Vicino alla foce del fiume dello Stabiacciu, nel fondo del golfo di Porto Vecchio, si trovano le saline.

Queste rappresentano un elemento essenziale del patrimonio insulare e più particolarmente della città genovese.
In effetti, la città di Porto Vecchio è da sempre chiamata “Cità di sali”, la città del sale, e le saline sono proprio all’origine del nome.

Questa denominazione corrisponde quindi allo sfruttamento delle saline dal 1795 e al fatto che la città sia la sola a possederne in tutta la Corsica da quell’epoca.
È quindi alla fine del settecento che il Parlamento del Regno anglo-corso concede al Signor Giovan Paolo Roccaserra l’autorizzazione di stabilire una salina a Porto-Vecchio.

Diffondendosi su una decina di ettari, ci si producevano circa 1000 tonnellate di sale all’anno. Le saline prosperano così durante tutto l’Impero.

Foto d epoca

Questa produzione era possibile grazie alla forza solare, che favoriva l’evaporazione dell’acqua delle palude per giungere alla raccolta.
Sempre visibili attualmente, le saline erano composte da una successione di bacini che erano alimentati da acqua del mare con dei canali durante l’alta marea (ovviamente ridotta, trattandosi del mare mediterraneo), e trattenuta dentro serbatoi durante la bassa marea.

La città dell’estremo Sud godeva di un clima ideale per gestire le saline, il sole e il vento sono le forze necessarie per l’evaporazione dell’acqua; perciò i salinieri cominciavano la raccolta in agosto-settembre, certe volte anche in ottobre.
Il sale prodotto costituiva una fonte di reddito importante, era utilizzato per la conservazione della carne ma anche per la salatura delle strade, e più tardi per la clorazione di piscine.
Invece, una piccola quantità sola era utilizzata per l’alimentazione locale.

Oltre alle saline, troviamo a prossimità due edifici che servivano allo sfruttamento e dove era depositato il sale, li troviamo ancora sulle cartoline della regione.
Lo sfruttamento delle saline diminuisce e alla vigilia della seconda guerra mondiale, non rende più che 700 tonnellate di sale.
Si finisce tra il 1988 e il 1989, ufficialmente per delle ragioni finanziarie.

Oggi, quindi le saline non sono più sfruttate, ma i bacini sono sempre lì che accolgono le passeggiate di alcuni nostalgici o curiosi…

Certificato del Parlamento autorizzando Giovan Paolo Roccaserra a stabilire una salina a Porto-Vecchio (© 2014 Éditions Alain Piazzola “Naissance d’une cité Porto-Vecchio”)

 

Granaio di sale

Fabio Borghi

Fabio Borghi è uno studente dell’Università di Corsica di diciannove anni, iscritto al terzo anno di laurea di lingua e cultura italiana. Vive a Porto Vecchio, città dell’estremo sud dell’isola. Gli piace molto lo sport come il tennis o la pallamano, ma anche la musica, suona la chitarra ogni tanto, gli piace anche il cinema e sopratutto fare festa con gli amici.

By Fabio Borghi

Fabio Borghi è uno studente dell’Università di Corsica di diciannove anni, iscritto al terzo anno di laurea di lingua e cultura italiana. Vive a Porto Vecchio, città dell’estremo sud dell’isola. Gli piace molto lo sport come il tennis o la pallamano, ma anche la musica, suona la chitarra ogni tanto, gli piace anche il cinema e sopratutto fare festa con gli amici.

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