Incontro Valls-Nazionalisti: disaccordo totale, ma gruppi di lavoro sui temi centrali

L’incontro tenutosi ieri tra i presidenti nazionalisti dell’Esecutivo e dell’Assemblea di Corsica, Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni, e il primo ministro Manuel Valls, si è concluso con la constatazione che c’è disaccordo totale tra le parte e che da parte del governo tutte le porte sui temi spinosi restano chiuse.

CorseNetInfos ha raccolto in una lunga intervista le reazioni a caldo di Gilles Simeoni.

Simeoni ha apprezzato il fatto di poter finalmente parlare di persona con i piani alti dello Stato, senza intermediari. Ha detto che Valls ha preso atto del cambiamento politico alla guida dell’isola, e che lo Stato ha intenzione di impegnarsi per lo sviluppo economico della Corsica. Ma per quanto riguarda le questioni più spinose, come la co-ufficialità o l’amnistia per i prigionieri politici, Valls ha detto chiaramente che non c’è alcuna prospettiva di avviare un dialogo su quei temi. I Nazionalisti hanno ribattuto che questa è un’occasione persa, perché mai come ora la situazione è favorevole per arrivare a una situazione politica e a una pace duratura nell’isola, e raggiungerla è responsabilità tanto dei Corsi quanto di Parigi.

Nonostante questo rifiuto chiaro sui temi fondamentali per i Nazionalisti, Valls ha concordato con loro l’istituzione di tre gruppi di lavoro che nei prossimi quattro mesi dovranno esaminare proposte e controproposte su:

    • Statuto della lingua corsa
    • Statuto di residente, situazione fondiaria, lotta alla speculazione edilizia
    • Statuto della Corsica e Collettività unica

Insomma, nei prossimi quattro mesi si discuterà e si vedrà se “uno dei due riesce a convincere l’altro”.

Sorge però spontanea una domanda. Dato che simili gruppi di lavoro erano già stati sperimentati con la precedente CTC e non avevano portato a niente, non è che il governo stia semplicemente prendendo tempo?

Per Simeoni ora la situazione è completamente diversa, proprio perché i nazionalisti non sono più all’opposizione, ma parlano legittimati da un ampio consenso popolare. E questi mesi di discussione serviranno per portare dimostrazioni di ciò di cui sono convinti, come per esempio che “con la co-ufficialità c’è salvezza per la lingua corsa”.

Sul tema dei prigionieri politici, per i nazionalisti naturale evoluzione della fine del conflitto armato, Valls ha preso atto delle loro posizioni e ha detto che parlerà col Ministro della Giustizia per esaminare i singoli casi e poi riferire alla CTC su possibili sviluppi. Sulla Collettività unica, i presidenti hanno chiesto a Valls che alcune competenze previste dalla legge NOTRe siano trasferite alla CTC, e il primo ministro ha promesso di esaminare la questione e la sua fattibilità.

In conclusione però, il capo dell’Esecutivo còrso non si fa illusioni: “ci sono punti positivi, ma in generale le posizioni del governo sono ferme e bloccate sui temi per noi fondamentali; ciononostante c’è per la prima volta un piccolo spazio di dialogo, che noi coglieremo, per poi trarre a giugno le nostre conclusioni”. Ma non si dice deluso, perché è convinto che l’atteggiamento del governo sia dovuto al fatto che ha ancora non ha preso le misure del cambiamento epocale avvenuto nell’isola.

Nel frattempo cosa faranno i nazionalisti alla CTC? “Quello che facciamo dalla nostra elezione un mese fa: lavorare”. Mentre si cerca di convincere il governo che è vantaggioso per tutti un cambio di politica da parte dello Stato nei confronti, della Corsica, si deve continuare ad affrontare i problemi urgenti dell’isola: rifiuti, economia, situazione sociale, trasporti. Problemi che certo non possono aspettare.

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Fonte: CorseNetInfos

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One thought on “Incontro Valls-Nazionalisti: disaccordo totale, ma gruppi di lavoro sui temi centrali”
  1. C’è sicuramente da puntualizzare una chiave di lettura importante per comprendere come mai questo governo chiude totalmente le porte alla coofficialità.

    La chiave è capire chi è (biograficamente) Manuel Valls.
    Valls è figlio di un Catalano e di una Ticinese. Una tale combinazione di
    origini avrebbe dovuto comportare una apertura mentale totale verso le
    identità regionali, ma invece nel suo caso è successo l’esatto contrario.

    Perchè? Anche non conoscendolo non è difficile immaginarselo.

    1) E’ cresciuto in francia ma non ha potuto avere la cittadinanza fino al 1982 (a 20 anni). Quindi, un po’ come succede a molti immigrati, ha desiderato a lungo di essere pienamente accettato come “vero” francese, prima che questo accadesse. E’ normale, secondo una simile esperienza di vita personale, considerare strano che altri invece non aspirino ad essere pienamente e convintamente francesi.

    2) Proviene dalla Massoneria, alla quale è stato affiliato per 16 anni. La massoneria affonda le radici nell’illuminismo. L’illuminismo è nato con la rivoluzione francese. La rivoluzione francese ha dato i “valori repubblicani” alla francia.

    Infatti, i valori repubblicani sono quelli che hanno consentito di scrivere l’art.2 della costituzione

    “Art. 2 – La langue de la République est le français.”

    Ma qui scatta il paradosso. Perchè ogni stato nazionale ha fatto proprio questo principio (italia, spagna, germania…), perchè applicato con buon senso significa che tutti i membri di quello stato devono sapere quella lingua, ma non significa affatto che a livello regionale non possano esserne riconosciute altre.

    Cioè, in altre parole, secondo quella scuola di pensiero l’art. 2 recita così:

    “Art. 2 – La langue de la République est SEULEMENT le français.”

    L’aggiunta è ovviamente solo una interpretazione oltranzista della costituzione francese. E a pensarci bene è pure contraria al principio di “liberte e egalite” ( i cittadini di madrelingua corsa, bretone ecc… NON hanno lo stesso diritto di conservazione degli altri nè la libertà di apprenderla e parlarla in modo paritario).

    Certo, l’idea che in uno stato che:

    1) è grande due volte l’italia,
    2) Nella storia ha spesso acquisito parti di altri stati, e ha un importantissimo passato (e in parte, presente) coloniale,
    3) ha minoranze linguistiche talvolta nemmeno di ceppo latino (alsazia, bretagna) o addirittura nemmeno indoeuropee (paesi baschi),

    non si possa accettare l’idea della sopravvivenza di una minoranza linguistica è in totale contrasto con i valori di una società moderna del XXI secolo.

    Inutile illudersi. Le strade sono due, ma una è chiusa per lavori (a tempo indeterminato).

    Percorso n°1: Apertura al dialogo. Progressiva regionalizzazione della francia, con emersione graduale delle identità territoriali e corrispondente devoluzione dei poteri.

    Percorso n°2: Chiusura totale -> Secessione dalla Francia.

    Per la purezza degli ideali repubblicani (eterni e immutabili e quindi non soggetti a evoluzione) alla francia costerebbe meno la secessione della Corsica che non un rischio di regionalizzazione progressiva. E probabilmente, così sarà.

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