Sarkozy: l’unica identità che conta in Francia è quella francese

Nicolas Sarkozy, candidato alle primarie della destra per le Presidenziali del 2017, ieri sera durante una visita della sua campagna ha affrontato  temi come quella dell’identità. Il discorso, riferito al rapporto tra identità religiosa islamica e identità nazionale francese, rivela in realtà molto di una certa visione della nazione che crea non pochi attriti anche con le minoranze linguistiche e culturali storiche, tra cui i Corsi: “dal momento in cui si diventa francesi, bisogna vivere come un Francese, e i nostri antenati diventano i Galli“, ha detto l’ex capo dello Stato.

Sarkozy ha denunciato “la tirannia delle minoranze” e ha assicurato che se vincerà il prossimo anno, sarà “il presidente della comunità nazionale, perché in Francia l’unica comunità che conta è la comunità francese“, “se vuoi diventare francese, devi vivere come un Francese, amare la Francia, studiare la Storia di Francia. Non ci accontenteremo più di un’integrazione che non funziona, c’è bisogno di assimilazione“.

Dunque, non ci si faccia fuorviare dal fatto che la maggioranza dei Corsi porta cognomi diffusi in tutta la penisola italiana, i toscani non c’entrano nulla… i loro antenati non posso essere che Galli.

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Fonte: Europe1

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10 thoughts on “Sarkozy: l’unica identità che conta in Francia è quella francese”
  1. Simu freschi, s’ella cuntinueghja cusì aghju da finisce in Italia cù tutta a mio sterpa.

    1. simu abituati a sente sti discorsi avà a me ùn mi facenu ne freddu ne callu
      li lasciu parlà so miraculi quantunque un figliolu d’immigratu ghjuntu di ungheria 2 generazioni fà ci vole spiegà cio ch’ellu vole di esse Corsi o francesi “Le monde à l’envers”
      in fin di conti a ghjente é libera se vole parlà corsu ai so figlioli per mentene a so lingua viva sarkozy hollande é tutti l’altri ùn ponu impedila

    2. No voddu esse offensivu, ma abbà’ (guarda) chi s’iddu la Corsica facìa palti di l’Italia, lu còssu sarìa abà cunsideratu comu un dialettu toscanu pà fa ridì a la ghjenti, comu parecchji linghi finzamenta più diversi chi l’Italia si è tuttu manghjata. Paradossalmenti, è propriu palchì voi còssi feti palti di lu statu francesu e no italianu chi seti ricunnisciuti comu un populu cu’ la vostra identitài, e la linga vostra comu una minoranza linghistica… Chistu no sarìa possibili in Italia.

      1. In Italia le minoranze linguistiche sono riconosciute e tutelate, in Francia osteggiate e ignorate contemporaneamente.

        1. Ciò dipende unicamente dalla forza oggettiva della minoranza linguistica. L’Italia è uno stato che fin dalla sua fondazione ha da sempre perseguito l’accentramento amministrativo à la francese, da cui discende in via consequenziale anche quello linguistico. Nel ’48 l’assemblea costituente inserì dispositivi costituzionali a tutela delle minoranze linguistiche (l’articolo 6), a testimonianza della volontà di rompere con la tradizione precostituzionale e fascista, ma fino al 1999 sarebbe rimasto (come tanti articoli concernenti il decentramento dei poteri) lettera morta, senza alcuna norma applicativa di rilievo. La famosa legge 482/1999 introdusse un riconoscimento formale delle dodici minoranze linguistiche, ma la sua applicazione da parte dell’Italia è rinomatamente à la carte, con una controversa interpretazione integrativa che distinguerebbe tra minoranze “interne” e minoranze “esterne” nazionali. De facto, le uniche oggi realmente tutelate sono quelle non a caso protette da trattati internazionali (francese, tedesco, sloveno), mentre le altre vengono ancora non di rado chiamate spregiativamente “dialetti” come gli altri. Se persino a una lingua tanto distinta quale il sardo è toccata tale sorte, il còrso (vista la sua somiglianza col toscano e l’italiano) avrebbe fatto in Italia una fine ben peggiore dell’attuale in Francia, diventando un “buffo” slang per far ridere la gente in qualche trasmissione televisiva o, nel caso migliore, un dialetto di alcuna importanza fagocitato comunque dall’italiano. Va bene dunque portare acqua al proprio mulino per motivi nazionalisti (sarebbe ora anche di finirla, però, visto che siamo tutti in Europa), ma dire che “in Italia le minoranze linguistiche sono riconosciute e tutelate, in Francia osteggiate e ignorate contemporaneamente”, è una sentenza un po’ estrema e anche scorretta nella realtà dei fatti.

          PS: se vuole approfondire un poco l’argomento sulla Sardegna, cominci a partire da questo interessante articolo ( http://www.indiscreto.org/difendere-litaliano-resuscitare-sardo/ ).

  2. I Corsi non sono mai voluti essere francesi…li hanno costretti con ferro e fuoco delle armi. i Galli in Corsica non sono mai esistiti.
    Sarkozy non conosce la storia e neanche la vergogna.

    1. Ad essere onesti i Galli son quelli che hanno dato il nome al FRETUMGALLICUM da cui prende il nome l’odierna Gallura, tuttavia è vero che a parte questa labile presenza in tempi antichi, di francese non esiste niente.
      Tuttavia sarebbe bene ricordare a Sarkozy che i galli erano un popolo germanico, ma Parigi è stata fondata dai romani e che sono questi ad aver portato cultura e civiltà in quella terra di Barbari
      In Francia sulle discendenze c’è da ragionare parecchio (vedi Nizza, la Provenza, l’aquitania e le varie migrazioni da Italia, Spagna o paesi slavi, per non dire dell’africa)

      1. Indipendentemente da come la si pensi sulla Corsica, dire che oggi nell’isola non esista niente di francese (da non confondere coi galli, così come gli italiani con gli antichi romani!) è fuorviante. Sul discorso di Sarkozy (il cui cognome, ironicamente, non è nemmeno francese ma ungherese), nulla di cui sorprendersi, cerca di ritagliarsi uno spazio narrativo già condiviso (per non dire saturato) da altri nazionalisti francesi i cui palati, da uomo politico di destra, titilla.

        1. À dilla franca, mi n’impippu di ciò ch’elli pensanu i puliticanti francesi. Oghje, a cultura corsa hè un mischiu uriginale di cultura taliana antica, di cultura francese muderna è di cultura isulana. Ghjè ciò chì face a nostra forza ! Sicondu mè, u più impurtante serebbe di mantene un equilibriu trà tutti i cumpunenti di ‘ssa cultura ma ci vole à ricunnosce chì francese piglia a suprana, pianu pianu.

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