Madunnuccia: il fervore d’Ajaccio. San Giuseppe: i Panzarotti di Bastia

By Petru Luigi Alessandri Mar 22, 2025
Foto di PL Alessadri

A metà marzo in Corsica si assiste ogni anno a un’intensa attività religiosa. Due feste si sovrappongono, la Madunnuccia ad Ajaccio il 18 marzo e San Giuseppe a Bastia il giorno successivo. Due eventi di pietà popolare che quest’anno hanno assunto una dimensione speciale dopo la visita di Sua Santità Papa Francesco ad Ajaccio il 15 dicembre. Il clero locale e soprattutto il vescovo della diocesi hanno tenuto una serie di messe, processioni e benedizioni. Come i suoi predecessori, anche quest’anno, il cardinale vescovo Bustillo, dopo la celebrazione della Vergine ad Ajaccio, ha preso la sua «guida» del pellegrino e ha compiuto il lungo viaggio dalla capitale a Bastia per onorare il marito.

 

Entrambi le due feste attirano folle dai grandi raduni religiosi dell’isola. Ma in questa faccenda, Ajaccio potrebbe avere un vantaggio su Bastia. La Madonna della Misericordia (A Madunnuccia), che nel 1656 salvò la città imperiale dalla peste e che ne divenne patrona, gode di un intenso e profondo fervore popolare. L’Ajaccio che crede e l’Ajaccio ateo sono questo giorno in strada. Alcuni partecipano alle cerimonie, altri sono partecipanti “neutri”, passivi, ma sicuramente tutt’uno con questa ondata di fedeli che pregano e cantano. Tutti, a modo loro, sono portatori di una tradizione secolare che invade le strade per esprimere la loro fede, le loro paure, le loro incredulità e soprattutto le loro speranze personali o collettive. La festa della Madunnuccia è magniloquente, tutta italiana con le serenate alla Vergine e alla città della Banda Comunale che scandisce anche l’imponente processione con i suoi accenti. Ma qui non ci sono i panzarotti. No! Queste frittelle di farina di ceci o di riso sono riservate a San Giuseppe.

Foto di Paul Santoni, CorseNetInfos

L’ex convento dei Servi di Maria, che domina la città dal XVII secolo, sorveglia questo sobborgo di Bastia dove si erano stabiliti pastori e falegnami. Oggi, questo distretto rurale ha lasciato il posto a edifici moderni e si è aggrappato a Terra Nova. Solo «l’Altu di piazza d’À» costituisce ancora un sottile confine tra l’aldilà e l’oltre urbano. Ma San Ghjisè rimane il cordone ombelicale che collega la vecchia alla nuova città. Questa particolarità ha alimentato una tradizione che è andata oltre i confini del quartiere fino a inondare l’intera città. San Ghjisè non è solo la festa dell’omonimo carrughju ma a poco a poco è diventata quella di Bastia. Ha guadagnato in leggerezza urbana ciò che ha perso in asperità rurale. E il santo patrono dei falegnami estese la sua protezione alla città. Questo giorno era anche il giorno in cui si celebrava l’arrivo delle giornate di sole. I bastiesi indossavano «paglietta» e pantaloni di flanella, e le cantine d’insù profumavano di trippette e dei famosi e inimitabili panzarotti.

Foto di Françoise Geronimi, CorseNetInfos

 

Questi ultimi sono diventati così importanti da sfidare la devozione a San Giuseppe. La candela è quasi superata dalla ciambella. Ovunque in città in questo giorno il panzarottu la fa da padrone, dai fornai, dai pasticceri, agli angoli delle strade le friggitrici dei venditori ambulanti ribollono di friggine, anche i supermercati hanno allestito delle bancarelle. Il panzarottu è diventato un oggetto di devozione, facendoci quasi dimenticare San Giuseppe.

La tradizione oggi ha cambiato volto. La processione ha perso la sua fanfara perché i nazionalisti che gestiscono l’arciconfraternita non vogliono la musica francese, ed è un po’ triste. U Santu non è più accolto dai fuochi del Bengala che l’accoglievano al suo ritorno della processione. Sul frontone dell’oratorio sventolano le bandiere della Corsica e del Vaticano. L’arco di fiori adorna ancora oggi l’ingresso della via San Giuseppe, che offre il volto di una fiera e di una festa del bere. Il cardinale sembra un po’ perso in questa processione disordinata. Tanto più che è solo, il prelato ospite che di solito presiede le due feste, quest’anno l’arcivescovo di Barcellona Juan José Omella, non ha attraversato il passo di Vizzavona. Ma in questo giubileo e in questo anno papale, la folla c’è, fedele, ignorando le paghjelle che allestiscono banconi a cielo aperto, e che riecheggiano il “Chez nous soyez Reine ” e il “Dio vi salvi Regina“.  In questo trambusto, sullo scalone principale della Chiesa, il cardinale impartisce un’ultima benedizione nella sera cadente, mentre le code per i panzarotti si allungano ancora.  San Giuseppe ha decisamente più un profumo di frittura che un odore di santità.

Tuttavia, Bastia è probabilmente la città più religiosa della Corsica. Arroccati sulle sue colline, i suoi oratori erigono per lui un’aureola protettiva. Si sale a San Giuseppe il 19 marzo, a Sant’Antonio il 13 giugno e a Monserato il 12 maggio. Gli abitanti di Bastia hanno sempre innalzato la loro fede come le volte di una cattedrale gotica. E le epoche che plasmano la devozione secondo le mode non cambiano la necessità di salire per esprimere la propria fede o la propria partecipazione alla tradizione di una pietà popolare che mescola il sacro e il profano, la liturgia e il teatrale. E spesso ora il troppo bere.

Petru luigi Alessandri

Ringraziamo il giornale online Corse Net Infos per averci concesso il permesso di utilizzare alcune delle loro foto.Pubblicità

Petru Luigi Alessandri

Giornalista radiofonico di RCFM, si occupa tra l'altro anche della trasmissione Mediterradio, che mette in contatto gli ascoltatori di Corsica, Sardegna, Sicilia, e occasionalmente Malta e altre terre mediterranee. Per Corsica Oggi scrive in lingua corsa o, in traduzione, in italiano.

By Petru Luigi Alessandri

Giornalista radiofonico di RCFM, si occupa tra l'altro anche della trasmissione Mediterradio, che mette in contatto gli ascoltatori di Corsica, Sardegna, Sicilia, e occasionalmente Malta e altre terre mediterranee. Per Corsica Oggi scrive in lingua corsa o, in traduzione, in italiano.

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