L’arte rinascimentale italiana risplende a Bastia

By Redazione Feb 25, 2017 #arte #bastia

“Sindrome di Stendhal” a Bastia? O piuttosto “Sindrome di Firenze”?  Dopo una conferenza  sulla restaurazione di un affresco  del fiorentino Giovanni Bilivert presso la Direzione del Patrimonio di Bastia Città d’Arte e Storia, questa sindrome mi è tornata in mente. Dunque: improbabile  tutto ciò a Bastia? Sì e no, poiché se il visitatore può rimanere emozionato di fronte agli affreschi della chiesa di Bastia, la bellezza del patrimonio isolano non ha mai subito opere di restauro. Questa “sindrome”, bisogna ricordare, non è affatto una leggenda:  è una vera e propria affezione  psicosomatica che presenta “ tachicardia, vertigini e fatica a respirare che colpiscono alcuni turisti a cospetto di un vasto numero di opere d’arte”,  prevalentemente dipinti e sculture di soggetti religiosi. Un rapporto tra bellezza e fede dal quale i turisti non riescono illesi. Fenomeno che si manifesta in tutta la sua forza  davanti al monumentale St-Roch (3,70 m x  2, 47 m) esposto sopra l’altare maggiore  a colonne di marmo dell’Oratoire St- Roch rue Napoléon di Bastia.

Opera simbolo della pittura italiana e dell’antica capitale corsa, questo spettacolare affresco è appena stato restaurato.

Un’iniziativa di Philippe Peretti, assessore alla Cultura al municipio di Bastia e diMichel-Edouard Nigaglione, Direttore al Patrimonio. Quest’opera commissionata dalla Confrèrie St Roch di Bastia, venne realizzata nel 1626 da Giovanni Bilivert, il più importante pittore fiorentino agli inizi del  XVII  secolo. Vi troviamo, sontuosamente adornata con un drappo blu lapislazzuli Santa Caterina d’Alessandria, San Rocco, San Sebastiano e San Martino da Tours. Sono raccolti ai piedi della Vergine che imbraccia Gesù bambino. Si tratta di una splendida opera e si avverte la stessa indescrivibile emozione dei visitatori di Firenze, Venezia, Pisa e Genova: il mistero della fede e la bravura dei pittori capaci di ricreare i movimenti della vita sulla tela in maniera quasi cinematografica. Le opere di Giovanni Bilivert, figlio di un orafo di Delft,sono sparsi tra i più grandi musei europei, e Bastia può vantarne due, catalogati ai “Monuments historiques”. L’altra opera è l’annunciazione del 1630, che si trova alla Chiesa Ste-Croix Quartier de la Citadelle. All’epoca, ogni affresco autentico e firmato veniva spesso copiato due volte dal maestro, e sempre accompagnato da un  « ricordu », piccola riproduzione a olio su rame. Quella di St Roch appartiene al Museo del Louvre di Parigi. Questi due affreschi di Bilivert saranno d’ispirazione per i pittori dell’isola, ed esistono circa una ventina di riproduzioni dette « naïves », realizzate tra il XVII e il XIX secolo in Corsica, in particolare nelle Chiese di Ficaja, Castineta, Lavasina, Scala, St-Jean de Moriani et Carcheto. La restaurazione e la pulizia dei marmi e del retablo a colonne ( da aprile a giugno 2016) è stata ad opera di Renato Boi. Si tratta di un’operazione delicata suddivisa in una serie di dodici lavori tra i quali  il fissaggio delle  zone affette da crepature, la rimozione delle vecchie tinte ossidate, le riverniciature, la stuccatura e l’omogeineizzazione cromatica.

 

La deontologia internazionale per le restaurazioni è stata rispettatata : prevede una serie di obblighi come la leggibilità, il ripetto dell’opera originale, la reversibilità( tecniche e materiali che possano essere eliminati in futuro grazie alle innovazioni tecnologiche successive).

Come scrive Fréderique Valery nel mensile gratuito Kurnos Stampa  ( diretto  dallo storico  Ghiovan Filippu Antonlini) : «  la paura delle malattie e delle epidemie durante il poeriodo moderno è tale che si attribuisce in’importanza particolare ai Santi intercessori e ausiliatori. San Rocco, nato a Montpellier, fu un eremita e un pellegrino che percorse l’Europa. Rifugiatosi in una foresta, sarebbe stato guarito dalla peste grazie all’intervento di un angelo e di un cane che gli portò del pane. Viene sempre rappresentato col bubbone tipico della peste sulla coscia e un cane che lo accompagna. Approvato solennemente nel 1629 da Papa Urbano VIII « il culto di San Rocco si diffuse ampiamente in Corsica incoraggiato dalla presenza di eremiti e confrateternite. Nell’isola viene celebrato il 16 agosto »

Questo affresco è un anteprima di quello che è l’immenso  patrimonio culturale della Corsica. Oltre al suo patrimonio naturale e il suo ecosistema unico al mondo, l’isola dispone di una ricchezza culturale diversificata in siti archeologici, cappelle romane, chiese barocche, città fortificate, la lingua corsa, letteratura, i festival di cinema e di teatro, le celebrazioni e le commemorazioni storiche, i musei, tra i quali il Parc Galea è certamente di per se stesso la Storia, grazie alle figure di Pasquale Paoli e Napoleone. Oltre al Palais Fesch e alla Maison Bonaparte (Ajaccio), la Corsica è un vero e proprio “giardino archeologico” costituitosi dal 9000 a.C., attraverso il mesolitico, l’età del Bronzo e del Ferro, i siti romani d’Aléria e di Mariana. Già Tolomeo aveva realizzato una cartografia nell’anno 125, che numerava in Corsica, secondo Corse-matin « trentatre città, due colonie e dodici popoli, dai Licinini ai Subasani”


Fonte: mediapart, Liliane Vittori – Trad. di Chiara Poli

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