L’assemblea regionale sarda all’unanimità vota sì al Consiglio permanente

Il consiglio regionale sardo – in una seduta che si tiene nel Sa Die de sa Sardigna e cominciata con tre brani in sardo intonati dai Tenores di Bitti – ha votato all’unanimità l’istituzione del Consiglio permanente Corso-Sardo, dopo aver ascoltato in aula gli interventi del presidente Jean-Guy Talamoni e di alcuni consiglieri còrsi.

Anche il presidente dell’assemblea sarda, Gianfranco Ganau, ha preso la parola, ricordando le situazioni a sua detta comuni alle due isole. «Sardegna e Corsica hanno vissuto situazioni storiche e politiche simili, caratterizzate da dominazioni straniere, imposizioni, angherie e soprusi, ma hanno mostrato la forza di essere un popolo che sa unirsi e ribellarsi quando le dominazioni hanno generato ingiustizie non più tollerabili», ha detto Ganau. «Oggi continuiamo a vivere situazioni di difficoltà e problematiche comuni alle due isole, che non riescono a trovare risposte adeguate ai gravissimi problemi che le affliggono nel rapporto con i rispettivi Stati madre».

Il presidente del consiglio regionale sardo ha citato continuità territoriale, infrastrutture, attività produttive, energia, fiscalità, spopolamento delle zone interne fra i temi che le due isole hanno deciso di affrontare come macroregione anche davanti all’Ue, attraverso la Consulta permamente messa ai voti oggi.

«Oggi non ci sentiamo garantiti dallo statuto che riconosce la speciale autonomia della Sardegna e ne regola i rapporti con lo Stato italiano», ha aggiunto Ganau in riferimento alla riforma proposta di riforma della Costituzione della Repubblica italiana, a suo avviso in chiave «fortemente centralista». «In primo luogo perchè lo statuto è in gran parte irrealizzato a distanza di quasi 70 anni. Se facciamo un confronto con la Corsica, che non ha il riconoscimento dello specialità, vediamo che su alcuni ambiti, come continuità e lingua, si sono ottenuti risultati più significativi dei nostri». «I sardi aspirano all’estensione dell’autonomia e non a una sua contrazione», ha ribadito Ganau.

Se in Corsica si fanno aspre battaglie per ottenere un vero statuto d’autonomia, in Sardegna si afferma che nel suo caso ciò è rimasto sulla carta. Se in Sardegna si fa accenno a una politica linguistica còrsa con risultati significativi, basta girare per le strade delle due isole per rendersi conto che il sardo, meno presente nelle aule di scuola, si sente parlare nelle strade soprattutto dei villaggi, mentre in Corsica è ormai molto raro intendere discorsi tra isolani che non siano esclusivamente in francese.

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Fonte: La Nuova Sardegna

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5 thoughts on “L’assemblea regionale sarda all’unanimità vota sì al Consiglio permanente”
  1. “basta girare per le strade delle due isole per rendersi conto che il sardo, meno presente nelle aule di scuola, si sente parlare nelle strade soprattutto dei villaggi, mentre in Corsica è ormai molto raro intendere discorsi tra isolani che non siano esclusivamente in francese.”
    Fossimo stati annessi anche noi alla Francia di sicuro anche il sardo avrebbe avuto lo stesso destino del corso, grazie al cielo la tanto bistrattata Italia qualcosa di buono la fa, ovvero rispetta le parlate locali e non le demonizza.
    Fossero stati i corsi Italiani certamente il corso (come il gallurese) sarebbe ancora vivo e parlato da tutti gli isolani

    1. di questo non sono certo il corso sarebbe forse in migliore salute se la corsica fosse stata italiana o allora si sarebbe mischiato cosi tanto da scomparire del tutto dovuto alla vicinanza tra il corso e l italiano comunque sia ora non lo sapremo mai

      1. Non lo sapremo mai, ma è un fatto che quasi tutti i dialetti d’Italia (compresi quelli dell’Italia centrale e toscani, molto simili all’italiano) non sono spariti ma godono di buona salute. Nessuno è sparito perché assomigliava trppo all’italiano. E il corso non è sparito pur avendo avuto l’italiano accanto come lingua ufficiale dal 1100 al 1800,per sette secoli. Perché avrebbe dovuto sparire dopo?

        1. Lampante ! Ma perchè continuare a sostenere tesi improbabili smentite dai fatti.In Italia,dove più dove meno, i dialetti o parlate locali godono di buona salute e soprattutto non sono osteggiate dal governo centrale.Il contrario di quello che accade in Francia, poi si aggiunga la distanza chiarissima tra corso e francese, ed i giochi… son fatti.

  2. Son d’accordo con Fae che la lungimiranza ,almeno in questo campo, della politica italiana rispetta e tutela le minoranze linguistiche a differenza della Francia che le ha distrutte, tuttavia ritengo che proprio l’obbligo dell’uso del francese abbia determinato l’oblio del corso in quanto la lingua corsa per sua natura è molto più affine all’italiano e quindi essa non ha ricevuto quel supporto spontaneo che avrebbe potuto ricevere convivendo con l’italiano.

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