Sfiduciato dall’Assemblea Nazionale, il governo di Michel Barnier è caduto. L’instabilità politica ed economica preoccupa la Corsica e non solo

By Guillaume Bereni Dic 5, 2024 #politica
Fonte @michelbarnier

Mercoledì 4 dicembre, intorno alle 20.30, è stato annunciato il risultato del voto. Un risultato che ha fatto precipitare la Francia in un’instabilità politica, economica e sociale senza precedenti. Preso di mira da due mozioni di sfiducia presentate rispettivamente dal “Nouveau Front Populaire” (un’alleanza di diversi partiti di sinistra) e dal “Rassemblement National” (estrema destra), il governo di Michel Barnier è caduto al primo scrutinio: con 331 voti a favore della sfiducia (48 in più del necessario), il Primo Ministro e il suo governo sono stati costretti a dimettersi. La mozione di sfiducia riguardava il progetto di legge sul finanziamento della sicurezza sociale che il governo di Michel Barnier aveva tentato di far passare utilizzando le disposizioni dell’articolo 49-3 della Costituzione. In altre parole, il disegno di legge è stato adottato senza un voto in Parlamento, impegnando così la responsabilità del governo. Questo rischio si è rivelato fatale per Barnier e i suoi sostenitori, poiché il primo ministro non era ancora riuscito, nonostante diversi giorni di negoziati, a proporre un progetto di legge in grado di ottenere il consenso dell’opposizione. E anche un evento abbastanza inedito nella storia recente del paese. Dalla nascita della Quinta Repubblica, nell’ottobre 1958, sono state presentate 150 mozioni di sfiducia, ma solo un governo era caduto. È successo nel 1962, nel singolare contesto della decolonizzazione, e ha preso di mira Georges Pompidou (che sarebbe diventato presidente della Repubblica sette anni dopo) e, attraverso di lui, il Generale de Gaulle. Il governo Barnier è così entrato -tristemente- nella storia della Quinta Repubblica dopo meno di tre mesi di mandato.

Questa sfiducia non è ovviamente priva di conseguenze importanti in un Paese come la Francia, che da diversi mesi sta affrontando una grave crisi politica ed economica. Politica, dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale lo scorso giugno e la ricomposizione di un parlamento in cui non è emersa una maggioranza assoluta. La censura del governo dimostra, se ce ne fosse bisogno, la portata della crisi politica in cui versa il Paese. Ma questa crisi è anche economica, con un debito pubblico stabilito a 3.228,4 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2024. L’obiettivo della legge finanziaria sulla previdenza sociale era quindi quello di ottenere un risparmio annuo tra i 50 e i 70 miliardi di euro e di mantenere il deficit al 5% del PIL. Ma c’era anche un secondo obiettivo, cioè quello di ripristinare la fiducia nei mercati finanziari. Se la valutazione fatta a fine novembre da Standard & Poor’s (S&P), che ha mantenuto la valutazione “AA-” della Francia, sembrava un segnale di relativa stabilità in mezzo alla tempesta, la caduta del governo Barnier ha già avuto delle conseguenze: in un comunicato stampa, Moody’s (una delle tre agenzie di valutazione insieme a S&P e Fitch) ha espresso oggi la preoccupazione che il deficit pubblico francese possa salire al 6,4% del PIL entro la fine dell’anno. Si tratta di un valore superiore al massimo previsto per i Paesi dell’UE e le prospettive potrebbero comportare un declassamento della valutazione della Francia. Il tasso di interesse sul prestito, già significativamente alto (0,88% in più rispetto alla Germania anche prima della censura del governo), potrebbe raggiungere livelli record e far precipitare ulteriormente la Francia in un circolo vizioso.

Dalla Corsica, questa situazione è naturalmente molto preoccupante. Intervistato da radio Alta Frequenza, il deputato ed economista Michel Castellani ha espresso la sua preoccupazione per l’indebolimento della posizione della Francia sui mercati finanziari e per le conseguenze che questo avrà inevitabilmente su tutti i suoi cittadini. Come gli altri tre isolani eletti all’Assemblea Nazionale, Castellani non ha votato a favore della mozione di sfiducia, spiegando che, pur non essendo un alleato del governo Barnier, né condividendo la sua legge sul finanziamento della sicurezza sociale, censurarlo non era la soluzione ideale in un contesto così instabile. Da parte sua, François-Xavier Ceccoli, deputato della famiglia politica di Michel Barnier, si rammarica che il Primo Ministro e i suoi alleati non abbiano avuto il tempo necessario per portare a termine la loro missione, poiché a suo avviso erano in grado di rispondere alle sfide del momento. I tre parlamentari interpellati dalla radio Alta Frequenza (Castellani, Ceccoli e Colombani) hanno espresso tutti la stessa preoccupazione sulla questione del finanziamento della Collettività della Corsica (CTC), in particolare sulla continuità territoriale. Qualche settimana fa, il Presidente dell’Esecutivo corso, Gilles Simeoni, ha chiesto un aumento dei finanziamenti di 50 milioni di euro, ovvero 10 milioni di euro in più rispetto all’anno scorso. È stato raggiunto un accordo di principio. Tuttavia, ora che il governo è stato censurato, i lavori dell’Assemblea nazionale sono stati sospesi e i ministri dimissionari sono autorizzati a riprodurre solo i bilanci del 2024. Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, l’aumento del budget per la gestione della continuità territoriale non supererà i 40 milioni di euro. L’unico barlume di speranza, menzionato da Ceccoli, risiede nella nomina del nuovo Primo Ministro, che probabilmente avverrà molto presto, portando a una rapida ripresa dei lavori in corso. Infine, in risposta alla domanda sul futuro del processo di sviluppo istituzionale della Corsica (o, come viene talvolta chiamato, “autonomia della Repubblica”), tutti e tre hanno espresso una certa preoccupazione, ma anche una certa stanchezza di fronte alle molteplici sospensioni e ai rinvii dovuti all’instabilità politica francese. Insomma, come ogni cosa, l’autonomia corsa dipende più che mai dal futuro di una nazione annegata nella nebbia.

Fonti: Alta Frequenza, Huffington Post

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

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