Giornata internazionale della lingua madre: còrso, non mollare!

By Guillaume Bereni Feb 21, 2022

Sono 22 anni che si celebra ogni 21 febbraio la giornata internazionale della lingua madre. In questo giorno del 1952, studenti del Bangladesh (allora parte del Pakistan) venivano massacrati dalla polizia per aver protestato in favore del riconoscimento della loro lingua. Quella giornata ci rammenta quanto importante (e complicata) è la salvaguardia del Còrso e di tutte le altre lingue minoritarie.

“La lingua madre non può essere cancellata e sostituita da nessuna altra lingua, perché è parte della vita di ogni individuo, la lingua del cuore, degli affetti e delle emozioni”. Così viene introdotto lo scopo di questa giornata internazionale della lingua madre. In questi tempi in cui il bilinguismo dei bimbi viene rappresentato come l’alfa e l’omega dell’educazione purché l’inglese sia la seconda lingua insegnata, il rapporto con la lingua detta minoritaria sfugge sempre più dei progetti politici e sociali nazionali. E così in Francia, dove dietro la mano tesa a volte in favore delle numerose lingue locali si nascosta l’antica negazione di quella pluralità. Un passo avanti, due indietro. E un po’ lo stesso nel mondo intero: 43% delle 6000 lingue vive sono in pericolo; il 40% della popolazione non ha accesso all’insegnamento della lingua che parla o comprende. Eppure, si sa quanto è preziosa la conoscenza di qualsiasi lingua nella capacità di chiunque a padroneggiarne un’altra!

In questa giornata internazionale della lingua madre, pensiamo ovviamente alla lingua còrsa. Non è più lingua madre di tanti giovani sull’isola. C’è stato un immenso calo nella trasmissione della lingua e in solamente due generazioni, la lingua madre è diventata per la maggior parte il francese. Per colpa dello Stato forse, che ha per decenni vietato l’uso delle lingue regionali nei luoghi pubblici. Ma anche per colpa dell’evoluzione delle mentalità, che hanno poco a poco adottato il “modello repubblicano francese” e creduto nel fantasma della riuscita sociale e professionale incompatibile con l’uso della lingua madre regionale.

“Se parlavamu corsu in certi loghi fallava u rochjettu… E ghjunti in casa fallava di novu da u nostru babbu chì dicia chì pè avè un travagliu bonu ci vulìa prima di tuttu amparà u francese”. Queste parole l’ho sentite parecchie volte da mio padre, come un modo per spiegarmi perché lui non mi aveva mai parlato còrso. Lui era di madrelingua còrsa, di genitori còrsi, cresciuto in un piccolo villaggio di Castagniccia subito dopo guerra. Dal principio alla fine della sua vita ha parlato còrso con tutti, tranne mio fratello e io. Come lui sono stati centinaia, migliaia, di còrsi che hanno più o meno consapevolmente rinunciato a una parte della loro anima, che hanno vissuto con una certa violenza la spogliazione della loro singolarità. Fine a toglierla di loro propri figli. Eccoci qua, dopo qualche decenni, su una terra che ospita poco bambini di madrelingua còrsa.

In questo ambito, possiamo essere fiduciosi per l’avvenire della lingua còrsa? Al mio modesto parere e livello, credo di sì. Alla condizione di accettare che la lingua còrsa di domani sarà un po’ diversa di quella che parlavano i nostri genitori, già un po’ diversa di quella parlata dai nonni. Alla condizione di fare pace tra quelli che hanno avuto la fortuna di nascere còrsofoni, e quelli che hanno dovuto fare uno sforzo immenso per acquistare questa lingua. Per che questa riappropriazione sia ottima serve tempo è l’aiuto di quelli che conoscono la lingua nella sua forma antica. Si può invertire il corso degli eventi. Non è utopico: si osserva oggi bimbi di madrelingua còrsa con genitori còrsi che non erano corsòfoni di nascita. Lo sonno diventati. Nelle scuole immersive còrse ci sonno alunni che imparano la lingua nonostante il fatto che loro genitori non siano in grado di trasmetterla. Magari diventeranno domani adulti che daranno ai figli una educazione in còrso. Non sarà proprio il còrso che alcuni di noi ha conosciuto, ma se dobbiamo scommettere solamente sull’acquisto della lingua in casa, non serve una diploma in matematiche per capire che a un certo punto saremo persi.

Dobbiamo dimostrare benevolenza ai confronti di quelli che faranno uno sforzo per acquistare la lingua còrsa. Alcuni di loro saranno i genitori di futuri corsòfoni di lingua madre. Scuola, associazione, televisione, radio: nessun’azione condotta in lingua còrsa dovrebbe essere giudicata inutile anche se imperfetta. Per rimanere la lingua madre di alcuni oggi e diventare quella di generazione future, il còrso deve ritrovare un posto importante nella vita dei còrsi. Serve un còrso strumento di sviluppo personale, professionale, un vantaggio competitivo quando si cerca un lavoro. Non solo nell’ambito della cultura. Considerando che circa 60 milioni di persone dall’altra parte del mare Tirreno ci capisce perfettamente, cercare di parlare còrso dovrebbe essere -se non attivismo- un obbiettivo di sviluppo personale.

Aiutare, correggere, incitare per dare sempre più spazio a questa lingua, e invertire il corso degli eventi. Per fare che nelle generazioni future si parla degli ultimi cinquant’anni come un semplice “episodio” al livello di una storia linguistica che non si finisce mai.

Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

By Guillaume Bereni

Di Felce (Castagniccia), è padre di 3 bimbi e lavora sia nell'azienda agricola di famiglia, che produce farina di castagne, sia come redattore freelance, per noi e per altre testate, scrivendo in lingua corsa, francese e italiana.

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