Catalogna: agli indipendentisti la maggioranza dei seggi ma non dei voti

Il fronte indipendentista ha puntato tutto sulle elezioni regionali di Catalogna che si sono svolte ieri. E ha vinto. Anche se la loro viene considerata da molti osservatori una mezza vittoria, una “vittoria a metà”.

Infatti il fronte indipendentista Junts per Sì ha conquistato la maggioranza relativa dei voti, e dato che la legge elettorale è proporzionale, insieme al piccolo partito nazionalista di sinistra Cup potrà formare un governo che avrà la maggioranza dei seggi nell’assemblea regionale di Barcellona.

Ma gli indipendentisti puntavano ad avere la maggioranza assoluta anche dei voti, mentre invece l’insieme dei partiti che vogliono l’indipendenza dalla Spagna si ferma poco al di sotto del 50%.

Il che vuol dire che metà degli elettori che hanno votato ieri vuole l’indipendenza completa da Madrid, ma una metà non la vuole. Insomma, gli indipendentisti sembrano aver vinto le elezioni ma non il plebiscito pro-indipendenza.

Ma questo non ferma al momento Artur Mas, leader nazionalista che, spinto dal risultato che è comunque più che positivo, commenta a caldo: “Nelle prossime settimane metteremo le basi per l’indipendenza dalla Spagna”. E ancora: “Non cederemo: abbiamo vinto con quasi tutto contro, e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti questo progetto. Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”.

Il leader dei secessionisti radicali di sinistra del Cup, Antonio Banos, ha twittato: “Dedicato allo Stato spagnolo: senza rancore, adios!”.

Da Madrid, si rivendica invece come la maggioranza dei catalani abbia detto no all’indipendenza, votando per liste diverse da Junts pel Sì e Cup. E il Partido Popular del premier Mariano Rajoy ha twittato: “Continueremo a garantire l’unità del Paese”.

Mas vorrebbe imboccare ora una strada che porterebbe a una dichiarazione unilaterale di indipendenza, anche se questo comporta molti punti interrogativi, riguardanti in primis l’illegalità di questo passo, e poi il fatto di dover rinegoziare l’ingresso nell’Unione europea, con il rischio di veto da parte della Spagna e di altri Paesi per evitare il rischio di un “contagio” ad altre regioni con tensioni indipendentiste, come la Scozia, i Paesi Baschi, la Sardegna o la Corsica. Vedremo anche come i partiti autonomisti si porranno di fronte alla maggioranza rispetto al tema di un referendum e di una ipotesi di dichiarazione unilaterale d’indipendenza.

A votare in maniera nettamente contraria alle ipotesi indipendentiste è stata soprattutto la provincia di Barcellona, dove Junts pel Sì si ferma intorno al 36%, contro il 41 di Tarragona e oltre il 50 sia a Girona che a Lleida.

Inoltre il fronte indipendentista, pur avendo ottenuto un risultato storico, ora dovrà scendere a compromessi al suo interno per poter formare un governo Infatti la sigla politica Junts pel sì è composta da partiti molto diversi tra loro, di destra e di sinistra, come Convergencia Democrática de Cataluña e Esquerra Republicana de Catalunya, che correvano divise alle elezioni del 2012. Tre anni fa Cdc era al voto con Unió Democràtica de Catalunya, che oggi è andata da sola (2,5%). Queste tre sigle, sommate, hanno perso poco più di 2 punti percentuali in tre anni, mentre a guadagnare nettamente è stato proprio il Cup, che ha più che raddoppiato i consensi, da 3,4% a 8,2%.

Il Cup ora dovrà negoziare con Mas la formazione di un governo indipendentista, e potrà farlo con più forza. Vedremo dunque che i nazionalisti sapranno superare il primo ostacolo, l’accordo interno, prima di pensare gli ostacoli più grandi ai loro progetti di indipendenza, ossia il governo di Madrid e la Costituzione spagnola.

 

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Fonti: La Repubblica – Libération

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