L’Assemblea nazionale rigetta il progetto Molac sull’insegnamento delle lingue regionali

By Redazione Gen 18, 2016 #lingua còrsa #politica

Meno di tre mesi dopo che il Senato aveva rifiutato di ratificare la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, la Francia rigetta ancora una volta un progetto che riguarda il loro insegnamento in immersione e la loro promozione nello spazio pubblico e audiovisivo. Presentato da Paul Molac, deputato bretone di Morbihan, membro dell’Union démocratique bretonne, il progetto è stato bocciato per 14 voti contro 13, all’Assemblée nationale. La contrarierà del governo e del partito socialista sono di cattivo auspicio per la co-ufficialità della lingua còrsa, che il presidente dell’esecutivo isolano Gilles Simeoni sta trattando nel corso del colloquio di queste ore con Manuel Valls.

Saveriu Luciani, consigliere CTC dell’esecutivo incaricato per la lingua e la cultura corsa, ha reagito alla bocciatura del progetto Molac

Luciani dichiara che ormai il blocco da parte di Parigi sull’argomento è totale, e si contrappone alla volontà dei Corsi che invece i sondaggi danno favorevoli al 90% a una società bilingue. Un’opposizione da parte della politica nazionale che non riguarda certo solo i socialisti.

Per il consigliere di Femu a Corsica l’obiettivo della co-ufficialità resta centrale, uno strumento ritenuto indispendabile per evitare il declino della lingua corsa, così come stabilito anche nel piano « Lingua 2020 » approvato lo scorso anno dalla precedente CTC.

Per Luciani uno degli aspetti fondamentali è quello dell’insegnamento della lingua nelle scuole e della formazione degli insegnanti per i quali si prevede un piano straordinario. Mentre sulle posizioni del governo, trova incredibile continuare a difendere il monolinguismo di stato come pilastro della « République une et indivisible » quando nel corso dei decenni ci sono state evoluzioni importanti nei maggiori stati vicini, come la Spagna, l’Italia o la Gran bretaglia dove il gallese ha ricevuto lo status di lingua co-ufficiale.

Ma finché questo giacobinismo di Stato, anche in materia linguistica, non finirà, Luciani promette che la nuova CTC a guida nazionalista farà tutto quanto in suo potere per mettere in campo iniziative che tengano viva la lingua corsa, mentre continuerà a portare avanti a Parigi le sue battaglie per donarle un nuovo status.

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Fonti: CorseNetInfos – Alta-Frequenza – Le Figaro

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10 thoughts on “L’Assemblea nazionale rigetta il progetto Molac sull’insegnamento delle lingue regionali”
  1. La storia della Corsica è irripetibile per le sue peculiarità.Non capisco perché si tenga fuori da ogni ipotesi di progetto la lingua italiana pilastro di tante vicende storiche dell’isola,lingua parlata e capita,oltre che scritta,fino a pochi decenni fa.E’ una mia impresssione, o esiste una forma di tabù nell’ammetterlo a viva voce?

    1. Esiste un tabù. Esistono pregiudizi storici legati all’annessionismo dell’Italia fascista, esistono antichi pregiudizi sulla manodopera italiana che immigrava nell’isola, esistono timori che la lingua corsa possa diluirsi o confondersi a contatto di una lingua così simile come l’italiano, ed esiste un sentimento di irritazione nei confronti di chi – tipicamente molti italiani – considera il còrso un dialetto dell’italiano. La lingua dell’identità corsa, ormai da molti decenni, è la lingua còrsa, e non più quella italiana (unita alle parlate corse). Questo va capito. Nonostante tutto, c’è un movimento, minoritario ma significativo, che guarda con favore a un rinnovato contatto culturale ed economico con la Penisola e con la Sardegna.

      1. La questione forse va interpretata diversamente: quando sono stato in Corsica la prima volta ho avuto l’impressione di essere a casa mia, (dalle mie parti uno dei canti tradizionali è “la Corsicana”) tuttavia l’interlocuzione con i locali non sempre asseverava tale impressione, eccezion fatta appunto per i parlanti corso con i quali vi era perfetta sintonia.
        Se un domani il corso e l’italiano (unitamente al francese) tornassero ad essere patrimonio linguistico dell’isola sono certo che l’Italia sarebbe per i corsi ciò che la Corsica è stata per me, una seconda casa da visitare e frequentare.

