Piccola storia della passione di un còrso per l’Italia: mio padre e il suo amore per la lingua italiana

Immagina di NakNakNak di Pixabay

Se la nostra vocazione principale a Corsica Oggi è quella di tenervi aggiornati su ciò che accade sull’isola, rafforzando così il legame storico tra italiani e corsi, va detto che, visto lo stato un po’ ansiogeno del mondo, a volte sentiamo il bisogno di affrontare argomenti più leggeri. Immaginiamo che lo facciate anche voi. Così, dopo aver riflettuto un po’ e nella speranza che vi piaccia, che siate italiani o corsi, ho deciso di iniziare una serie di articoli su qualcosa di molto personale e al tempo stesso condivisibile con tutti voi. Il mio crescente interesse per l’Italia, la sua cultura, la sua storia, la sua attualità, insomma tutto ciò che costituisce la sua incomparabile bellezza.

Il mio primo legame con l’Italia lo devo a mio padre. Ma non è una questione di origini. Nonostante mia madre sia francese, suo nonno è nato a Lucca e suo bisnonno in Garfagnana. Ciò detto, e nonostante il fatto che il mio trisnonno garfagnino, arrivato in Francia all’età di 14 anni, sia nato e morto italiano (rifiutò qualsiasi idea di naturalizzazione e tornò in Italia per un po’ affinché suo figlio potesse nascere sul suolo italiano!), la parte della mia famiglia cresciuta a Marsiglia ha comunque finito per perdere la sua “italianità”. Il cosiddetto processo di “assimilazione” in Francia, oggi molto difficile, all’epoca funzionava molto bene, sia per gli italiani che per gli spagnoli o i portoghesi.

Questo primo legame lo devo a mio padre per il suo autentico amore per la lingua italiana. Ma sulla carta non c’era nulla di scontato. Nato nel 1945 nel paese di Felce en Alesani (Castagniccia), primogenito di una piccola famiglia, era un uomo semplice che ha vissuto una vita semplice. Ma era certamente un uomo colto, capace di un’infinità di cose utili, sufficientemente curioso di capire il mondo da renderlo una persona con cui si poteva e si voleva parlare. Niente grandi discorsi, niente documenti scritti, ma una certa onestà intellettuale che lo rendeva, credo, una brava persona. Amava due cose: prima di tutto il suo villaggio, dove vivevamo e  vicino dove sono ancora, nonostante la desertificazione che colpisce la regione da oltre 50 anni. E poi c’erano le discussioni con gli italiani di passaggio nella regione.

Corsofono, come tutti gli abitanti dei piccoli villaggi dell’epoca, mio padre ha vissuto quegli anni del dopoguerra in cui, nonostante il recente ricordo dell’occupazione fascista, l’apprendimento dell’italiano alle scuole medie era una cosa ovvia. “Non si poteva pensare di imparare altro”, mi ha detto. Come alunno della scuola media di Cervione, ha avuto la fortuna di incrociare il professor Agostini. Prima di diventare il famoso preside la cui targa commemorativa si trova all’ingresso della scuola, il professor Agostini insegnava italiano. Con grande rigore, naturalmente, ma con una passione che divenne presto contagiosa per i suoi alunni. Se qualcuno che lo ha conosciuto sta leggendo queste righe oggi, sono sicuro che lo può confermare: coloro che hanno imparato l’italiano con il professor Agostini hanno poi lasciato la scuola come veri e propri italofoni.

Mio padre era orgoglioso della sua perfetta padronanza dell’italiano parlato. Proprio perché il corso era la sua lingua madre e l’italiano la sua passione, era in grado di riconoscere le somiglianze e le differenze: parlare italiano era quindi una cosa seria. La nostra famiglia produce farina di castagne a Felce dalla fine degli anni ’80 e nel 1994 i miei genitori hanno aperto un piccolo spaccio su strada in quello che era il giardino di mia nonna. Si chiama “L’Acqualina” ed è ancora oggi uno dei pochissimi negozi sulla strada D71 tra Cervione e Ponte-Leccia, passando tra l’altro per Alesani, Orezza e il paese di Morosaglia. Migliaia di persone chiacchieravano con mio padre, tra cui molti italiani: era un’opportunità per lui di mostrare la sua padronanza della lingua e di avere l’incommensurabile piacere di sentirsi dire da un italiano che la parlava perfettamente. Questa era la sua più grande ricompensa. Se siete passati da Felce tra il 1994 e il 2013, potreste aver chiacchierato con lui, o magari averlo visto seduto su un muretto a fumare la pipa.

Nonostante la sua passione per la lingua italiana, mio padre visitò l’Italia solo una volta. Per gli uomini della sua generazione, provenienti da piccoli villaggi di montagna, andare a Bastia era già un sacerdozio, quindi immaginatevi se dovevano prendere una barca! Ha scoperto l’Italia nel 2011 durante un viaggio a Venezia con un gruppo di persone della Castagniccia. È stato un viaggio che lo ha segnato profondamente e che ho avuto il piacere di organizzare. Un bel modo per chiudere il cerchio. Certo, come figlio un po’ indegno e ribelle, avevo scelto di studiare lo spagnolo come priorità a scuola. Immagino che questo lo abbia turbato, ma non me l’ha mai rinfacciato. Ma nel corso degli anni e attraverso esperienze che spero di raccontarvi in nuove storie, sono tornato al mio posto. Abbiamo avuto molte occasioni per parlare dell’Italia e della lingua, e credo di essere riuscita ad assicurargli, in un modo o nell’altro, che questa parte della sua anima continuerà a vivere. Ovunque sia, sono sicuro che anche mio padre è un fedele lettore di Corsica Oggi.

Guillaume Bereni

Immagina di copertina : NakNakNak di Pixabay

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

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3 thoughts on “Piccola storia della passione di un còrso per l’Italia: mio padre e il suo amore per la lingua italiana”
  1. Bravo, anch’io la penso come “bàbbitu”! anch’io mi sono accorto della vicinanza linguistica grazie ai turisti che venivano a Valle d’Orezza per comprare oggetti di legno (artigianato su legno)…

    Eravamo tutti consapevoli della nostra intercomprensione!

  2. Storia, geografia, religione, genetica. Il legame fra la penisola e l’isola Corsa è indissolubile

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