La Corsica violenta e il giornalismo di serie B

Quando si scrivono articoli su un argomento qualunque, è sempre meglio sapere di cosa si sta parlando. La conoscenza dell’argomento trattato non deve riguardare i singoli eventi presi separatamente, ma dev’essere il più possibile completa, studiata nelle sue sfumature anche più banali e apparentemente insignificanti. E’ una regola che è alla base dell’indagine storica, ad esempio. Più elementi ho a disposizione, più potrò fornire un’analisi precisa, ma se mi dovesse mancare anche soltanto un’informazione, tutte le mie conclusioni potrebbero diventare di colpo caduche. Niente di grave in sé, è così che funziona la storiografia.

Il giornalismo non dovrebbe essere esente da questo rigore scientifico che contraddistingue altri campi del sapere. La verifica delle proprie fonti e l’imparzialità dell’autore sono regole che il giornalismo condivide con la ricerca storiografica d’altronde. Tuttavia, in un’epoca in cui le informazioni e le idee viaggiano tanto velocemente da non avere nemmeno il tempo di consolidarsi nelle menti, la precisione e l’onestà intellettuale sono diventate un insopportabile vincolo che rallenta non poco il lavoro del giornalista moderno.

Così, quando un giornalista, inviato di un grande quotidiano sportivo nazionale, deve scrivere un articolo che riguarda la violenza negli stadi corsi, segue una linea molto precisa.

Mettiamoci un secondo nei panni del nostro giornalista. Con pochi elementi a disposizione, da Parigi (e presumibilmente senza aver mai messo piede in Corsica se non nei mesi di luglio e agosto), deve redigere un articolo completo (mezza pagina, 6 colonne) su un argomento caldo. Il suo articolo, per attrarre il lettore medio, deve contenere alcuni elementi evocativi: violenza, uccisioni, malaffare… Mi direte che siamo abituati a questo trattamento da parte delle grandi testate nazionali francesi, ma meno da parte dei giornali italiani.

In un articolo, pubblicato il venerdì 19 febbraio sulla Gazzetta dello Sport, si evince un quadro a dir poco raccapricciante dei recenti eventi legati al calcio in Corsica. Impariamo così sin dalle prime righe che il calcio corso “va oltre lo sport, contaminandosi di politica e di violenza“, e che questa brutta piega sarebbe da ricondurre all’indipendentismo. Questi ultimi, guarda caso, sono arrivati al potere per la prima volta alle ultime elezioni, e starebbero aizzando i tifosi/militanti per i propri fini politici. Gilles Simeoni avrebbe così definito “legittima” la rivolta dei tifosi del Bastia “che da giorni si scontrano con le forze dell’ordine“, lasciando intendere un sostegno del presidente dell’esecutivo alla violenza. Tutto questo è molto lontano dalla realtà. Simeoni ha sì definito “legittime” le proteste, ma ha anche lanciato un appello per “non cadere nella trappola del confronto violento“, appello che a quanto pare non è arrivato nella redazione della Gazzetta dello Sport.

Se l’autore si fosse fermato alla descrizione dei recenti scontri con relative conseguenze, avrebbe scritto soltanto l’ennesimo articolo poco chiaro per spiegare una vicenda troppo complessa per essere liquidata in poche righe di un giornale dalla carta rosa. L’autore ambisce invece a tracciare un quadro completo della violenza negli stadi corsi, e decide di mettercela tutta, raccontando anche quello che con il calcio, non c’entra.

Dopo la descrizione degli ultimi eventi, si passa così agli ultimi tre paragrafi dell’articolo, che riguardano la solidarietà, la mafia e i valori. Gli indipendentisti, irrimediabilmente legati con il malaffare, sembrano così assumere il ruolo di responsabili assoluti di un clima violento endemico in Corsica. Il neo eletto presidente dell’esecutivo, avvocato di professione, sarebbe così colpevole di aver difeso Yvan Colonna, omicida del prefetto Erignac. Quest’omicidio simbolo della Corsica degli ultimi 20 anni, sarebbe anche diventato “slogan da stadio“. Tanto basta per condannare in via definitiva sia la politica, sia i tifosi corsi. Non solo, ma il Bastia avrebbe ricevuto “immediata solidarietà non solo dal Ca Bastia, sesto in terza divisione, ma pure dal Gazelec Ajaccio, terzultimo in Ligue 1, e dall’Ac Ajaccio, 11° in Ligue 2“. L’autore non fa, per ovvi motivi, riferimento al sostegno ricevuto da alcune tifoserie italiane e francesi.

Ma il riferimento all’omicidio del prefetto Erignac non è l’unico riferimento fuori luogo di un articolo in cui l’autore, pur di inserire il calcio nel quadro più grande della violenza in Corsica, tirerebbe fuori pure le Idi di marzo. Il miscuglio tra politica, calcio e malavita viene così spiegato in poche righe, senza preoccuparsi troppo di spiegare se il legame con il calcio sia puramente casuale o effettivo. Ancora una volta si spiega all’Europa e al mondo, quanto i corsi abbiano la violenza nel sangue. Ancora una volta siamo costretti a leggere un articolo che ne meriterebbe altri 10 per iniziare ad avere una parvenza di completezza. Ancora una volta si mischiano fatti e eventi che non hanno nessun rapporto tra di loro, per arrivare a conclusioni, scontate e deboli, già definite prima della stesura dell’articolo stesso. Un articolo che la Gazzetta dello Sport si poteva probabilmente risparmiare, ma che ha pubblicato lo stesso, perché dopotutto, la faziosità mediatica impera da entrambi i lati delle Alpi.

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Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

By Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

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3 thoughts on “La Corsica violenta e il giornalismo di serie B”
  1. Concordo con l’analisi fatta, spesso si e vittima di pregiudizi e analisi sommarie tese a suscitare “boom giornalistici”. Tuttavia il problema violenza, mafia e malaffare è un problema ben presente in Corsica ma che non bisogna usare come “condimento” per ogni articolo o argomento.

  2. Cosa commentare? I giornali pur di vendere,loro principale obiettivo, scrivono di tutto! Il titolo dato da voi a questo articolo riassume tutto : ”Nomen omen”…..

  3. Questo non è un caso isolato…due settimane fa ho scritto un post sul sito del Corriere della Sera per chiedere la correzione di un articolo sul referendum tenuto in Svizzera per l’espulsione degli stranieri. Il giornalista (?) autore dell’articolo non aveva capito assolutamente niente dell’argomento.

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