A memoria di eletto, militante o semplice cittadino, no si era visto da anni un raduno così grande nelle strette di Corte. Ieri 6 marzo 2022, migliaia di persone venute dell’intera Corsica hanno risposto all’appello dei sindacati studenteschi ed eletti nazionalisti. Còrsi di tutte le età e non necessariamente di convinzioni nazionalisti hanno fatto sentire loro voce per chiedere allo Stato francese una risposta chiara dopo l’assalto che ha colpito Yvan Colonna.
Erano migliaia ieri pomeriggio in Corte. Quanto esattamente? Difficile da dire: 4500 secondo la Prefettura, più di 15 000 dalla parte del giornale Arritti, e quasi 20 000 secondo il partito Corsica Libera. In ogni caso, l’obiettivo dichiarato dal mondo nazionalista è indubbiamente raggiunto al termine di una manifestazione molto intensa. Radunato verso la stazione ferrovia di Corte alle 14:30, il corteo ha iniziato poco dopo sua marchia verso la sottoprefettura. E una marea umana che cammina dietro un gruppo di giovani che brandisce uno striscione con scritto “statu francese assassinu”. La scelta di quel motto è stata assai dibatta nei giorni precedente alla manifestazione, il soggetto essendo controverso nelle sfere politici e anche popolari. Spiega sicuramente -in parte- l’assenza notata nel corteo di personalità politiche non-nazionaliste. Oltre ad alcuni eletti di piccole comuni spesso senza appartenenza a un partito, la ripresentazione del corpo politico isolano era ristretta ad alcuni eletti nazionalisti. Gilles Simeoni, Marie-Antoinette Maupertuis, Michel Castellani (Femu a Corsica), Paul-Félix Benedetti (Core in Fronte), Jean-Christophe Angelini (PNC) o ancora Petr’Antone Tomasi (Corsica Libera) erano presenti.
Con un certo calma e con la gravità che la situazione di Yvan Colonna impedisce, i manifestanti hanno raggiunto i dintorni della sottoprefettura alle 15:30. Il corso Paoli è allora stracolmo. Tuttavia, la situazione s’avvelena in fretta: il corteo viene bloccato in basso del corso dalle forze d’ordine che hanno eretto una barricata antisommossa. Un gruppo di manifestanti, giovani per la maggiore parte (ma non solo), non ha voglia di aspettare tranquillamente dietro il muro di ferro. Pietre, bombe artigianali, molotov: il gruppo attacca le forze d’ordine che replicano con getti d’acqua, gas lacrimogeni e granate stordente. Anche se gli scontri sono localizzati sul corso qualche metro dopo la piazza Padoue, le forze d’ordine hanno lanciato per tre volte gas lacrimogeni verso il “Café de France” (presumibilmente dal tetto degli immobili), posto dove i manifestanti erano pacifisti. Galvanizzata, la folla acclama allora i gruppi di giovani che avanzano, fumogeni in mano, verso la zona di scontro con le forze d’ordine.
A questo punto la situazione può sembrare un po’ surreale. Vedere questi giovani corre attraverso la folla sembra una scena del film Il Signore degli Anelli. Però si capisce vedendo l’immensa maggiorità pacifica radunata sul corso Paoli che c’è, nonostante il modo a volte duro di esprimerlo, un bisogno di sentire una risposta chiara e onesta dalla parte dello Stato. Poco prima della manifestazione, la procura antiterrorista di Parigi ha comunicato che l’assalto contro Yvan Colonna aveva “un origine jihadista”. L’aggressore è stato incriminato per tentativo di assassinio in relazione con una organizzazione terrorista. La procura ha anche spigato che il còrso è stato aggradito brutalmente durante otto minuti, senza che nessuno se n’è accorto. Se si chiedeva come era possibile che un attacco del genere accade in una prigione con “detenuti particolarmente sorvegliati”, il dettaglio sulla durata aggiunge dell’incredulità. Ieri una grande parte del popolo còrso ha espresso sua determinazione a ottenere tutta la verità e secondo vari organizzatori della manifestazione, è solo l’inizio.
A partesi dalle 17, il corteo s’è progressivamente ridotto e in serata, la calma è tornata nelle strette cortinese. Secondo la prefettura, 24 persone sono state ferriti da parte dei manifestanti, 4 per le forze dell’ordine.