Piccola storia della passione di un còrso per l’Italia (II): il calcio come primo passo per imparare l’italiano

ACF Fiorentina 1998-99, Wikipedia ©

Quando l’ultima volta vi ho parlato delle origini del legame che ho sviluppato con l’Italia, la sua cultura, la sua gente e naturalmente la sua lingua (e sono stato davvero commosso dai vostri gentili messaggi di risposta, grazie!), ho subito accennato al fatto che non ho studiato l’italiano a scuola. Il punto di partenza di questo lungo percorso di apprendimento, che ancora oggi cerco di perfezionare, è stato significativamente basato su una certa passione per il calcio.

Sono nato nel 1982 e quindi, calcisticamente parlando, sono cresciuto in un’epoca in cui questo sport era sinonimo di Italia. Mentre i ragazzi di oggi girano per le strade di Bastia o Ajaccio con le maglie del Manchester City, del Real Madrid o, orrore assoluto, del PSG, ai miei tempi era più probabile vedere maglie del Milan, della Juventus o dell’Inter. Noi altri siamo cresciuti con l’immagine ancora vivida dei Mondiali di calcio del ’90, delle Coppe dei Campioni vinte dal Milan e della bella impresa della Sampdoria nel 1992, che ha rivelato al mondo una delle maglie più belle mai create. Insomma, la mia giovinezza è stata segnata dal calcio italiano. Va anche detto che siamo cresciuti con la storia dell’epica avventura europea dello Sporting Club di Bastia, il cui più grande risultato è stato sconfiggere il Torino! Sì, l’immagine del vero colosso veniva ancora dall’Italia. Durante le vacanze, da quando eravamo molto piccoli fino a quando l’età adulta ci ha separati, ogni pomeriggio era dedicato al calcetto tra amici, e immancabilmente indossavamo i nostri abiti di calcio migliori. La fortuna volle che avessi un cugino grande che mi regalò le sue vecchie maglie e, per quanto possa ricordare, quasi tutte provenivano dall’Italia: Juventus, Napoli, Torino, Milan, Inter e naturalmente la Nazionale. Ero immerso in quel mondo.

Più tardi, quando ero un liceale e in un momento benedetto in cui la Serie A era la protagonista principale dei programmi televisivi dedicati al calcio, la mia passione divenne straripante. Si concentrava in particolare su una città, un colore e un giocatore: la Fiorentina di Gabriele Batistuta. Tutto ciò che riguarda la Fiorentina è bello. La città, la maglia immediatamente riconoscibile, i tifosi della Curva Fiesole, ringhiosi e appassionati, che mi ricordano quelli della tribuna est del Bastia. E Batigol, per quanto argentino, incarna per me la bellezza e la potenza del calcio in Italia durante gli anni Novanta. Da allora non c’è dubbio, sono e sarò sempre un tifoso viola. Ma in un’epoca in cui internet non era ancora completamente democratizzato, era difficile vivere questa passione, così a distanza. Volevo sapere tutto, come se fossi qualsiasi giovane italiano.

Per fortuna, però, sono in classe con un collega che è anche tifoso della Fiorentina. Per quanto possa sembrare strano se non addirittura assurdo, è vero. Dio solo sa se ce ne sono altri in Corsica, ma una cosa è certa: in una classe di una scuola media di Bastia c’erano due tifosi viola alla fine degli anni Novanta. Questo collega era (ed è tuttora) una persona particolarmente colta, intelligente, sempre un passo avanti a tutti noi. Fu così che lo vidi un giorno, mentre aspettavamo l’inizio delle lezioni, sfogliare un giornale le cui pagine erano tutte rosa. Mi ha parlato della Gazzetta dello Sport, che comprava all’inizio di ogni settimana per tenersi aggiornato su tutte le ultime notizie della Serie A. La TV francese va benissimo, ma il giornale italiano è impareggiabile! Risultati, interviste, foto e quella carta rosa che la contraddistingue: la Gazzetta dello Sport era il Santo Graal per noi tifosi di Serie A.

