Lingua còrsa e italiana: le maggiori differenze lessicali

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista A Viva Voce. Jean Paul Giovannoni, suo autore (a cui va il nostro più sentito ringraziamento), ci permette di condividerlo sul nostro sito d’informazione.

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Quantunque la lingua còrsa sia una lingua italo-romanza di cui il ministro della repubblica francese (oriundo còrso) Alexandre Sanguinetti definì « toscano in bocca romana » ; e il linguista Niccolò Tommaseo « dialetto italiano più schietto e meno corrotto » (come si dice in Italia dell’italiano migliore); è ovvio che dal còrso all’italiano letterario ci sono delle differenze.. Diversamente non ci sarebbe lingua còrsa *!

Alcune delle differenze più notevoli (i cosidetti « falsi amici »), ho voluto rammentare nel testo seguente :

*Del resto per me, non ci sono differenze frà lingua e dialetto, una lingua è un dialetto che è riuscito.

TESTO IN CÒRSO

Francesca era una zitella(1) chì per seguità(2) i s’amichi, andava à caccighjà(3) cun elli. S’era accattatu(4) un fucile in Bastia e cusì si ne cullava(5) in paese à caccia cun i so cumpagni. A casa famigliale era appena(6) chjuca, dunque ella per chjinassi(7), s’era arrangiata una cameruccia in granaghju(8). Era a figliulina(9)   di Matteu e questu qui, a si vulìa marità cun Petru, perchè era un bon partitu. Ella truvava à Petru simpaticu e ridìculu(10), ma cun u so nazone e e so anche(11) corte era propriu goffu(12). In più s’arricurdava che da zitellettu(1)    era statu un veru subissu(13) … Una volta per stuzzicalla, a chjose in mandria(14) tutta a matinata cù e pecure, quand’ella uscì, era tutta brutta(15) e puzzava di pecurinu, per cacciassi(16) ss’odore d’addossu, li s’era vulsutu un bon bagnu ! Unn’averìa micca spusatu à Petru, quessa n’era sicura, duvissi puru stàssine figlia(17) !

Di tutta manera, in paese l’omi ùn li piacìanu micca, quindi(18) i giuvanotti eranu troppu pocu raffinati ; eppò stasera li sentìa(19) un pede perchè avia marchjatu troppu, ùn vulìa pensà à matrimonii o affari simuli. Tandu(20) a so surella avìa scuntratu(21) u maritu per ‘ssa piaghja(22), allora ella ùn s’impenserìa micca per quessi l’affari.

STESSO TESTO IN ITALIANO

Francesca era una ragazza che pur di seguire i suoi amici andava a cacciare con loro. Aveva comprato un fucile a Bastia e così se ne saliva al paese a caccia coi suoi compagni. La casa famigliare era un pò piccola, quindi ella per coricarsi, si era sistemata una cameruccia in soffita. Era la nipote di Matteu e costui la voleva maritare con Petru, perché era un ragazzo perbene. Lei trovava Petru simpatico e divertente, ma col suo nazone e le sue gambe corte era proprio brutto. inoltre si ricordava che da ragazzino era stato un vero monellaccio… Una volta per stuzzicarla la chiuse nel ovile per tutta la mattinata con le pecore, quando uscì, era tutta sporca e puzzava di pecora. Per levarsi quell’odore di dosso, le si era voluto un buon bagno ! Non avrebbe sposato Petru, di ciò era sicura, dovesse pure rimanere zitella !

Ad ogni modo, in questo suo paese gli uomini non le piacevano affatto, da quelle parti i giovanotti erano troppo poco raffinati ; e poi quella sera le doleva un piede perché aveva camminato troppo, non voleva pensare a matrimoni o a cose del genere. Tempo fà sua sorella aveva incontrato il marito laggiù in pianura, quindi lei non si preoccupava di simili occorenze.

 

