietre vengono a chiudere una vasta sala naturale.
Per il numero e l’importanza delle sue orme megalitiche, monumenti funerari ed abitazioni, la Corsica del Sud è un alto luogo della preistoria.
È nel terzo millenario, con la scoperta del rame, che il paesaggio si è arricchito di dolmen e menhir. Mille anni più tardi, all’età del bronzo, apparsero i “Torri”, strutture in pietra a secco che si ritrovano spesso raggruppate in villaggi fortificati, i “castelli”.
A Canni, delle tracce sembrano indicare la presenza di un pavimento in legno e l’esistenza verosimile di un secondo piano, dove era depositato il fieno.
Fino all’inizio del XX secolo, i pastori generalizzarono l’utilizzo di questi ripari sotto rocce durante la stagione di transumanza dei greggi. I contadini potevano usarlo anche come riserva per conservare alimenti e cereali al riparo della luce e dall’umidità.
Generalmente nascosti nella macchia, gli Orii sono sempre a strapiombo e sono stati, puntualmente, in tempo di guerra, ” case sicure” strategiche per i resistenti, i partigiani còrsi.
Questo monumento di granito, scolpito dalla natura e ideato dall’uomo, e di cui restano alcuni begli esempi nel sud della Corsica, suscita sempre curiosità e fascino. Ammirati dai turisti e preservati dai locali, questi ripari sotto roccia dal fascino misterioso ispirano leggende, sono i testimoni delle tradizioni rurali ed agropastorali dei paesini del Sud della Corsica.
La visita non finisce qui : prendete ora con la macchina la strada D59 fino al villaggio di Chera per trovare l’altro Oriu celebre della regione.
Molto più facile da trovare poiché si trova all’inizio del villaggio, dopo 40m a sinistra, con una pista in salita.
La faccia sinistra del blocco ricorda l’Oriu di Canni ma è meno spettacolare: la cuffia di roccia è a cupola, la facciata parzialmente nascosta dagli alberi, il buco dell’ingresso risulta poco comodo per entrarci, la sala interna è più stretta… Ma la faccia posteriore è magnifica con un splendido blocco di roccia granitica che sembra sorgere verso il cielo!
Fate pure il giro dell’Oriu, fate foto e spingete la piccola porta per scoprire l’interno che mantiene la freschezza del posto.
“Lu vardianu di Chera”, il custode di Chera, così l’aveva battezzato il famoso poeta Ghjuvan Andrea Culioli, detto “il Barbuto di Chera“, in una poesia in lingua còrsa che rende omaggio all’oriu del suo villaggio e anche una canzone del gruppo I Surghjenti nel loro album “ANIMA DIVINA” uscito nel 1989.
L’ORIU DI CHERA
Ni vidi spuntà u ghjornu
Da livanti a la marina
E pari chi tu fighjoli
Quandu varca a Roccapina
L’oriu di Culioli
Espostu nantu a culina
Espostu a l’acqua e lu ventu
Firma sempri sintinedda
Vidi li monti di tempiu
E navigà li batedda
Vidi a Cagna ugni mumenta
Vidi Asinao e Bavedda
Un arburu siculari
Chi li servi pa iscala
Quandu eramu sculari
Facciamu u codda e fala
Avàl’ codda a chi li pari
Ghjeu, mai più pinsalu
GHJUVAN-ANDRIA CULIOLI
Oggi, questi capolavori del patrimonio rurale servono talvolta ancora di riparo ai cacciatori che percorrono la macchia. A volte restaurati e per la maggior parte in perfetto stato di conservazione, sono l’orgoglio del loro villaggio e fanno ormai parte nella sezione ” scoperta insolita” delle guide turistiche.
Questo momento non è solo una passeggiata, è anche un viaggio meraviglioso nel cuore della storia e del patrimonio còrso per scoprire i numerosi tesori della nostra isola.
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Lucie GASPARI
Lucie Gaspari
Lucie Gaspari di San Fiurenzu in Corsica, prima di tutto isolana e libera, professoressa di musica, nel terzo anno di studi di lingua italiana all'Università di Corte, ma anche mamma di un bel ragazzo di 16 anni. Appassionata di musica tradizionale, di scrittura, di cultura, di natura, di fotografia, di gastronomia, ma soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Italia.