I Paesi Baschi vengono spesso citati come modello da seguire in vista dell’emancipazione del popolo còrso. Era stato firmato l’anno scorso un memorandum di cooperazione tra i due territori. Un legame che sta sviluppando in questo inizio di settimana con la visita ufficiale in Corsica di Iñigo Urkullu, capo del Governo dei Paesi Baschi.
La simbologia è importante. A poche settimane dell’inizio delle negoziazioni sullo statuto dell’isola tra i suoi rappresentanti e lo Stato francese, la Corsica ospita “l’uomo forte” di un paese autonomo. Il Paese Basco ispira l’isola, sia al livello politico che sociale. Così la visita di Iñigo Urkullu, capo del Governo del Paese Basco spagnolo, riveste particolare importanza che va oltre all’aspetto simbolico evidente. L’ha detto Iñigo Urkullu, come pure Gilles Simeoni ai microfoni della radio Alta Frequenza che ha voluto sottolineare l’anzianità dei rapporti tra i due territori.
Per il presidente dell’Esecutivo della Collettività di Corsica il modello di autonomia basco, vecchio di 43 anni, è uno dei principali da seguire. “Ha permesso al popolo basco nella sua interezza di svilupparsi, si al livello economico, sociale o linguistico” dice Gilles Simeoni. Nonostante il fatto che “la Spagna non è la Francia” è quindi non si può semplicemente copiare/incollare il modello di autonomia basca in Corsica, c’è molto da osservare e prendere in esempio.
La lingua è peraltro uno dei soggetti maggiori dell’incontro tra Corsica ed Euskadi. Nonostante il divieto dell’uso della lingua basca durante il franchismo, il Paese Basco è riuscito a invertire la tendenza con una politica forte di insegnamento, di diffusione, di promozione culturale e di vari eventi permessi con lo statuto di autonomia da cui dispone. Soprattutto con la riconoscenza della lingua basca come officiale. Per Iñigo Urkullu, intervistato da Corse Net Infos, “lo Stato francese deve identificare il còrso come lingua officiale”. Rammentando quell’episodio del divieto della lingua regionale durante l’epica della dittatura che suo paese è pervenuto a superare da allora in poi, Iñigo Urkullu pensa che “serve una lingua che non sia solo veicolare ma una lingua di conoscenza”.
Evocando soggetti economici, turistici e ambientali, Iñigo Urkullu e Gilles Simeoni hanno anche espresso una visione similari del ruolo dell’Europa nell’emancipazione dei popoli. Ai microfoni di Alta Frequenza, entrambi puntano il dito verso un’unione che “deve essere quella dei popoli e non solo dei Stati”. Un insieme che da la possibilità a territori con storie, origine, lingue diverse di parlare di una voce comuna.
La visita in Corsica di Iñigo Urkullu si conclude oggi. Ha dato ai responsabili còrsi qualche chiave per provare prossimamente ad aprire le porte del bastione che rappresenta lo Stato francese? Inizio di risposta a giugno, dopo le elezioni legislativi, con l’inizio delle discussioni sullo statuto della Corsica a Parigi.
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Fonti : Alta Frequenza, Corse Net Infos