O galego, unha chave para acceder ao mundo lusófono

By Redazione Mar 8, 2017

Si è svolto lunedì 6 all’Università di Vigo (Galizia, Spagna) l’incontro del ciclo Portugués Perto (il portoghese vicino) intitolato “O galego, unha chave para acceder case sen esforzo ao mundo lusófono” tenuto dalla filologa Tamara Varela. Tradotto: “Il galiziano, una chiave per accedere quasi senza sforzo al mondo lusofono”, ovvero la comunità dei parlanti di lingua portoghese, quasi 300 milioni di persone diffuse sui 5 continenti.

Portugués Perto, un ciclo di conferenze ed eventi sulla cultura portoghese, ha messo in evidenza questa volta i legami con la lingua galiziana in questo incontro, organizzato insieme alla Facoltà di Scienze delle Imprese e del Turismo. Tamara Varela, che fa parte della Asociaçom Galega da Língua “Agal”, ha avuto il compito di spiegare agli studenti della laurea in Turismo come la “lingua galega” possa aprire le porte “quasi senza sforzo” al vasto mondo lusofono.

Dopo l’introduzione, si è svolto il laboratorio intitolato “OPS! O galego como oportunidade competitiva e privilexiada“. Il titolo “ops!” fa pensare “a ciò che esclamiamo quando ci viene in mente una cosa che in realtà sapevamo già, ma non ci avevamo pensato”.

Aperto agli studenti del curriculo di Patrimonio Culturale, tenuto dalla antropologa Fátima Braña del corso del secondo anno di laurea in Turismo. Nel solco dei precedenti laboratori di Portugués Perto, la sessione ha avuto un carattere principalmente pratico, con l’obiettivo di far comprendere ai presenti quali porte il galiziano può aprire sul mondo, non solo dal punto di vista dell’arricchimento culturale ma anche quello dello sviluppo professionale. “La lingua è un patrimonio culturale fondamentale, ed è necessario che gli studenti la tengano presente, non solo come mezzo di espressione e identità, ma anche di crescita professionale”, ha detto Fátima Braña. Questo workshop ha aperto agli studenti presenti una prospettiva nuova sulle opportunità offerte dal rapporto tra lingua galiziana e lingua portoghese.

“L’obiettivo è spiegare a ciascuno studente quali vantaggi la nostra lingua offre a noi, a ciascun galiziano e ciascuna galiziana”, ha spiegato Tamara Varela, mostrando i luoghi del mondo in cui si parla portoghese. Ha anche presentato i diversi strumenti che possono essere utilizzati per “leggere un testo portoghese alla galiziana”, tenendo conto della facilità che i madrelingua galiziani hanno nel leggere i testi in portoghese, nonostante la differente ortografia. La filologa ha infine fatto una panoramica del lessico, di ciò che è uguale e di ciò che lo era tra le due lingue, sottolineando che la conoscenza reciproca aiuta a rafforzare la padronanza di entrambi gli idiomi, senza pericolo di confusione: “Canto máis saibamos galego máis saberemos portugués”, ossia “quanto meglio sappiamo il galiziano, tanto meglio sapremo il portoghese”.

La lingua galega, ha continuato la filologa, “ci permette di comunicare con tutta la lusofonia”, delineando come essa può essere compresa ad esempio in paesi come il Brasile, nazione emergente che può offrire grandi opportunità lavorative. “Ci sono molte grandi imprese che cercano personale per avere rapporti con il mercato brasiliano, e di altri paesi lusofoni, e noi galiziani abbiamo un vantaggio”. Lo sforzo che un galiziano deve fare per comunicare con chi parla portoghese, ha aggiunto Varela, “é mínimo”, e le porte che questo apre sono molte.

Con tutte le differenze del caso, ci chiediamo perché questo discorso non debba valere anche per la corsofonia. L’Italia è pur sempre un paese del G7, vicino alla Corsica geograficamente e culturalmente, l’italiano è stato in Corsica lingua dei Corsi – parallela e distinta dalle parlare còrse – per secoli, e fino a tempi abbastanza recenti. I turisti italiani frequentano l’isola massicciamente, molte imprese italiane lavorano da tempo in Corsica, i rapporti con la Sardegna, la Liguria, la Toscana, si stanno facendo più stretti. Perché non vedere anche lingua corsa “non solo come mezzo di espressione e identità, ma anche di crescita professionale“?

 


Fonti: Università di Vigo – Agal-gz.org

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