  1. : Non zitella ma Ragazza si dice « figlia » o « vechja figlia ».
  2. : Non seguitare ma seguire.
  3. : Cacciare, nel senso : andare a
  4. : Non accattare ma comprare (si usa solamente in Bastia ; altrove diciamo : cumprà). Accattare si dice « chere » o anche « mendicà ».
  5. : Non cullare ma salire. Cullare si dice « azzicà » oppure « annannà ».
  6. : Non già appena ma « un po’ ».
  7. : Non chinarsi ma coricarsi, andare a Chinarsi si dice « ghjimbassi » o « ghjuncassi » o più speso « calassi ».
  8. : Non granaio ma soffitta.
  9. : Non la piccola figlia ma la nipote, cioè la figlia del figlio o della La figlia del fratello o della sorella dicesi nipote pure in còrso.
  10. : Non ridicolo ma divertente, buffo.
  11. : Non il fianco ma la gamba, benché si diga anche la gamba (specie in Bastia).
  12. : Non goffo ma Goffo si dice « sgalabbatu ».
  13. : Non subisso ma monellaccio, violento.
  14. : Non mandria ma ovile. Una mandria si dice semplicemte « banda ».
  15. : Nella regione di Corsica qui contemplata : Non brutta ma sporca, e ivi « brutta » dicesi « goffa ». Tuttavia in altre zone « bruttu » ha lo stesso significato dell’omonimo italiano.
  16. : Togliersi, « Caccià » in lingua còrsa non ha altro significato.
  17. : Non figlia ma nubile, La figlia si dice « a figliola » come in toscano popolare.
  18. : Da queste parti. « Quindi » non ha mai significato temporale.
  19. : Verbo intransitivo : transitivo assume lo stesso significato dell’italiano.
  20. : Allora, in quel tempo, con riferimento al passato o al futuro.
  21. : Non scontrare ma incontrare.
  22. : Non piaggia ma pianura. « A piaghja Urientale » si stende da Bastia a Solenzara : ricca regione agricola.

 

Come vedete, ho faticato per aggregare in un testo assai falsi amici (la lista non è qui esauriente, ma questi sono i più comuni che mi sono venuti a mente) ! Comunque sia trà le due lingue di cui sopra, i « veri amici » sono molto più numerosi dei falsi. Quindi è erratissimo dire che la lingua còrsa nuoce allo studio della lingua italiana (o viceversa) anzi lo serve !

Bisognerebbe adesso profittare di ciò per un aprendimento congiunto dei due idiomi e non considerare l’italiano come una qualsiasi lingua straniera. O peggio, vedere in quest’ultima una minaccia nei confronti del còrso per via della loro intercomprensione .

JP Giovannoni.

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4 thoughts on “Lingua còrsa e italiana: le maggiori differenze lessicali”
  1. Mi sono divertito a tradurre il testo in lucchese della montagna. Si tratta del dialetto parlato nella zona di Camaiore e Pescaglia. Si potrebbe definire Lucchese/Apuano. I contatti della zona con la Corsica erano tanti e le somiglianze linguistiche anche. Ho tradotto nella lingua parlata dalle persone nate più o meno nei primi 20 – 25 anni del XX secolo.

    Ecco la traduzione:

    Francesca era una citta che pur di seguità ‘ssu amichi indava a caccia con loro. Aveva compro ‘l fucile a Bastia e così pingeva ‘n paese a caccià co’ su’ compagni. La su’ casa era un po’ cicca e per dormì s’era fatta una camborina ‘n soffitta. Era la nepote di Matéo e lu la vuleva marità con Piétro perché era un buon partito. A Lé Piétro ni pareva ‘n ragazzo simpatico e buffo, ma col su’ nasone e le su’ gambe corte era brutto davero. E po’ s’aricordava che Piétro da bamboretto era ‘n birbante . Una volta per stuzzicalla la chiuse nella stalla una matina sana con le pecore. Quando sortitte era tutta leta e puzzava di pecora. Per levassi quell’odor di dosso ni ci volse di fa’ ‘l bagno. Lé Pietro ‘un lo voleva sposà davero e pur d’un isposallo sarébbe anco resta zitella.
    In tutti i mmodi l’omini del su’ paese ‘un ni garbavin miga. I giovinotti erin troppo rustici e po’ quella sera ni sentiva ‘n piéde perché aveva caminato troppo e ‘un aveva voglia di pensà a robbe come ‘l madrimonio. Pogo prima la su’ sorella aveva trovo marito nel piano e così ‘un pensava a quelle cose lì.

  2. Ottimo articolo. L’Italia è piena di dialetti ma quello còrso è veramente tra i più simili all’italiano ufficiale. Lo capisco integralmente senza l’ausilio di traduttori o vocabolari. Considerate che tanti dialetti parlati in Italia non sono comprensibili fuori regione. Senza arrivare al sardo o al friulano (che sono delle lingue a parte) già i dialetti della Puglia (escluso il Salento perchè lì parlano dialetti completamente differenti dal resto della Puglia) non sono facilmente comprensibili.

  3. Grazie! Sempre preziosi i vostri scritti, non finirò mai di imparare le belle cose di Corsica.
    A presto, Isola del mio cuore

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