L’ESABAC: per l’amore della lingua e della cultura italiane

La sezione detta ESABAC è un’opzione creata dal protocollo firmato il 17 Luglio 2007 tra il Governo della Repubblica Francese e quello della Repubblica Italiana, ma le prime classe ESABAC nascono realmente al rientro dell’anno scolastico 2010. ESABAC è l’acronimo d’Esame di Stato (titolo in vigore in Italia) e di Baccalauréat (in vigore in Francia).

Queste classi, alle quali si accede a partire dal secondo anno di liceo, portano alla fine del ciclo al doppio diploma dell’Esame di Stato italiano e del Baccalauréat francese. Dopo aver ottenuto i due diplomi, gli studenti possono iscriversi all’Università in Francia e anche in Italia grazie alla priorità offerta dal titolo ESABAC. Tuttavia, l’ESABAC non è disponibile in tutti i licei francesi, solo 45 lo propongono attraverso la Francia, tra cui uno in Corsica al liceo Letizia Bonaparte (dove quest’anno sono iscritti 6 studenti in secondo anno di liceo e 4 in terzo) aperto nel 2010.

L’ESABAC consiste nei corsi di letteratura/civiltà italiana e di storia-geografia, tutti fatti dai professori del liceo e in lingua italiana. Alla fine dei tre anni di scuola superiore, gli studenti iscritti in ESABAC devono superare tre prove: una prova scritta di letteratura italiana e una di storia-geografia, per cui dispongono rispettivamente di 4 e 5 ore, ma hanno anche una prova orale di letteratura.

Ciò che bisogna sapere a proposito di questo corso di formazione, è che, ben spesso, non si sa veramente come ci si ritrova in ESABAC. Andiamo lì perché qualcuno, un giorno, ci ha detto che eravamo bravi in italiano, ma perché accettiamo di andare e cosa speriamo di trovare lì sono delle domande alle quali è difficile rispondere quando ci siamo. È solo quando l’esperienza si conclude che ci rendiamo conto di tutto ciò che ci ha portato: solide basi sia grammaticali che culturali, una capacità di aprirsi a un altro mondo, e dunque a un modo di pensare differente, e il più importante ci si trovano amici per la vita. Siccome sono piccoli gruppi da 4 a 6 studenti che trascorrono tra 2 e 4 ore insieme in una stessa classe, in una stessa avventura tra i primi e gli ultimi esami, legami si tessono dunque rapidamente tra di noi e nella maggior parte dei casi (perché certo non è sempre una passeggiata) per un periodo che si spera indeterminato.

Ma i legami non si tessono solo tra gli studenti: una vera e propria relazione di fiducia reciproca, di rispetto e di complicità si verifica anche e naturalmente con i professori. Perché si vede che quello che fanno questi insegnanti, lo fanno per l’amore della lingua italiana e il loro amore ci spinge, noi studenti, a voler sempre soddisfarli e quindi mostrar loro che sono riusciti a trasmettercelo. Allora sì, durante tre anni Dante, Parini, Verga, Petrarca, l’emigrazione italiana, il fascismo e molti altri temi ancora ci hanno fatto vederne di tutti i colori, ma ne vale la pena e anche di più! E se dovessi ricominciare, sarei pronta a scommettere che ogni persona che ha, un giorno, fatto parte di questa sezione, non esiterebbe mai a ricominciare da capo; comunque io lo farei senz’altro.

 

Per illustrare meglio ciò che rappresenta questa sezione, ho deciso di chiamare i miei precedenti professori di ESABAC, i loro studenti e una delle mie ex compagne di classe. Così la professoressa Godani, i suoi studenti di première (Cécile Dessi, Noemie Leca, Aurora Gherardi Angiolini e Mateo Petreto) e Aude Herzet hanno gentilmente risposto ad alcune mie domande.

 

Perché avete voluto insegnare la letteratura/storia-geografia per le sezioni ESABAC?

Prof Godani: Alla base sono docente d’italiano ma gli studi e gli esami conseguiti nonché il concorso avevano come indirizzo letteratura e civiltà italiana. Quindi quando sono stata trasferita al Laetitia, mi sono impegnata nel corso perché era un’opportunità da non perdere !

 

Come ci si ritrova ad insegnare in una sezione ESABAC?

Prof Godani: Basta essere docente di ruolo e volere impegnarsi nel corso. Con il permesso dell’ispettore.

 

Che cosa l’ESABAC Le porta personalmente e professionalmente 

Prof Godani: Una grande gioia quella di trasmettere la mia passione per la civiltà italiana e la sua stupenda letteratura.

 

Quale è il momento chi L’ha segnata di più da quando ha iniziato?

Prof Godani: Avere di fronte a me studenti a cui facevo passare la mia passione per Dante, Parini o Verga …

 

E se dovesse ricominciare da capo?

Prof Godani: Accetterei volontieri il compito.

Sei la prova che ne vale la pena !!!

 

Gli studenti di prima :

 

Perché avete scelto quest’opzione ?

Cécile Dessi, Aurora Gherardi Angiolini, Noemie Leca e Mateo Petreto: Per poter continuare e perché no, studiare poi in Italia.

 

Che cosa pensate che vi porterà ? O cosa vi ha già portato?

C.D: Penso che mi porterà un po’ più di cultura.

L.N: Un po’ più di cultura italiana in letteratura e in storia.

A.G.A: Qualche conoscenza in letteratura ; approfondire qualche questione storica.

M.P: Un po’ più di cultura italiana e la fortuna di studiare in Italia.

 

Se doveste ricominciare?

C.D: Sì, ricomincerei!

L.N: Ricomincerei perché è un’opzione abbastanza facile e dà punti in più per avere un voto positivo.

A.G.A: Sì perché penso che sia molto interessante. Poi mi aiuta a parlare meglio l’italiano.

M.P: Non lo so…

 

Ex-studentessa di ESABAC, Aude Herzet ha accettato di darci il suo parere sulla sezione:

Non ho veramente scelto quest’opzione semplicemente perché non sapevo che esistesse. Un’amica me ne ha parlato e la mia professoressa d’italiano mi ha consigliato di provare a seguire un corso. E’ ciò che ho fatto. Devo dire che a quel momento non avevo nessuna idea dell’avventura nella quale mi sono poi ritrovata. I corsi di Esabac sono diventati le ore più divertenti dei miei 3 anni al liceo. I professori erano simpatici con noi e sempre pronti ad aiutarci. L’atmosfera in classe era leggera e siccome eravamo un piccolo gruppo ci sono stati legami d’amicizia molto forti tra di noi. I corsi mi hanno dato una cultura italiana molto più importante di quelle piccole cose che si vedono in un corso d’italiano generale, tipo la vespa e la pasta: per me l’Italia non è quella, è molto di più. Certo è bello imparare la lingua, ma la lingua senza la cultura del paese è vuota.

La cultura è alla lingua ciò che Beatrice è per Dante, sono inseparabili!

 

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Articolo e intervista a cura di Marie BENEDETTO

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