Italiani in/di Corsica: Andiamo a Calvi – ma anche in giro – a conoscere Orlando!

Questa intervista è la seconda di una serie di ritratti che sono proposti al fine di illustrare la vita e le scelte degli Italiani che vivono in Corsica.

Si prosegue con un Italiano ben conosciuto negli ambiti culturali isolani e non solo. Chi ha avuto il piacere di incontrarlo pensa direttamente a lui come un « trait d’union » tra Corsica e Italia. Una voce, un’energia al servizio della creazione e della cultura, dallo specifico all’universale. Una fonte inesauribile di progetti e idee.

Un altro modo di parlare dei legami tra Corsica e Italia, interrogando direttamente chi li rappresenta nel modo più fantasioso e colorato. Documentare la realtà delle mobilità e della vicinanza tra Corsica e Italia, ecco l’ambizione di questo progetto.

Andiamo a Calvi – ma anche in giro – a conoscere Orlando !

1 Raccontami chi sei e da dove vieni.

Mi chiamo Orlando Forioso, e questo non è un nome d’arte ma me lo sono ritrovato. E ne sono molto contento. Non è mai stato facile da portare ma quando mi presento a qualcuno nasce subito un argomento di discussione. Nella comunicazione, mezzo lavoro è già fatto. Per chi non sapesse chi è Orlando Furioso posso solo dire che è un eroe letterario, è come se mi chiamassi Harry Potter o Naruto.

Sono nato a Torre Annunziata, città a 30 chilometri da Napoli. È l’antica Oplontis, con gli scavi archeologici della Villa di Poppea che sono una meraviglia. C’è un affresco dipinto a cesto di fichi che sembrano veri. All’inizio del Novecento c’erano più di 100 pastifici. Deve essere per questo che adoro la pasta in tutte le sue varianti, ma sempre al dente.

2 Come e quando arrivi in Corsica ? E perchè?

Nel 2025, festeggerò i miei 45 anni di Corsica. Sono arrivato la prima volta il 13 agosto del 1980 a Pigna, chez Casalonga ! Il mio arrivo in Corsica è legato al mio lavoro artistico. Frequentavo a Roma la scuola di teatro del Mimo, Teatro Movimento: commedia dell’arte, danza, mimo… Ci chiamarono le direttrici Lidia Biondi e Alessandra Dal Sasso per andare a fare i mimi/ ballerini in Austria al Carinthischer Sommer. Dovevamo essere guerrieri, diavoli e non so più cos’altro in un’oratorio barocco di Pietro Andrea Ziani ” L’Assalonne punito”. Lo scenografo e costumista era Toni Casalonga che si era fatto accompagnare da suo figlio Jerôme. Nonostante il cast fosse intergenerazionale e internazionale (René Clemencic, Sergio Bartolo, Gerard Lesne,….), l’ambiente era molto gradevole. Essendo Jerôme ed io tra i più giovani, ed essendo l’Austria noiosissima, creammo un po’ di “clima bordellarico mediterraneo”. Diventammo subito fratelli e fui invitato in Corsica, a Pigna, in pieno Riacquistu[1] ! Fu uno choc culturale. Io, Napoletano emigrato a 7 anni a Torino, avevo bisogno di riappropriarmi della mia napoletanità. Se il Riacquistu è servito a qualcuno, uno di quei qualcuno sono io.

3 Cosa rappresentano oggi, per te, Italia e Corsica?

In questi anni ho sempre cercato di non invadere il campo con cose tipo “La Corsica è italiana”, ed altre « baggianate » di questo tipo. L’ospitalità, la simpatia, le battaglie e l’intelligenza dei Corsi hanno nutrito la mia crescita culturale. Ne ho approfittato trovando sempre un terreno creativo fertile. Mentre in Italia, e nel mondo, recitavo nei maggiori teatri (Teatro di Roma, Piccolo di Milano, Biennale di Venezia, Teatro Gorki a Mosca e Leningrado, Teatro Albeniz di Madrid, Teatro Poliorama di Barcellona, e poi Melbourne, Sidney, Adelaide, Los Angeles, San Francisco, a New York a Broadway, all’Expo 92 di Siviglia, Palais Chaillot a Parigi…), in Corsica mettevo a disposizione le mie conoscenze teatrali là dove erano richieste. A piccoli tocchi. Senza invasione di campo. Abbiamo creato ateliers e spettacoli che credo siano stati anelli di una catena che mi ha legato sempre di più all’isola. Siamo cresciuti insieme la Corsica, l’Italia ed io. Credo di essere un unicum nella Storia del rapporto Corsica-Italia. Anche se mi considero sempre “Un Napoletano prestato alla Corsica”.

4 Che idea ti sei fatto dei legami tra Corsica e Italia?

Purtroppo non buoni e le colpe sono da ricercare da tutte le parti, in particolare in Italia e in Francia. Non ci sono aerei diretti tutto l’anno: vi sembra normale? E questo non è che la punta dell’iceberg. Il governo italiano ha dismesso il consolato proprio quando si intensificavano i rapporti tra i Corsi e gli Italiani. Assurdità ! Se gli Italiani sapessero l’amore e l’affetto che hanno i Corsi per loro ne resterebbero stupiti. Ad ogni vacanza scolastica le navi della Corsica Ferries si riempiono di Corsi che vanno in Italia. E questa è una vera economia fuori stagione turistica. Gli Italiani, della Corsica, sanno poco o nulla. È l’isola che non c’è e di cui, raramente, d’estate qualche giornale si ricorda. Paoli ? Aleria nel 1975? I Lucchesi? C’è una parte importante della storia della Corsica che gli Italiani non conoscono.

