Per la scuola britannica i dialetti possono essere prima lingua degli studenti italiani

By Redazione Ott 20, 2016 #regno unito

Nei giorni scorsi in Italia è esplosa una polemica innescata da cittadini italiani residenti nel Regno Unito, e che è arrivata a provocare la reazione dell’ambasciatore italiano a Londra e le scuse del governo britannico.

Tutto nasce dal questionario per l’iscrizione dei bambini alla scuola pubblica:

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Cercando “Italian” si trovano quattro voci differenti: Italian, Italian (Any Other), Italian (Neapoletan) e Italian (Sicilian).

La reazione della stampa italiana è stata dura, citiamo ad esempio il Corriere della Sera:

… per queste scuole pubbliche esistono quattro tipologie di italiani. L’italiano doc. L’italiano meno doc, che sarebbe l’«altro». L’italiano di Napoli. E l’italiano della Sicilia. Insomma, hanno diviso i bambini e gli adolescenti d’Italia figli di emigrati.

Ma in realtà non si sta parlando di nazionalità o provenienza diversa… ma di lingua.

L’elenco che viene fatto compilare per l’ammissione a scuola spiega chiaramente che viene richiesta la prima lingua (che si parla a casa) e basta guardare con attenzione per accorgersi che l’Italia non è l’unico paese ad avere più caselle possibili: i berberi hanno 4 scelte, gli arabi 7, chi viene dal Bengali 3, i cinesi 6 e così via. Si tratta di dialetti o variazioni della lingua base, dialetti che sono così diffusi da necessitare una casella a parte. Le sigle usate provengono da questo sistema di codifica, che prevede oltre alle quattro sigle ITA, una separata per la lingua sarda (SRD).

Probabilmente, tempi fà, si sarebbe potuto applicare lo stesso concetto a degli emigranti Corsi all’estero, che magari padroneggiavano il còrso come lingua parlata e l’italiano come lingua scritta, più che il francese. Ne abbiamo citato un esempio nell’articolo “Una lettera dall’America“.

Molti figli di italiani emigrati all’estero da molti anni, parlano in casa come prima lingua il dialetto, e non l’italiano standard. Dialetto che spesso – si pensi al napoletano e al sardo ma anche a molti altri – è molto diverso dall’italiano. Non come u corsu, che invece gli assomiglia molto 😉

Il tentativo della scuola inglese era dunque cercare di capire la reale lingua domestica degli studenti, e agire di conseguenza. Tentativo mal riuscito, date le polemiche nate con gli Italiani e anche con emigrati di altre nazionalità. Ma che riconosce ai dialetti, o lingue locali, un ruolo sociale che a tutti gli effetti hanno.

 

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BUTAC.it – ValigiaBlu – HuffPost.it

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9 thoughts on “Per la scuola britannica i dialetti possono essere prima lingua degli studenti italiani”
  1. Direi che si potesse evitare l’impiego di “dialetto” in riferimento anche alla lingua sarda, dal momento che in Italia tale parola ha generalmente lo stesso significato espressivo che in Francia riveste la parola “patois” (personalmente non penso che a un còrso piaccia molto l’espressione “patois corse”). Per il resto, al di là del riconoscimento superiore che il Regno Unito tributa alle sue minoranze rispetto all’Italia, tanto restia quanto la Francia ad ammetterne l’effettiva esistenza, si è trattata di una polemica montata ad arte da alcuni giornalisti nel contestualizzare in maniera a dir poco forzosa tale fatto all’interno della più ampia cornice del Brexit, nonché il difficile processo di negoziazione fra UE e UK riguardante soprattutto il destino delle comunità di emigrati – britannici da una parte, cittadini europei dall’altra – al momento dell’attivazione dell’articolo 50. Insomma, una questione che, al di là di tale faccenda citata dai giornali in modo strumentale, di linguistico aveva nulla.

    1. ti senti parte di una minoranza (senza polemica)? di quale zona della sardegna?

