La posta in gioco è alta, in Corsica come sul continente. Chissà come andrà la recente prova di progetto politico per l’isola, già così fragile e incerta, a seconda di chi sarà Presidente della Repubblica per i cinque anni a venire? Eppure, in Corsica, stiamo avanzando verso un tasso di astensione che potrebbe essere il più alto mai visto in una elezione presidenziale.
Magari sarà gestita meno peggio quella crisi di confidenza nella politica a livello nazionale. Il discorso ormai classico dell’appello al voto Macron per fare “barriera all’estrema destra” funziona ancora, benché meno potente rispetto alle scorse elezioni. Oggi tantissimi elettori sono pronti a votare bianco o astenersi per non dare credito a un candidato di cui non condivide il progetto. Succede quel che succede. Ma diciamo che sul continente, Macron come la Le Pen possono limitare l’astensione con un recupero di una parte dei votanti di Jean-Luc Mélenchon (LFI, estrema sinistra, circa 22% al primo turno). Macron per suo profilo di “meno peggio”, Le Pen come motivo per “punire” il mandato di Macron che secondo alcuni ha ignorato -se non distrutto- il socialismo francese. Insomma, l’elezione presidenziale 2022 ha ancora un po’ di valore in termine di interesso sul continente.
In Corsica le prospettive sono diverse. La cartografia dei risultati del primo turno non concede tanto spazio ai calcoli, agli ricuperi possibili. Non sono tanti perché se è stato senza dubbio il risultato di Marine Le Pen (prima col 28% dei voti) che ha condotto a molteplici commenti e questionamenti, è il tasso d’astensione che è il fattore obbiettivamente il più significativo della crisi politica che, attraversando tutta la Francia, trova in Corsica una risonanza fortissima. 26% di astensione al livello nazionale per il primo turno, 37% in Corsica. Solo i dipartimenti d’oltremare hanno registrato un tasso più alto. Un còrso su tre non ha votato per il primo turno, quando si poteva trovare alcuni candidati che hanno avuto un discorso favorevole a un progetto di autonomia (prima delle manifestazioni di marzo, è una precisione importante) come l’ecologista Jadot, il candidato di sinistra Mélenchon o ancora l’anticapitalista Philippe Poutou. Ne questo motivo né altri più generalisti sono bastati per convincere 37% degli elettori còrsi di andare a votare per una elezione presidenziale.
La sfiducia nei confronti del mondo politico nazionale non è (quasi?) mai stata così forte in Corsica. Detto questo, cosa aspettarsi da una sfida Macron/Le Pen, se non un’elezione che si appronta a partorire un tasso di astensione da record? Per i due partiti indipendentisti Core in Fronte e Corsica Libera, i còrsi devono astenersi. Da parte sua, la maggioranza regionale (Femu a Corsica) invita a non dare un voto alla Le Pen ed essere libero di votare o non votare per il candidato Macron. Difficile dire se quelli comunicati locali hanno un impatto importante sull’astensione. Difficile dire se un tasso di astensione altissimo in Corsica sarà percepito a Parigi come l’espressione della voce di un popolo, o come una “semplice” versione isolana di un’insoddisfazione condivisa al livello nazionale.
E quello, l’aspetto attempo affasciante e preoccupante dell’astensione: tutti quelli che scelgono di non votare lo possono fare per migliaia di motivi, a volte totalmente diversi. In ogni caso, potrebbe essere lui il vincitore dell’elezione di domenica in Corsica.