Il Centro Mediterraneo della fotografia a Bastia, ha permesso di esporre le fotografie forti ed emozionanti della grande Letizia Battaglia, al Centro Culturale Una Volta dall’8 novembre al 22 dicembre 2016. Era una mostra impegnata, una “battaglia” contro la Mafia e la violenza in Italia ma soprattutto a Palermo. Letizia Battaglia ha immortalato la Sicilia come mai nessuno aveva osato, ma non è solo una fotografa impegnata, cerca di mostrare la verità, la realtà e il destino tragico della Sicilia attraverso le sue fotografie a volte violente.
Dopo questo meraviglioso viaggio fotografico, ho fatto qualche domanda a Letizia Battaglia per capire un po’ di più la vita di una donna palermitana.
Com’è nato il Suo impegno sociale e politico ? È legato alla Sua storia famigliare?
Ho 82 anni, da bambina ho vissuto con sgomento la fine della seconda guerra mondiale a Trieste e quando siamo ritornati a Palermo dove la realtà era più disagiata avevo dieci anni ed ero già in grado di percepire le insufficienze della società. E’ cominciata così una istintiva e semplice condotta di ricerca di libertà e giustizia che mi ha portato anche a scelte sbagliate come quella di sposarmi a sedici anni pur di liberarmi di un padre geloso ed autoritario.
Quando e in quali occasioni la prima fotografia impegnata?
Non c’è una prima fotografia impegnata. Io fotografavo con tutto l’impegno possibile senza sapere che poi sarei diventata una “vera” fotografa, che avrei vinto premi, che avrei pubblicato dei libri. Allora mi sembrava di fare fotografie brutte, cercavo di tirare fuori l’anima dalle situazioni o dalle persone, cercavo di restituire onore alla miseria o al degrado, o alla morte. La composizione era importante, ma era anche importante che fosse evidente la partecipazione emotiva. Non ero mai soddisfatta. Eravamo un gruppo di fotografi fantastici, Franco Zecchin, il mio compagno, Shobha, la mia seconda figlia, Fabio Sgroi, giovane e volitivo ed altri che dopo un po’ andavano via perchè il lavoro era pesante e mal pagato. Tutti sentivamo la necessità di registrare il respiro di Palermo con rispetto e amore.

Lei ha fatto dei sacrifici per essere una donna libera?
Si, ho fatto dei sacrifici, ma non ci badavo, mi sembrava naturale comportarmi in un certo modo indipendente, Ma avevo un marito ed anche tre figlie che amavo, ed amo molto, e che sicuramente hanno ricevuto da me meno attenzioni delle madri più “tranquille” .

Qual è lo sguardo dei politici e della Mafia sul suo impegno e la sua denuncia?
Non lo so. Non penso che mi amino. Ma le cose sono molto cambiate. I vecchi mafiosi sono quasi tutti in carcere e i nuovi mafiosi sono diversi, magari sono laureati, inseriti nella società, fanno parte dei servizi segreti, o sono dentro il palazzo di giustizia, dentro l’imprenditoria, dentro i ministeri, tra i politici.

Qual è il più bel complimento che Lei abbia mai ricevuto?
Sono una persona molto amata. Ricevo, oggi che sono vecchia, tante dimostrazioni di affetto. Recentemente qualcuno, a Torino, ha realizzato uno spettacolo sulla mia vita e mi è piaciuto che sia emerso che io sono Palermo
È difficile essere una donna a Palermo?
Era difficilissimo durante la mia giovinezza. Oggi le donne in Sicilia vivono la loro libertà come ovunque in occidente, anche se la società italiana ha regole nascoste che sono maschiliste. Ma obiettivamente da quando ho iniziato a fotografare, pur tra continue difficoltà, tutto mi è sembrato possibile. La volontà, la disciplina, la fantasia, il bisogno di giustizia, l’aspirazione alla bellezza mi hanno sostenuto a non avere troppa paura, o meglio, ad andare avanti comunque. Ho fotografato in situazioni molto complicate, ricevendo anche insulti, percosse e minacce. ma in quei 18 anni in cui ho lavorato per il quotidiano del pomeriggio, L’ORA, antifascista e antimafioso ed anche comunista, non potevo rinunciare a fare parte della lotta. Non esisteva dentro di me il problema di essere donna, ero una militante, facevo parte di quella lotta che voleva denunciare il potere mafioso. E da donna poi, per dieci anni, sono stata nella politica, entusiasta di fare cose per la mia terra, ma disinteressata alle astuzie politiche. Mettevo alberi, mi occupavo della pulizia di Palermo, dei quartieri più poveri, aiutavo il mio amato sindaco Leoluca Orlando a
portare avanti comportamenti di legalità.

