Una petizione contro la chiusura della scuola elementare bilingue di Morosaglia

L’Accademia di Corsica, branca regionale del Ministero dell’educazione, ha deciso la chiusura della piccola scuola elementare bilingue Pascal Paoli in frazione Convento / U Cunventu a Morosaglia, paese della Castagniccia celebre per aver dato nel 1725 U Babbu di a Patria Pasquale Paoli nella frazione di Stretta.

I genitori degli alunni hanno quindi deciso di lanciare una petizione on line con l’obiettivo delle 200 firme contro la chiusura diretta proprio all’Accademia di Corsica per evitare dell’unica scuola bilingue del circondario.

La scuola Pascal Paoli di Morosaglia pur essendo ospitata in un edificio fatiscente vicino al covento francescano e pur avendo solo 11 alunni in una sola classe bilingue è cuore pulsante di questo importante paese della Castagniccia (e di tutta la Corsica). Se chiuderà, gli abitanti di Morosaglia dovranno portare i figli nella scuola primaria pubblica nella frazione di Ponte Leccia, distante 15 km lungo una strada in non ottime condizioni, un tragitto di 30-40 minuti in auto.

La scuola primaria pubblica di Ponte Leccia non è bilingue e quindi se i genitori degli alunni vorranno dare un insegnamento anche in còrso ai loro figli dovranno portare i loro figli a Corte o a Borgo che distano ben 40 km dal paese.

Ora l’obiettivo dei genitori è non farla chiudere, per mantenere viva la lingua còrsa nel paese di U Babbu.

scuola morosaglia

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5 thoughts on “Una petizione contro la chiusura della scuola elementare bilingue di Morosaglia”
  1. Faccio una considerazione non su quanto si stia decidendo di fare circa la chiusura o meno della scuola,cosa grave,ma su un”modus facendi” che rivela in maniera quasi lapalissiana quale sia l’atteggiamento generale nei confronti delle minoranze o di quanto non sia omologato alla ”perfettissima ” lingua francese.Pur trovandoci nei luoghi natali del Padre della patria,non ci si esime dal francesizzare il nome del glorioso eroe da Pasquale in Pascal.Ciò mi sembra lesivo della realtà storica oltre che poco riguardoso e mi meraviglio come sia stato tacitamente accettato.Ora non intendo fare un discorso apologetico,essendo io italiano,ma semplicemente chiedermi perché da noi ciò non avviene?Vi sono ad es. strade intitolate ad Ernest Hemingway, vi sono scuole intitolate a Blaise Pascal e si potrebbe continuare a lungo.Concludo non conoscendone le ragioni ma i presupposti sono davvero poco rispettosi e lasciano minimi margini di ascolto verso le istanze del popolo corso.Come dire” chi è fedele nel poco”….

    1. Ernesto caro, noi italiani da questo punto di vista siamo un popolo a parte. Va bene abbiamo avuto il fascismo che ha estremizzato quello che nella realtà non siamo, cioè accomodanti e pacifici con tutti, minoranze interne comprese, purtroppo poi nei decenni successivi siamo divenuti troppo remissivi permettendo anche leggi razziali al contrario come sta avvenendo in Alto Adige. Comunque, all’infuori di casi estremi, sappiamo che non tutta l’UE è uguale, però se ognuno mantenesse alla stessa maniera le sue minoranze come facciamo noi Italia sarebbe una Europa migliore da questo punto di vista.
      Infine, non conoscendo la scuola bilingue Paoli di Morosaglia, mi chiedo se fosse bilingue francese-italiana o bilingue francese corso. Se fosse il secondo caso mi sembra la naturale conseguenza di questa strada che la Francia ha fatto percorrere ai corsi: la lingua corsa è un dialetto italiano comprensibile agli italofoni anche più di tante altre nostre lingue dialettali. L’incaponirsi nel voler dare una identità a se stante rispetto la vicina Italia, è solo un percorso per allontanare i corsi dalle loro radici e far finta di essere un percorso d’identità. Io il romagnolo l’ho imparato in famiglia, l’italiano è la lingua che mi fa mangiare invece… quanto potranno vivere queste istanze corse quando è una lingua morta? Ormai sta scomparendo anche il latino dalle scuole e dal Vaticano stesso, come facciamo a pensare che si possano mantenere scuole e istituzioni in una lingua che è parlata sporadicamente da pochi individui?
      Essendo oggi sotto giurisdizione francese è chiaramente giusto usare istituzionalmente e conoscere il francese, ma i corsi farebbero bene ha imparare il corso in casa il che già così li farebbe essere madrelingua italiana quindi vedere di non abbandonare la cultura italiana che li pervade essendo quella anche una strada verso un lingua viva, per loro praticamente naturale e che è anche spendibile.

