Epifania: le Lazagne, protettrice del popolo di Bastia, che concludono le feste natalizie

Pasqua Pifanìa tutt’e feste e manda via. Dopu venne Sant’Antunucciu chi ne porta un picculu saccuciu“. Questo proverbio bastiese, ereditato dai genovesi, chiude il ciclo delle celebrazioni di fine anno con l’Epifania, che è considerata una Pasqua poiché è il giorno della manifestazione di Dio al mondo attraverso l’intermediazione dei Re Magi. Gli ortodossi la chiamano Teofania, cioè l’apparizione di Dio. Una festa religiosa che compare nel III secolo A.C. come manifestazione della luce di Dio. Tuttavia, nell’antichità, era una festa per i greci, un’ode alla divinità come Apollon. Per i romani questa festa, i “Saturnali” in onore del Dio Saturno, è importante perché dura una settimana e termina il giorno del solstizio d’inverno celebrando il “sol invictus“, il sole invitto. Quel giorno, le barriere sociali stavano cadendo e fu eletto un re. Il fortunato era colui che aveva trovato un fagiolo bianco o nero nascosto in una torta. È da lì che è nata la tradizione della “galette” e l’espressione “tirer les rois” in Francia. Nei paesi francofoni, l’Epifania si celebra la seconda domenica dopo Natale, il giorno non è un giorno festivo come in Italia per esempio.

Ma l’immagine che domina l’Epifania è quella dei Re Magi venuti a rendere omaggio a Gesù Bambino. Portano in dono oro, incenso e mirra. Sono una specie di ambasciatori, saggi, personaggi, colti, reali. Sono tre, segno di riconciliazione e di unità. Infatti, simboleggiano i popoli dell’umanità. Baldassarre è nero, è un discendente di Cham, figlio di Noè. Indossa l’oro riservato ai re, Melchiorre è un giovane dal volto asiatico, rappresenta l’India, offre incenso per onorare Dio e infine il terzo Gaspare è un vecchio dai capelli bianchi. Presenta la mirra, una specie di gomma resinosa che veniva usata per imbalsamare i morti, ma che gli ebrei ne facevano un olio santo. La mirra ci ricorda che Gesù è mortale.

La Befana, una figura sbagliata?

Fonte immagine: lella Canepa

“Viene viene la Befana

Vien dai monti a notte fonda.

Come è stanca! La circonda

Neve, gelo e tramontana

Viene viene la Befana

Ha le mani al petto in croce, e la neve è il suo mantello

Ed il gelo il suo pannello

Ed il vento la sua voce”

Così il poeta G. Pascoli descrive la Befana. Perché il giorno dell’Epifania in Italia è il giorno della Befana che porta regali ai bambini buoni. Sul suo blog, lella Canepa ricorda le diverse tradizioni legate all’Epifania. Sulla Befana scrive “la parola una storpiatura di Epifania il personaggio da ricercarsi nell’antichità, tra i riti celtici e romani rappresentanti figure femminili che volavano di notte sui campi, proprio nei primi giorni quando di intravedeva la luce del giorno allungarsi” e specifica che “praticamente tutte le raffigurazioni della Befana sono completamente sbagliate. La befana non è una strega e non appartenne al mondo della stregoneria……..è sempre vecchia e grassottella, poco affascinante diciamo non ha mai il cappello a punto, ma un fazzoletto legato sotto la gola, un grande grembiale allacciato, e importantissimo cavalca sì la scopa, ma non come le streghe con la punta del manico in avanti e la scopa dietro, ma al contrario, tiene sempre la scopa in alto. E poi è venuto il momento di dirlo non è la moglie di babbo Natale“. La Befana oggi compirà il suo tour in tutta Italia per deliziare i bambini.

E Lazagne di Pasqua Pifania

Fonte immagine: lella Canepa

Ma la Pasqua Pifania è anche associata a tradizioni culinarie speciali. A Bastia quel giorno si mangiano le Lazagne. “A chi ùn manghja Lazagne di Pasqua Pifania tuttu l’annu si lagna” recita il proverbio. Ma il giorno dell’Epifania le giornate si allungano un po’, il che fa dire ai bastiesi “A Pasquetta un’oretta“. Tradizioni ed espressioni popolari che ci arrivano da Genova e che risalgono al XIV secolo. Bastia fu sede del Governatorato sotto la dominazione genovese. Così ancora oggi a Genova si mangiavano Lazagne e lella Canepa spiega l’usanza della Gianca Lazagna e della Pasquêta. Anche in Liguria, come a Bastia, si perpetua il detto “L’Epifania tutte le feste se le porta via” e in dialetto genovese “Pe Pasquêta in’oêta“. Come si vede, la religione spesso perpetua tradizioni che richiamano i legami che sono stati intessuti dalla gente nel corso dei secoli, e che ci riportano alle somiglianze culturali che attestano le radici comuni tra due regioni confinanti, oggi appartenenti a nazioni diverse ma che hanno condiviso la stessa storia costruita per quasi quattro secoli.

Petru Luigi Alessandri

Petru Luigi Alessandri

Giornalista radiofonico di RCFM, si occupa tra l'altro anche della trasmissione Mediterradio, che mette in contatto gli ascoltatori di Corsica, Sardegna, Sicilia, e occasionalmente Malta e altre terre mediterranee. Per Corsica Oggi scrive in lingua corsa o, in traduzione, in italiano.

By Petru Luigi Alessandri

Giornalista radiofonico di RCFM, si occupa tra l'altro anche della trasmissione Mediterradio, che mette in contatto gli ascoltatori di Corsica, Sardegna, Sicilia, e occasionalmente Malta e altre terre mediterranee. Per Corsica Oggi scrive in lingua corsa o, in traduzione, in italiano.

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