        1. Concordo. Una volta, nel 1998, andando in Corsica da Livorno incontrai una famiglia di Bastia che era andata (per la prima volta!) a visitare la Toscana. Gli chiesi quali impressioni avessero riportato dal viaggio, e loro mi risposero: “Una sola: improvvisamente abbiamo capito che anche noi siamo Italiani”. Una cosa simile l’ho anche vissuta con un amico ticinese che decise di andare a lavorare a Firenze: dopo un anno in Toscana, il suo senso di appartenenza etnica era cambiato radicalmente.

          1. Ho letto un commento di eiu,li ho letti tutti, un corso, che affermava l’esatto contrario e cioè che egli non ha mai conosciuto un corso che si senta italiano e questo a prescindere dal rinnovato interesse per la lingua, e non solo ,italiana.Credo di poter dedurre che dopo le varie forzature ed epurazioni dei sciovinisti governi francesi,sia davvero difficile per le nuove generazioni riacquisire ciò che in fondo è stato loro ,o meglio sono stati,tutto qui! Se non vi sono contatti diretti ed esperienze ,concrete è quasi impossibile avere una coscienza storica della propria appartenenza d’origine:finchè vi saranno pregiudizi,tabù, e antipatie anacronisitiche sarà arduo per il popolo corso comprendre realmente il senso reale di appartenenza,poi ognuno sarebbe libero di pensare e credere ciò che ritiene meglioStiano tranquilli i governanti nessuno ha intenzione di fare opera di proselitismo si tratta solo di attuare il valore della libertà di pensiero e discussione.E poi la storia recente ci ricorda che brutture tutti rinneghiamo del governo di Tito in Istria.A volte forse cambiano solo i sistemi d’azione usati con guanto di velluto .Chi ha orecchi intenda!A proposito sempre Eiu affermava anche che forse ce ne saranno pure di corsi che si sentono italiani ma che lui non li ha incontrati…

          2. come l’ho detto non nego la vicinanza linguistica tra il corso e l italiano penso che qualunque corso chi conosce un minimo di lingua corsa possa arrivare a quel punto ma c’e sempre una separazione di 2 secoli tra l antica coppia corso-toscana oggi non penso che sia realistico sperare un sentimento di appartenenza italiano nel senso di nazione anche se individualmente condividiamo molti tratti comuni e spesso non ci vediamo come popoli del tutto stranieri almeno quando vado in toscana non mi sentivo troppo spaesato

          3. Caro amico,avrai compreso che il mio punto di vista è che non ci debba essere confusione tra appartenenza linguistica e identità di appartenenza territoriale. Sono per la libertà di scelte e di auto determinazione contro le oppressioni e con le minoranze. Per non ripetermi, se ti va potrai conoscere meglio il mio pensiero nei miei scarni commenti.I miei più sinceri auguri per un futuro più bello!

    2. Capisco, rispetto ma non condivido.I tabù come i pregiudizi vanno superati, specie se oramai immotivati.Poi personalmente non saprei se davvero possa nuocere l’italiano alla lingua corsa o se possa nuocere la confusione che sta avvenendo con una lingua molto più distante.

      1. Noi chiaramente crediamo che l’italiano non nuocerebbe (a parte che il francese tanto bene alla lingua corsa non ha fatto ;))… perché l’italiano ha convissuto per sette secoli con le parlate corse. Inoltre forse conoscere entrambe le lingue, o essere abituati a leggerle/sentirle, permetterebbe di padroneggiare consapevolmente le differenze tra le due e ad attingere, se necessario, al lessico per creare neologismi.

        1. Concordo pienamente,d’altronde la storia non si cancella pena la perdita della propria memoria ed identità. Ed allora con franchezza e coraggio si affrontino queste tematiche senza girarci intorno.Certo capisco le difficoltà a trovare ascolto e dialogo.Se il governo la pensa più o meno come coloro che guidano l’assurda recente storia del peschereccio sequestrato,non resta che augurare ai corsi tanta forza e resistenza nel pensare e credere ciò che per essi è giusto e meglio.Ma che sia il popolo a decidere senza ingerenze.Chimere….

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