      1. Sia il sardo sia il catalano algherese sono minoranze linguistiche, riconosciute dalla legge 482/99 in attuazione dell’art. 6 della Cost., nonché oggettivamente lingue alloglotte rispetto all’italiano. Come molte disposizioni costituzionali in Italia, però, anche queste rimangono solo sulla carta ( http://www.axl.cefan.ulaval.ca/europe/italiesardaigne.htm ). Le minoranze linguistiche interne in Francia sono di gran lunga più tutelate di quanto non lo siano quelle in Italia.

        1. Questo lo sapevo, ma va bene, quanto all’essere alloglotte rispetto all’Italiano l’algherese lo è di sicuro, il logudorese un po meno, ma in fondo tante altre lingue regionali sono alloglotte rispetto all’Italiano “standard”, ma in fondo la famiglia è la stessa.

          1. A dir la verità, è il contrario. Il catalano è come lingua più vicino all’italiano rispetto a quanto non lo sia il sardo ( https://alternativetransport.files.wordpress.com/2015/05/lexical-distance-among-the-languages-of-europe-mid-size.png le lingue romanze sono colorate in arancione, il catalano si presenta nella sigla “cat” e il sardo in “srd”), fermo restando che si parla comunque di lingue romanze, e in morfologia e sintassi il sardo ha rinomatamente seguito un’evoluzione autonoma e distinta dalle altre.

            PS: la cartina tratta del solo lessico e per “catalano” ci si riferisce ovviamente a quello di Barcellona. Non tutti, eccetto gli algheresi veraci, sanno che l’algherese è in realtà pieno zeppo di termini provenienti anche dal napoletano piuttosto che dal sardo, per via dell’ingente flusso migratorio partenopeo concentratosi nel tempo in tale città più che in altri centri o paesi sardi. Non è un caso che ad Alghero almeno un terzo della popolazione abbia origine più o meno recente da Napoli.

          2. Ma, a quale variante del sardo ti riferisci ? immagino non al Gallurese, ma forse neanche al logudorese le cui parole sono molto più vicine all’Italiano di quanto non si creda: esistono fenomeni linguistici come betacizzazione o metatesi per cui tutte le parole con doppia Elle dell”Italiano” in sardo hanno la doppia D finale (Es: Pelle/Pedde Valle/Badde Villa/Bidda Castello/casteddu/ cavallo/caddu pollo/puddu, cipolla/chibudda martello/marteddu, favella/faedda fallire/faddire) o metatesi come Mentovare/Ventomare Magazzino/camasinu Paiolo/Labiolu ecc..
            è bene ricordare che L’Italiano è una lingua nata “a tavolino” prendendo appieno dal toscano volgare (si potevano inserire molti termini di regioni periferiche ma questo non è avvenuto), tuttavia grazie anche a corsica Oggi, noto una quantità notevole di similitudini tra Il Sardo ed il Corso (lingua Italoromanza), persino il nostro Ajo è condiviso con i nostri cuginetti.
            Non di meno grazie alle letture del Wagner ma anche di Fiorenzo Toso (che consiglio vivamente) ho scoperto che la storia linguistica della nostra Isola è molto meno “schematica” di quel che si crede.

          3. Ovviamente a tutto il sardo, evitando di concentrarsi su astrazioni quali “logudorese” e “campidanese” che certo sono utili a fini di categorizzazione dei lavori letterari ma non in termini assoluti (e nemmno relativi) per definire le isoglosse relative alle varianti effettivamente in uso. Ad ogni modo, è ovvio che sardo e italiano nel lessico sembrino simili: si tratta pur sempre di lingue neolatine per definizione molto conservative rispetto alla originaria matrice latina. Tale argomento vale però per la grande maggioranza di idiomi romanzi, come il castigliano e catalano che più di tutte hanno influenzato il sardo, con l’eccezione del francese e del rumeno/moldavo (con cui il sardo condivide peraltro dei caratteri, basti citare in termini lessicali parole come “limba”, “ajutoriu”, “abba”, etc. che trovano un corrispettivo praticamente uguale in tale lingua). Il gallurese, come saprai, non è linguisticamente sardo, almeno non più dell’algherese, ma è effettivamente un dialetto italiano (senza alcuna intenzione di sminuirne l’importanza, dal momento che assieme al tabarchino è probabilmente l’idioma in miglior stato di salute di tutta la Sardegna, a differenza del sardo stesso che è moribondo).