5 La cosa, il modo o il posto che ti fa sentire più a tuo agio in Corsica ?

Volete farmi litigare con qualcuno scegliendo una città invece che un’altra ? Nel 1998, U Svegliu Calvese mi chiese di fare un’attività teatrale durante tutto l’anno per piccoli e grandi. Accettai perché le possibilità creative erano enormi. E feci bene perché in questi venticinque anni il mondo è cambiato e la politica pure. Le nuove tecnologie, la globalizzazione e il Covid hanno eliminato il vecchio concetto di grande e piccolo, di centro e periferia. La Corsica è, con grande dignità e semplicità, un palcoscenico internazionale e territoriale allo stesso tempo. Qui ho avuto la possibilità di fondare TeatrEuropa, che è una compagnia teatrale dedicata ad un teatro plurilingue. E dove potevo sperimentare questo? A Parigi ? A Roma? Parlare con il cuore e la ragione insieme è la base del teatro, del futuro. E lo facciamo tutto l’anno nei grandi teatri e nelle piccole sale dei paesini rurali, senza nessuna differenza. Se non tecnica. E abbiamo creato un pubblico che ci aspetta e che noi amiamo. Proviamo a dare un senso alla frase del premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus “Each individual person is very important. Each person has tremendous potential.” Ogni persona è importante. Figurarsi in una Corsica di 360.000 abitanti. Per questo che sia Bonifacio o Bastia, Pigna o Calvi, Corte o Riventosa, Urtaca o Galeria, Ville di Petrabugno o Aleria io sono a mio agio quando l’ospitalità, la gentilezza o la macagna corsa è presente. Sono un ragazzo semplice.

6 Le abitudini o modi di fare che hai adottato?

Da buon Napoletano, mi porto appresso un mondo difficile da cambiare : sono un capitalista culturale. E non credo che i Corsi abbiano bisogno di un finto corso. La differenza è la base della convivenza, contrariamente a quello che dicono i populisti. Ma è vero che i tempi e le abitudini dei Corsi a volte mi coinvolgono. A volte.

7 Come vedi la Corsica nel tuo futuro?

La vedo. E questo è già importante. Abbiamo molto lavoro da fare nel mio settore. Esaltare la professionalizzazione degli artisti, dando vantaggio a chi decide di vivere sull’isola di questo lavoro, senza dover farne un altro accanto. Solo così si potrà sperare che i giovani vedano nell’isola la loro zattera creativa. Creare spazi e compagnie per un Teatro per i Ragazzi che non sia visto come un sottoprodotto culturale. Creare un vivaio linguistico teatrale. Coinvolgere il pubblico in maniera continua, viva, essendo esso parte integrante dello spettacolo. Raccontare al mondo quello che qui si fa. Tanto lavoro per i prossimi anni. Vorrei che anche i Corsi vedessero la Corsica nel loro futuro. Più coraggio. Più coerenza. Meno frasi fatte e più sudore. Meno paura del mondo e più sicuri “dans ses baskets“. Meno Parigi e più Europa, più Mediterraneo.

8 Qualche consiglio per gli Italiani che desiderano esplorare meglio la Corsica e capirla?

Leggere e studiare la Storia prima di venire in Corsica. Non parlare inglese. Non pensare di trovare l’Italia. Capire cosa vuol dire la parola “isola”. Rispettare lingua e cultura. Parlare, parlare, parlare con i Corsi.  E poi lasciare i sentieri battuti. Perdetevi. Siate curiosi. Approfittate non solo del mare ma anche delle macchie vegetali, delle montagne. Non siate competitivi. Nessuno vince nel mondo o vincono tutti.

9 Un posto del cuore sull’isola?

L’Argentella. Un capolavoro di archeologia industriale. Una memoria della forza della lotta per difendere l’umanità dalla stupidità di alcuni politici.

10 Qualcosa da dire che non sia stato detto?

Si. Negli anni del Riacquistu, la parola identità veniva dissepolta come l’ascia di guerra. Lo posso capire. Oggi quella parola prende, in tutto il tutto il mondo, una tutt’altra connotazione. Nel nome dell’identità, mafie, politici profittatori, intellettuali in cerca di clienti, maestri pessimi se non cattivi, giovani persi e ignoranti, svendono chili di paure sul mercato facendosene scudo a proprio profitto. Io ho imparato in questi anni che l’identità è individuale e che la storia di un popolo è collettiva. Non facciamo confusione. Dire “sò Corsu” non ti evita di essere cretino. Dice un detto antico : “La mamma dei cretini è sempre incinta, e dappertutto! “. La mia identità mi ha permesso di dialogare con gente che non avrei mai immaginato incontrare. Non ho paura né del bianco, né del nero, né del rosso, né del blu. Le paure ti fanno guardare dalla parte opposta da dove arriva il vero pericolo. E l’identità è come un figlio : non si paga e non si baratta.

Buona Corsica a tutti !

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[1] Negli anni 70, emerge in Corsica un ampio movimento di riappropriazione culturale, chiamato « Riacquistu ».

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One thought on “Italiani in/di Corsica: Andiamo a Calvi – ma anche in giro – a conoscere Orlando!”
  1. Sono corso ( ho 73) e mi è molto piaciuto l intervista a Orlondo Forioso.
    Sono cresciuto dai miei nonni in paese e nonnino parlava solo corso.
    Lei faceva l orto, a legna , i pali per i vigneti, carboni di legna da vendere à Bastia.
    Mai l ho inteso dire ” eo sò corso”
    Non aveva bisogno di dirlo era corso. Lavorava con stento dalla mattina a a sera tranne la domenica. Ma mi diceva spesso “O Corso va drittu che Diu t auiti”
    Oggi d oggi non si sente più che: sò corso, ‘fraddè’ .
    A sentivi con piacere

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