      Ricordo che Paoli non scriveva in corso, ma in italiano; pochi in Italia sanno che la prima costituzione di stampo moderno-illuminista al mondo fu scritta in lingua italiana negli anni della Repubblica di Corsica.

      Al di là di quale sia la seconda lingua auguro comunque la riuscita di questa petizione.

      1. La scuola è bilingue francese-còrso. L’italiano viene insegnato in molte scuole come lingua straniera ed è molto più scelto che sul continente francese (dati 2013, nel ciclo delle primarie l’11% dei bambini còrsi studia anche italiano, contro lo 0,8% nazionale). E l’italiano è la lingua straniera più scelta nelle sezioni bilingui còrso-francese.

        Concordiamo senz’altro con l’idea che un riavvicinamente tra Corsi e lingua italiana porterebbe benefici, è uno degli scopi del nostro sito. Ma è anche vero che oggi i Corsi ritengono il Corso e non l’italiano la lingua della propria identità. E questo, al di là degli ostacoli razionali che obiettivamente comporta, va rispettato.

        1. Ritengo il rispetto del pensiero altrui una prerogativa indispensabile per il dialogo che conduca al riconoscimento della reciprocità di sviluppo dei diritti umani.Posto che almeno da questa tribuna vì sia un riconoscimento dell’importanza della lingua italiana per rafforzare la lingua corsa tuttavia penso che per amore allla verità storica si debba fare uno sforzo graduale e collettivo, proprio in nome della razionalità, nel voler e dover superare ostacoli creati artificialmente, rivedendo quelle peculiarità della storia linguistica dell’isola che l’hanno portata a vivere un primato nella promulgazione della costituzione in italiano, nell’avere un inno dove ci si riconosca identità nazionale composto in italiano da un monaco napoletano, nell’avere tutto ciò che riguarda documentazione civile ed ecclesiastica in italiano.Questo è il substrato reale e storico sul quale lavorare non volendolo rimuovere a tutti i costi come vorrebbero taluni.Attualmente sta avvenendo grande confusione con nuove generazioni che sono state indotte ad esprimersi in francese senza alcuna possibilità di discernimento critico almeno nellle scelte e quindi a sentire sempre più questa lingua importata come propria e di conseguenza il corso,profondamente simbiotico con l’italiano, come lingua della propria identità in quanto propria dell’isola.Ma non è cancellando il cordone ombelicale che si possa costruire un futuro sia come salvaguardia delle proprie specificità e sia per vedere riaffermati dei propri sacrosanti diritti nell’affermare la propria identità.Concludendo, so di diventare forse antipopolare, ma oramai ho acquisito rudimenti di conoscenza per cui ritengo che bisognerebbe lottare per uno studio della lingua italo-corsa,con un giusto posto per l’taliano, e questo non per meriti speciali ma perché razionalmente è cosi! Proprio il contrario di ciò che sta avvenendo condannando la lingua corsa ad un’ inevitabile deriva.

      2. Ringrazio tanto.Molte cose dette mi sono già note soprattutto da quando leggo” Corsica oggi’,’.ciò che per me è ancora incomprensibile è il non iniziare da piccole cose per rivendicare quello che poi è corretto come appunto il non alterare i nomi di persone nella loro forma originaria a maggior ragione se personaggi storici.E poi una considerazione personale : mi fa un certo effetto sentir definire l’italiano lingua straniera dopo quello che ha rappresentato per la storia e la vita del popolo corso.

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