Tra la fine della prima guerra mondiale e la fine della seconda, l’Istria, il Quarnero e la Dalmazia furono annesse all’Italia.
Durante il ventennio fascista, ci furono aggressioni e intimidazioni da parte dei miliziani fascisti (le “camicie nere”) verso la popolazione di etnia slava, e un divieto di parlare sloveno, croato o lingue diverse da quella italiana.
Quando l’Italia fu sconfitta nella seconda guerra mondiale, la Jugoslavia guidata dal maresciallo Tito ebbe rivendicazioni territoriali su quelle regioni, sulla città di Trieste e parte dell’attuale Friuli Venezia Giulia.
Ci furono sia attentati ai danni degli italiani rimasti ad abitare quelle zone, come quella di Vergarolla, vicino a Pola, sia veri propri massacri, come quelle delle cosiddette “foibe“. Le foibe sono dei buchi, delle profonde voragini nel terreno, presenti in quelle zone. Gli italiani catturati venivano legati a due a due e posti sul ciglio della foiba, poi fucilati, in modo da cadere nella voragine. A volte solo uno dei due moriva, e l’altro restava agonizzante per molte ore, legato al suo compagno morto.
L’esito di questa politica fu una propria pulizia etnica, che eliminò molti degli italiani presenti e impaurì gli altri, che per la maggior parte scelsero di lasciare le proprie case e fuggire, dando vita al cosiddetto “Esodo giuliano-dalmata”. La città di Pola contava nel 1945 31.000 abitanti: nel 1947, dopo l’esodo degli italiani, ne contata 3000.
In italia la tragedia di questi massacri fu a lungo dimenticata, anche per volontà politica: i rapporti del Partito Comunista Jugoslavo e di Tito con i comunisti italiani creava imbarazzo, e questi fatti furono a lungo taciuti.
Bisogna aspettare gli anni ’90 del XX secolo perché si cominciasse a parlare apertamente della questione, e il 2004 per l’istituzione ufficiale del Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, giorno della firma del trattato che, nel 1947, assegnava alla Jugoslavia l’Istria, la Dalmazia e la maggior parte della Venezia Giulia.
Oggi celebrazioni ufficiali si svolgono al Parlamento italiano a Roma, e sui luoghi delle tragedie. Ma, 70 anni dopo, ci sono ancora polemiche politiche e interventi negazionisti.
La presenza italiana in quelle terre si è fortemente ridotta, fino a quasi scomparire in Dalmazia, mentre in Istria (oggi divisa tra Croazia e Slovenia) e Quarnero (città di Fiume) è un po’ più forte e conta, in alcuni comuni, del bilinguismo ufficiale.
Speriamo che, in un’Europa spazzata da venti che sembrano minare i risultati di un processo di integrazione e abbattimento delle frontiere durato anni, la Storia possa essere letta con il giusto distacco, e che possa insegnare ad evitare gli errori e le tragedie del passato.
Giorgio Cantoni
Nato nell'82 da genitori originari della città lombarda di Crema, di cui conosce e ama il dialetto, è appassionato di linguistica e di informatica. Vive vicino a Milano, dove lavora nel mondo della comunicazione digitale. Si è innamorato della Corsica e della sua cultura nel 2008, e sette anni dopo è stato tra i fondatori di Corsica Oggi.
pagina triste e vergognosa della storia Italiana…