 

Perché Lei ha scelto Bastia per la Sua mostra fotografica? Qual è il Suo legame con la Corsica?
Tanti anni fa, con Franco Zecchin, facemmo un incantevole viaggio in Corsica, a bordo del nostro camper. Non conoscevamo nessuno, ma rimanemmo incantati dal paesaggio e dalle atmosfere. Feci delle foto, naturalmente. Vorrei riguardarle e magari potrei raccoglierne qualcuna per un piccola esposizione. Cosi l’invito di Marcel ad esporre le mie foto a Bastia mi ha permesso di rimettere piede in questa isola così bella, anche se dopo un complicato percorso di tre aerei.


Se Lei dovesse descrivere Palermo in qualche parola?
Credo che Palermo sia una città di grande fascino, dove la bellezza si mescola continuamente con la bruttezza, la grandiosità con la meschineria. Potrei vivere ovunque, da Berlino a New York, due città che mi piacciono tanto, ma Palermo è l’amore della mia vita, non posso rimanerci lontana per più di otto giorni.
Se Lei fosse una canzone siciliana?
Non amo le canzoni siciliane, non amo il folclore. Una cantante transgender inglese, dalla voce struggente, Antony and the Jhonsons, accompagna le mie giornate. Ed anche le notti, qualche volta.
Lei ha dei progetti? Qualche parola sul Centro Internazionale di Fotografia della Città di Palermo? Cosa significa per Lei? È un sogno che si realizza?
Certo, finalmente il sogno si realizza, Ora, nel mese di gennaio, Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, mi consegnerà, restaurato, un grande padiglione degli inizi del secolo scorso, facente parte di un complesso di archeologia industriale. Un sogno fantastico nel mio cervello da tre anni. Due gallerie dove ospitare bravi fotografi del mondo e giovani talenti emergenti, un altro luogo dove fare convergere fotografie di Palermo, del passato e del presente, realizzate da fotografi famosi o da semplici cittadini. Voglio raccogliere tutte le testimonianze di come era e di come è la mia città, una specie di museo per capire ma anche per dare onore e visibilità .

Se Lei dovesse esprimere un desiderio?
Ce l’ho, ma lo tengo per me. Riguarda l’amore che ho per Cinzia, Shobha e Patrizia, le mie figlie.


Grazie di cuore a Letizia Battaglia, per avere condiviso la Sua storia con sincerità e umiltà. Grazie tante a Marcel Fortini, il direttore del Centro Mediterraneo della fotografia di Bastia per il Suo impegno e la Sua gentilezza.

 

Alcuni video e collegamenti utili:

https://www.facebook.com/cmpcorsica/
https://www.facebook.com/Letizia-Battaglia-36537270677/
http://www.fondazionemaxxi.it/events/letizia-battaglia-per-pura-passione/

 

Articolo e foto di: Lucie Gaspari

Lucie Gaspari

Lucie Gaspari di San Fiurenzu in Corsica, prima di tutto isolana e libera, professoressa di musica, nel terzo anno di studi di lingua italiana all'Università di Corte, ma anche mamma di un bel ragazzo di 16 anni. Appassionata di musica tradizionale, di scrittura, di cultura, di natura, di fotografia, di gastronomia, ma soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Italia.

By Lucie Gaspari

Lucie Gaspari di San Fiurenzu in Corsica, prima di tutto isolana e libera, professoressa di musica, nel terzo anno di studi di lingua italiana all'Università di Corte, ma anche mamma di un bel ragazzo di 16 anni. Appassionata di musica tradizionale, di scrittura, di cultura, di natura, di fotografia, di gastronomia, ma soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Italia.

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