Giornata della lingua madre: in Italia oggi si riscopre l’orgoglio del proprio dialetto

 

In Italia la situazione linguistica è ricca e variegata: oltre all’italiano standard – quello che tutti gli Italiani riconoscono come lingua comune – esistono gli “italiani regionali” e i dialetti, ossia le lingua autoctone locali.

Ci sono inoltre le minoranze linguistiche, lingue riconosciute ufficialmente dalla legge 482 del 1999 che all’articolo 2 stabilisce che “la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo”.

La versione italiana della rivista Wired ha intervistato sul tema, in occasione della giornata mondiale della lingua madre Unesco, uno dei più noti dialettologi italiani, Tullio Telmon, docente dell’università di Torino.

“Nella configurazione attuale” dice “l’Italia è un caso del tutto speciale perché è la nazione che ha maggiormente conservato la propria varietà dialettale. In paesi come la Francia, l’egemonia del francese è stata più forte e l’alfabetizzazione si è diffusa prima. In Italia, dove fino all’unificazione nel 1861 i tassi di analfabetismo erano intorno al 90%, la frammentazione linguistica è durata più a lungo e di conseguenza si è radicata maggiormente”.

Ma come reagiscono le lingua locali di fronte alla globalizzazione, che sta ponendo di fronte a nuove difficili sfide anche grandi lingue di cultura quali il francese, lo spagnolo, il tedesco e l’italiano? “Dall’Unità di Italia in poi, la volontà di far apprendere l’italiano è stata molto intensa e ha avuto successo, ma al tempo stesso c’è stato un processo di stigmatizzazione, di condanna dei dialetti locali: chi li parlava era identificato con l’analfabeta o comunque con qualcuno di una classe sociale più svantaggiata. Oggi che quasi tutti parlano l’italiano come lingua materna, questa identificazione è in gran parte svanita. Anzi, si ha la sensazione che la conoscenza del dialetto sia diventata un motivo di orgoglio”. Ogni anno si celebra nel Paese la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali.

Per quanto riguarda la tutela delle lingue minoritarie in Italia, il professore non ritiene molto efficaci le attuali misure di tutela, come l’insegnamento nelle scuole perché “va contro lo spirito stesso della tutela, poiché si creano situazioni in cui a casa i genitori optano per insegnare come lingua materna l’italiano, trascurando la lingua locale. Occorre semmai incentivare i genitori a trasmettere ai propri figli la lingua locale come lingua madre e poi insegnare a scuola l’italiano standard. Sono anni che suggerisco di istituire, invece del bonus bebè, un bonus linguistico per premiare quelle famiglie che in prima elementare portano bimbi capaci di parlare il dialetto locale. Il cervello umano è predisposto al plurilinguismo e cognitivamente chi parla più di una lingua è avvantaggiato. Chi impara prima il dialetto è poi perfettamente in grado di acquisire sia l’italiano sia altre lingue. Purtroppo questa visione fa fatica a essere accettata “.

Idee e spunti che potrebbero essere certamente presi in considerazione anche per la lingua corsa.

 


Fonte: wired it

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