Ed eccomi qui, estraneo alla lingua di Dante, a spendere pochi spiccioli per acquistare la mia prima copia della Gazzetta dello Sport. È stata una scoperta difficile! Mi resi conto che la mia conoscenza del còrso era lì per aiutarmi, ma che non era affatto sufficiente: se volevo vivere appieno la mia passione per il calcio italiano, dovevo acquisire almeno le basi della lingua. E, vedete, il mondo del calcio nei media (e dello sport in generale) è estremamente adatto per abituarsi a una lingua. C’è qualcosa di ripetitivo e ordinato, una struttura editoriale estremamente specifica che permette di acquisire nel tempo una certa comprensione dei fondamenti di una lingua.

Queste prime letture sono state fondamentali per sviluppare la mia passione per l’Italia nel suo complesso. Perché al di là dello sport, il calcio riflette una certa parte della cultura di un Paese, e si può leggere tra le righe di una storia di calcio ciò che anima un popolo. Quando alcuni vedono dei milionari che rincorrono un pallone, io preferisco osservare il fervore, l’anima, l’espressione di fratellanza che per fortuna è molto più viva dell’idiozia di alcuni. Ovviamente ho dovuto superare questo tipo di lettura per potervi scrivere oggi, a distanza di oltre 25 anni, in un italiano ancora imperfetto ma pieno di buona volontà. Ma arricchisco ancora regolarmente la mia conoscenza della lingua con letture sul calcio.

Non riesco a concepire l’apprendimento di una lingua senza un genuino interesse per la cultura delle persone che la usano. Non si può amare e capire l’una senza l’altra. Quindi, con tutta l’umiltà di chi non è un insegnante e tanto meno un esperto di lingue, vorrei consigliare ai genitori che potrebbero essere spaventati dal fatto che i loro figli scoprano una passione che alcuni potrebbero considerare “futile”, di incoraggiarli a scavare più a fondo. A leggere, ad ascoltare, a cercare di capire cosa c’è oltre la lingua e ad arrichire la propria esperienza. Potrebbero uscirne grandi cose. Ogni giorno mi arricchisco un po’ di più della lingua e della cultura italiana, e alla fine tutto è iniziato con uno “stupido” pallone da calcio e un giornale rosa.

Guillaume Bereni

Immagina di copertina : ACF Fiorentina 1998-99 su Wikipedia

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

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5 thoughts on “Piccola storia della passione di un còrso per l’Italia (II): il calcio come primo passo per imparare l’italiano”
  1. Sig. Bereni, a me il suo italiano sembra perfetto e le faccio i miei più sinceri complimenti.

  2. Buongiorno signor Bereni, condivido quanto scritto dal sig. Pietro, lei scrive benissimo! mi ha molto colpito la sua passione per il calcio e la cultura italiana e mi rincuora che, fuori dai nostri confini, ci sia qualcuno che apprezzi e stimi la nostra immensa e meravigliosa cultura. La saluto cordialmente e “in bocca al lupo”!

  3. Buongiorno sig. Bereni, sebbene io tifi per il Bologna (e come sa, i rapporti fra le tifoserie del “Derby dell’Appennino” non sono proprio idilliaci) devo riconoscere che ho letto con il sorriso stampato in faccia quanto ha scritto sulla Fiorentina, sul calcio e soprattutto sull’italiano ed il suo amore per questa meravigliosa lingua.
    Complimenti a lei, scrive molto, ma molto meglio di tanti italiani che conosco!
    p.s.: infatti c’è un solo errore, ha scritto “connoscenza” invece di “conoscenza” per cui si merita un bel 10 in pagella 😉

  4. Ottima scrittura, con bello stile di italiano “fiorentino”, complimenti vivissimi sig. Bereni, la vorrei sinceramente come insegnante di italiano di molti nostri giovani.
    Un piccolo errore, ma che può capitare a tutti: “connoscenza” va scritta con una sola enne. Ma nel suo caso che dimostra “molta conoscenza” delle cose italiane, direi che vale come licenza poetica.
    Sarebbe bello che l’Università di Corsica promuovesse maggiormente scambi con università e studenti italiani anche di tipo linguistico, il Corso e’ una straordinaria lingua, anche noi italiani dovremmo conoscerlo maggiormente come patrimonio comune.
    Grazie per le belle cose che raccontate e speriamo veramente in un futuro di maggiore vicinanza e comunione storica e culturale tra la Corsica e l’Italia.

  5. Grazie di cuore per i vostri gentili commenti! E per la correzione 🙂 . Errore tipico di un madrelingua francese (“connaissance”).
    Un saluto dalla Corsica!

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