            Sul còrso, anche qui ovviamente si possono tracciare dei parallelismi addirittura col sardo. D’altronde, si pensa che il còrso antico fosse affine a tale lingua ( https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/31/Romance-lg-classification-en.png) e qualche elemento, come dici tu, è rimasto. Sarei un poco prudente a dire che però presenti una quantità addirittura notevole di similitudini: tale affermazione, al massimo, si può estendere solo all’areale linguistico maggiormente conservatore dell’Alta Rocca e Sartenese nella Corsica meridionale, dove anche il sistema vocalico è uguale a quello del sardo (tonico e pentavocalico). Anche qui, però, penso che il còrso sia maggiormente accostabile al siciliano (per le varianti meridionali) e al toscano (per quelle settentrionali) più che al sardo.

            Su Alghero, se ti riferisci alla mia affermazione per cui un terzo dei cognomi abbia origine napoletana, non ho fonti se non evidenza aneddotica da cittadino algherese. Purtuttavia, sono risaputi i legami che, più che alla sola Aragona, uniscono la città all’areale napoletano. Fin dal 14° secolo Torre del Greco era un centro di pescatori di corallo, moltissimi dei quali riparavano ad Alghero (anche per via di un’ordinanza della Corona aragonese che prevedeva tale obbligo per regolare il traffico e tale attività). Si da anche il caso che ad Alghero, a differenza di quanto si suole pensare, l’attività economica principale non fosse la pesca (monopolizzata dai campani concentrati nella “Ciutat vella” ovverosia il cuore della città) ma l’agricoltura e addirittura la pastorizia (quest’ultima esercitata nella cosiddetta “Alghero periferica” per lo più da sardi naturalizzati, previo voto di fedeltà perpetua all’Aragona, per sanare la disastrata situazione demografica algherese, essendo tantissimi coloni di origine catalana periti in realtà per le terribili pestilenze e altri ancora cacciati per via delle politiche sulle genti di religione ebraica, che impoverì molto la città). Si raggiunge una sorta di bipartizione non solo economica ma anche etnica, insomma. Infatti (sul lessico algherese Rafel Caria aveva effettuato numerosi studi) molti termini relativi a settori quali l’agricoltura, pastorizia, ma anche cucina etc. trovano un corrispettivo in sardo, ma anche in sassarese (da cui l’algherese ha ricavato certi tratti fonologici), mentre altrettanti sulla pesca, barche etc. derivano dai vari dialetti meridionali della penisola italiana e soprattutto dal napoletano. Tuttora, molte “famiglie storiche” in termini di importanza anche economica delle attività da loro rilevate ad Alghero hanno in realtà cognome e nome partenopeo.

          4. Molto interessante la trattazione che riguarda la storia linguistica culturale di Alghero, aggiungerei al terzo “campano” un altro buon terzo “continentale generico e siciliano”, che dici?
            Quanto al sardo affermi che “il castigliano e catalano che più di tutte hanno influenzato il sardo” condivido tale affermazione solo in parte, leggendo i vari condaghes, ancora poco influenzati dal passaggio iberico, si nota che la parlata sarda da allora ad oggi non è cambiata più di tanto…

          5. “Non è un caso che ad Alghero almeno un terzo della popolazione abbia origine più o meno recente da Napoli” notizia molto curiosa ed interessante, è suffragata da fonti?

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